Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 30 Venerdì calendario

FelipeMelo DeCarvalho

• Volta Redonda (Brasile) 26 giugno 1983. Calciatore. Dal 2011/2012 al Galatasaray. Ha giocato in Italia con Fiorentina e Juventus. In Brasile ha giocato con Flamengo, Cruzeiro, Gremio, in Spagna con Real Maiorca, Racing Santander, Almeria • «[...] “Nato a Volta Redonda, Rio de Janeiro, cresciuto nel Flamengo, che continuo a tifare. Al mio debutto entrai a 10 minuti dalla fine e il primo pallone che toccai feci gol. Una rete considerata storica, perché il Flamengo era a un passo dalla retrocessione. Poi andai al Cruzeiro e in pochi mesi con Luxemburgo vincemmo tutto. Un breve passaggio al Gremio e poi la Spagna: Maiorca, Racing e Almeria” [...] il suo primo figlio si chiama Lineker. “Era il nome che mio padre, a cui piaceva tantissimo il centravanti inglese, aveva scelto per me ma a mia madre non andava giù. Ci ho provato io, e mia moglie ha accettato...” [...]» (Filippo Maria Ricci, “La Gazzetta dello Sport” 24/5/2009) • «[...] non ha nemmeno mezzo tatuaggio. “Io ho la Bibbia sempre con me [...] e la Bibbia dice una cosa: il corpo non va segnato. Il corpo è sacro”. Ha il destro che si avvicina a quello di Pirlo, la robustezza di un Gerrard [...] “[...] ho combattuto per 10 anni il Vale Tudo [...] (un’arte marziale) è nato in Brasile tantissimi anni fa: lo ha praticato mio padre Josè, alla lunga mi sono cimentato anch’io, mi divertiva e mi piaceva. Non avessi fatto il calciatore, ora come ora sarei probabilmente sul ring a vincere varie sfide, magari alcune medaglie. Ho combattuto e ho vinto diversi incontri in Brasile, in Giappone, negli Stati Uniti; con questa disciplina ho anche guadagnato premi con tanti soldi. Si tratta di una sorta di ju jitsu senza regole, nel quale vale appunto tutto [...] Giocavo nelle giovanili del Flamengo, avevo 15 anni e una passione infinita per il calcio: una volta facemmo un torneo lungo 15 partite, realizzai 17 gol, in tutti i modi. Ero un numero nove, un centravanti puro. Poi? L’allenatore che arrivò dopo mi vide più centrocampista e cominciò a farmi arretrare, non so perché lo fece, ma naturalmente seguii le sue volontà. Mi mise in mezzo al campo, e poco alla volta il nuovo ruolo mi è piaciuto, sempre di più [...]”» (Matteo Dalla Vite, “La Gazzetta dello Sport” 25/7/2008).