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 2016  novembre 02 Mercoledì calendario

CIBULKOVA E L’ANNO ORRIBILE DELLE RAGAZZE DEL TENNIS, LO SPORT URLATO SENZA REGINE

«Yèe», «Hùùù», «Yèe», «Hùùù», e“ èe», « Hùùù», «Yèe», «Hùùù», «Yèe», «Hùùù».
«Vince quella che fa Hùùù», mormorò Antonio, uno degli amici tennisti che stava assistendo, nel mio Club, alla finale del Masters femminile. Dalla bocca della Cibulkova, la più piccina delle due, giungeva infatti la seconda – come chiamarla – esclamazione sonora, dalle labbra dell’altra, la Kerber, la prima. Stavamo assistendo alla finale del Masters femminile, giocato a Singapore, e come spesso mi accade preferisco televedere il tennis dal salottino di un Club. Quando infatti sono solo, mi annoio nell’ascoltare le considerazioni di quasi tutti i commentatori, che sono divenute statistiche-tecniche. Al Club sembra spesso di ritrovarsi in tribuna stampa, un luogo nel quale ci si diverte ad ascoltare considerazioni più spesso umane che professionali, se non anche umoristiche. Infatti ecco ad interloquire Aldo: «Ma avranno proprio bisogno di fare quei versi, proprio sgradevoli? Non doveva essere, il tennis, lo sport del silenzio?».
Visto che l’interrogazione era rivolta a me, così rispondevo: «Lo era, per tradizione non era lecito emettere nessun suono. Poì iniziò, mi pare, la Seles, il papà della quale aveva sentito un esperto di arti marziali affermare che l’emissione rendeva il gesto di chi colpisse, un 5% più efficace. Dapprima si mise in dubbio la liceità di quelli che io chiamo grantoli, grugniti più rantoli. Vennero sconsigliati ma non proibiti. Poi, pian piano, i dirigenti lasciarono fare, e il tennis cessò di essere lo Sport del Silenzio».
«Queste qui non solo grugniscono, ma giocano anche male», constatò Antonio a un facile errore della Kerber. «L’altro giorno ho visto la sua avversaria, quella piccolina della Cibulkova, perdere. E come mai che è in finale?».
«Non solo il tennis era il gioco del silenzio. Era anche il gioco dell’eliminazione totale per chi perdeva, come era stato nei tornei cavallereschi che, diceva nientemeno che Giorgio Bassani, eran stati il modello dei tornei tennistici. Adesso questa tradizione continua, grazie a dio, nei tornei. Nel Masters, anche maschile, è prevalso il concetto economico, i soldi, e quindi, per garantire, a chi compra il biglietto, la presenza delle star, si permette che vinca una che aveva perso».
«Come la Cibulkova», constatò Antonio, leggendo il sito Wta sul telefonino. «Mi pareva che avesse già perso una partita, come diceva Aldo, ma ne aveva perdute addirittura due, i due primi turni, uno dalla stessa Kerber, e un’altra dalla Madison Keys. Perde due partite, e poi vince la finale del Masters. Ma si era mai visto?».
Incuriosito dalle informazioni del telefonino, anche Aldo si spinse a cercare i risultati della piccola slovacca che stava vincendo. «È riuscita a perdere 21 partite quest’anno, anche da una certa Tsurenko, n. 99, e da un’altra ova, Krejcikova, n. 192. Ma dimmi un po’ Gianni, hai mai visto un anno simile, per le donne?» Stavo riflettendo, quando giunse un intervallo pubblicitario, nel quale si vedevano dei maestri insegnare a delle bambine decenni, e tutte giocavano da dietro alla linea di fondo rovesci bimani, e tutte arrotavano i loro diritti a schiaffo. «Temo di non aver mai visto annate peggiori, e n. 1 del mondo come la Kerber», dissi. «Già la Wozniacki e la Azarenka degli ultimi due anni non mi esaltavano, ma queste… Sinceramente penso che avesse ragione Cochet».
«Il Moschettiere francese degli Anni Trenta», osservò il nostro quarto compagno, Roberto, giungendo.
«Sì, proprio lui. Mi disse una volta, dopo un’annata scoraggiante, che il tennis era simile alle vendemmie, che potevano essere scadenti per la siccità, o per le troppe piogge. Speriamo, concludemmo, che piova in modo ragionevole, l’anno prossimo».
E, nell’attesa di una buona vendemmia e di una nuova Henin, andammo a farci il doppio.