
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Non è esatto dire che i «nostri» hanno preso Mosul, come si legge da qualche parte. L’esercito iracheno è entrato «per cinque chilometri» nella parte orientale della città, quella che si trova sulla riva sinistra del fiume Tigri. Quelli dell’Isis si sono ritirati sulla riva destra, dove si trova il centro di Mosul. Qui si prepara una battaglia urbana che si annuncia sanguinosissima, strada per strada, vicolo per vicolo. I miliziani del Califfo che continuano a battersi e sono rassegnati a morire non sono più di cinque sei-mila. Gli abitanti di Mosul, intrappolati nella città da cui non possono fuggire, sono un milione e mezzo.
• Che senso ha farsi saltar per aria o comunque morire dentro una città inevitabilmente perduta? Non sarebbe meglio una ritirata o una resa alzando bandiera bianca?
Non nella logica del Califfo. Il quale calcola che il bagno di sangue, specialmente di civili e di bambini, renderà drammatiche, dopo, le discussioni tra le parti in causa, quando si tratterà di decidere che cosa fare del territorio riconquistato. Giocano qui non solo gli interessi contrastanti delle potenze - la Siria di Assad, l’Iraq, i turchi, gli americani, i russi, gli iraniani - ma soprattutto la ferocia dell’odio inter-etnico o inter-religioso. Sunniti contro sciiti contro curdi. Due anni fa gli iracheni avevano sul posto un esercito esclusivamente sciita, che quasi non volle combattere per difendere la Mosul sunnita e la lasciò al Califfo. Adesso il governo di Baghdad (sciita) ha disposto che la conquista della città sia portata a termine solo dalle forze governative e dai 1.500 sunniti dell’esercito iracheno. Se Mosul fosse lasciata nelle mani degli sciiti, il rischio di rappresaglie o torture o massacri non dissimili da quelli compiuti dall’Isis sarebbe assai alto.
• La città comunque non è ancora riconquistata.
No. Le truppe hanno preso il controllo della periferia orientale, quartiere Gagjali, dove si trova la torre della tv. In mattinata il premier iracheno, Haider al-Abadi, ha lanciato un ultimatum a quelli dell’Isis: «Non avete scelta, o la resa o la morte. Ci avviciniamo da tutti gli angoli e - a Dio piacendo - mozzeremo la testa del serpente. Non avete via di scampo né via di fuga». All’assalto partecipano circa 50 mila uomini fra esercito, peshmerga curdi, e forze sciite, i cosiddetti comitati di difesa popolare, Hashd al Sha’abi. Il comandante della Badr, la milizia più potente e filo-iraniana, Hadi al-Amiri, benché convinto che l’assedio sarà ancora lungo ha annunciato la partecipazione dei suoi uomini all’offensiva. L’altro giorno, quando gli iracheni avevano conquistato il villaggio di Bazwaia, a un passo da Mosul, quelli dell’Isis hanno tentato di fermare l’avanzata con kamikaze e autobombe. Li hanno bloccati i missili anti-tank. Il colonnello americano John C. Dorian, che parla a nome della coalizione guidata dagli americani, ha ricordato che l’offensiva è cominciata sedici giorni fa e da allora ad oggi i caccia della coalizione hanno sganciato su Mosul tremila bombe.
• E i civili?
Una tragedia assoluta. Ecco la testimonianza di Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani: «Abbiamo rapporti secondo i quali l’Isis ha cercato di trasportare circa 25.000 civili da Hammam al-Alil, a sud di Mosul, a bordo di camion e minibus, verso Mosul e nei dintorni della città. Crediamo che la maggior parte dei camion non abbia potuto raggiungere Mosul a causa dei voli di pattuglia della coalizione nella zona. Tuttavia alcuni autobus hanno raggiunto Abusaif, a 15 km a nord di Hamam al-Alil City. Siamo estremamente preoccupati per la sicurezza di queste persone e per le altre decine di migliaia di civili che sarebbero state forzatamente trasferite dall’Isis nelle ultime due settimane. Abbiamo inoltre ricevuto ulteriori rapporti di esecuzioni di massa da parte dell’Isis. Sabato, 40 ex membri della Forza di sicurezza iracheni sono stati uccisi ed i loro corpi sono stati gettati nel fiume Tigri».
• Tra questi civili ci sono bambini.
Secondo Save the Children in mezzo al milione e mezzo di abitanti di Mosul ci sono 600 mila bambini. La ong vorrebbe che si creassero dei corridoi sicuri per mettere in salvo i bambini, i vecchi, le donne. Ma per creare corridoi ci vogliono accordi tra i nemici e il Califfo vuole il massacro, e dal suo punto di vista quanto più innocenti sono i massacrati tanto meglio è.
• Quelli dell’Isis sono criminali di guerra.
Sì. Secondo lo Statuto di Roma, sul quale è stata creata la Corte Penale internazionale, il sequestro di persone in un conflitto armato è un crimine di guerra; e lo è anche costringere civili a spostarsi per ragioni non legate alla loro sicurezza o a imperativi militari.
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