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 2016  novembre 02 Mercoledì calendario

Goro, nel 2014 barricate contro la centrale ad alghe

Ferrara I lettori ricorderanno la vicenda di Goro e di Gorino: l’altra settimana gli abitanti delle due borgate all’estremità più remota della parte ferrarese del delta del Po hanno protestato in modo chiassoso contro una cosa nuova che temevano: l’arrivo di una ventina di profughi africani. Ebbene, gli abitanti di Goro e frazioni nel passato recente avevano già protestato in modo chiassoso. Non contro gli africani. Nell’aprile 2014 fecero barricate nimby contro una centrale elettrica sperimentale alimentata con un combustibile innovativo: quelle alghe che impestano gli allevamenti di pesce e fanno marcire le acque di Goro. (Nimby è la sigla di not in my back yard, non nel mio cortile).
I goresi contrari al progetto innovativo vinsero; la centrale ad alghe fu respinta.
Qualche esperto di sociologia potrà spiegare, citando ricerche accurate e documentazioni bibliografiche, che i comitati del “no a tutto” possono essere collegati con l’opposizione locale di Goro e Gorino contro l’arrivo dei disgraziatissimi africani fuggiti dai loro Paesi. Gli esperti sapranno dire se lo sconcerto di quella comunità all’estremità del delta del Po davanti all’evoluzione irreversibile della società è lo stesso nel 2014 e nel 2016.
Per anni le attività di pesca nelle acque di Goro e Gorino erano state frenate dall’espandersi delle alghe, soprattutto l’ulva e la gracilaria, che trasformano spesso le lagune ricche di allevamenti in tappeti verdi marcibondi.
Così il progetto dell’azienda Cclg di Forlì per una centrale alimentata con le alghe ricevette il plauso di istituzioni ed enti scientifici di tutte le sponde dell’Adriatico.
Visto che i pescatori dicono che gli affari vanno male, che il pescato è in calo, che la qualità peggiora e così via, la Cclg propose alle cooperative di pesca di Goro e Gorino di diversificare l’attività aggiungendo alla pesca e all’allevamento di pesce e di vongole anche la raccolta delle alghe con cui alimentare il reddito (i pescatori) e la centrale (la Cclg).
Qualcosa andò storto. Due anni e mezzo fa la proposta fu rigettata dai goresi. Nacquero i comitati nimby. Delle 40 cooperative di pescatori, 36 dissero subito no al servizio di pesca delle alghe. In consiglio regionale alcuni movimenti politici scrissero alla giunta interrogazioni durissime contro il progetto. Diversi blog sulla rete affiancarono la protesta di Goro e Gorino contro l’arrivo della centrale ad alghe facendo ricorso a frasi molto simili nel lessico e nei toni con quelle usate ora contro l’arrivo dei profughi africani.Per esempio scrissero «che quando un popolo dice NO non ci sono trucchi e cavilli pro speculazione che tengono. Un esempio per tutta Italia».
Il sindaco di Goro e Gorino (era lo stesso sindaco Diego Viviani di oggi) convocò il consiglio comunale il quale – sala strapiena con cittadini accalcati e comitato del no in prima fila – votò all’unanimità no alla centrale ad alghe. Dai banchi dell’opposizione tuonava quello stesso Fausto Giannella che oggi si fa intervistare sulle tv per il suo no battagliero all’arrivo dei fuggiaschi africani.Poi mercoledì 9 aprile 2014 Goro e Gorino si fermarono in sciopero, negozi chiusi e pullman verso Ferrara dove, nella sede della Provincia, si tenne la conferenza di servizio sulla centrale ad alghe. Fuori dagli uffici provinciali, la via Isonzo era bloccata dagli striscioni di protesta dei goresi. Spinta dalle barricate, anche la Provincia decise che, no, Goro e Gorino non avrebbero subito l’onta della centrale alimentata con le alghe dell’Adriatico.
Due anni e mezzo dopo, nell’autunno 2016, ma la comunità si è trovata con le stesse modalità contro la perdita irreversibile della sua identità.