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 2009  ottobre 30 Venerdì calendario

LA CORSA DI ENZO FERRARI PILOTA NEL NOME DEL NONNO


Il Mito torna in pista. Settantotto anni dopo l´ultima gara del Drake, un altro Enzo Ferrari sale su un gioiello di famiglia per gareggiare nei circuiti di tutt´Italia: il pronipote. L´ultimo capitolo della saga di Maranello, è stato scritto la scorsa settimana, quando "Enzino" ha superato a pieni voti l´esame Csai, la commissione dell´Automobile club Italia che rilascia le licenze da piloti. Il ragazzo aveva faticato tantissimo per arrivare pronto a quell´appuntamento: «Faccio anche duemila chilometri in un weekend», raccontava nei giorni degli allenamenti. Un oceano di asfalto che Ferrari non affrontava da solo. Perché per curare nel dettaglio la sua preparazione sia teorica sia pratica, la Scuderia ha deciso di "distaccare" uno dei suoi migliori collaudatori: il pilota professionista Andrea Bertolini che, tolti tuta casco e guanti, ha indossato i panni del tutor. Saputo dell´esito dell´esame, a Maranello hanno brindato: «Per noi era importante perché Enzino rappresenta la continuità; e la continuità è uno degli elementi che trasformano una storia qualunque in una leggenda».
Nonostante oggi sia un pilota a tutti gli effetti, a Maranello continuano a chiamarlo così: Enzino. Proprio come lo chiamava il suo bisnonno in quei pochi mesi del 1988 in cui le loro vite si incrociarono; l´uomo che gli ha lasciato il nome, il cognome e un mito di cui essere parte. Enzino nacque in febbraio, e quando il Drake morì, ad agosto, aveva soltanto sei mesi. Oggi è un ragazzo di 21 anni. Alto e atletico, con i riccioli che sembra Giovanni Allevi. Studia economia e marketing a Modena (gli mancano otto esami), ha un cavallino rampante tatuato sul braccio e appena può va a girare in pista. Al Mugello o a Fiorano. «Sono le piste di casa – spiega - e ci ho girato talmente tanto che ormai le conosco come le mie tasche».
Sa perfettamente cosa significhi per la gente comune il nome che da 21 anni si porta appresso e per questo è molto paziente, quando gira per Modena, con tutti quelli che lo fermano e cominciano a raccontargli aneddoti sul bisnonno: «E´ un´eredità importante, lo so. E so che devo essere comunque sempre all´altezza del nome che porto». Nome che però significa anche, in un certo senso, una predestinazione: «Fin da piccolo ho sempre sentito parlare di motori. Ho vissuto in un ambiente, da questo punto di vista, quasi mistico».
L´esame Csai era il passo indispensabile per poter cominciare a gareggiare. La categoria non l´ha ancora scelta anche se la più probabile sarà il Ferrari Challenge, il campionato riservato alle Rosse, quanto meno per il primo anno. «E´ un inizio – confessa sorridendo – poi chissà. A me correre è sempre piaciuto, e penso che mi venga abbastanza bene, quindi non mi pongo limiti che non siano quelli del buon senso: non sarò mai un professionista, non andrò mai in Formula 1, per quello occorre aver cominciato da bambini…».
Contrariamente a quello che accade normalmente per i giovani piloti il problema non sarà trovare gli sponsor. Nel suo caso sarebbe un investimento fin troppo facile, e qualcuno si è addirittura già fatto avanti. Il vero problema per lui sarà convincere la famiglia. Che non vede con troppa simpatia questa sua smania. Un bel paradosso. Nonno Piero, il figlio di Enzo, è sempre stato contrario. Ieri era ad Abu Dhabi per inaugurare la copertura del nuovo parco tematico della Ferrari costruito dagli emiri - un mostro da duecentomila metri quadrati pieno di montagne russe simulatori e riproduzione di colossei e torri di Pisa - e non ha fatto cenno alla cosa. Ma in passato è stato più che eloquente: «Papà mi proibì di fare il pilota e io l´ho vietato a Enzo, tenendo così fede a una sorta di tradizione di famiglia». Tradizione che origina nella ferma convinzione del Drake che quello di pilota sia un mestiere troppo pericoloso: non è un caso che egli stesso smise di correre quando nacque il figlio Dino, era il 1932. «Un tempo era pericoloso, è vero - dice Enzino - ma oggi la situazione è cambiata e le cose non sono più così».
Tra Enzino e la pista c´è però anche una promessa fatta a mamma Antonella, la figlia di Piero, per ottenere il permesso di continuare: «Prima di correre mi devo laureare, perché le macchine sono e resteranno per sempre soltanto una passione». Il lavoro, invece, è un´altra storia. Ma anche da quel punto di vista la strada sembra segnata in maniera indelebile dal peso del cognome. Piero Ferrari è sempre stato chiaro: «Mi auguro che Enzo e suo fratello (che porta il mio nome) continuino a rappresentare in futuro la continuità dei Ferrari in questa azienda. Il 10% della società, ora in mano mia, è destinato ad Antonella, Enzo e Piero, nel segno della continuità familiare».