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 2016  novembre 02 Mercoledì calendario

TUSIANI, IL POETA GARGANICO CHE HA CONQUISTATO NEW YORK

Joseph Tusiani vive a New York, scrive in latino, in inglese, in italiano, nel suo bellissimo dialetto (Gargano), è il “poeta ufficiale” dello Stato di New York (New York State Poet Laureate Emeritus ) e, passata la soglia dei novant’anni, ha appena pubblicato due libri (gli ultimi di una serie copiosa di produzione in poesia e in prosa), uno in Italia (In una casa un’altra casa trovo. Autobiografia di un poeta, Bompiani, 2016) e uno a New York (A Clarion Call, New Poems edito da Paolo Giordano e Anthony Julian Tamburry, Bordighera Press, 2016).
La sua vita è stata quella di un rigoroso e popolarissimo docente universitario di letteratura (Lehman College, City University of New York) ma anche di poeta americano con una lunga collezione di pubblicazioni e di premi (inglesi e americani), la presidenza della Poetry Society of America, e una intensa produzione di scritti e poemi in latino (non tanto i suoi testi tradotti, quanto una produzione originale che nasceva nell’altra lingua e che ha indotto gli esperti a proclamarlo il maggior scrittore in latino dell’altro e di questo secolo).
Una sua splendida raccolta dei versi nel dialetto del suo villaggio d’origine (San Marco in Lamis, nel Gargano) gli ha portato prestigio e molto affetto, e il riconoscimento di una poesia alta e di piena dignità letteraria dove il dialetto è usato come lingua e conferma la sua capacità di usare il suono delle parole come strumento di canto, narrazione, stupore.
La poesia dialettale ha creato l’equivoco del “poeta italiano-americano” che, nella routine di molta riflessione critica, implica autori e scrittori di seconda fila. Per ricostruire nelle proporzioni giuste l’immagine letteraria e poetica di Joseph Tusiani dobbiamo partire dall’America non in quanto terra d’adozione segnata dalle lacrime della nostalgia, ma come Paese in cui Tusiani è considerato un poeta importante, non tra gli immigrati ma tra gli americani.
I tanti caratteri, alcuni grandiosi e alcuni crudeli, che vengono attribuiti alla vita statunitense e discussi come tali, si riferiscono quasi tutti al mondo degli affari, del giornalismo o della politica.
È poco conosciuto il fatto che negli Stati Uniti esista e venga pubblicamente annunciata, la figura del “poeta laureato” di ogni anno (che diventa “emeritus” se si decide che mantenga il suo titolo per sempre).
Joseph Tusiani, con la nomina ricevuta dal governatore di New York, viene riconosciuto come un grande americano che rappresenta culturalmente il Paese. È di Tusiani, poeta americano, la scelta di tenere ben teso e rilevante il filo che lo lega all’Italia, quello che lo lega alla classicità e il rapporto di affetto filiale per il suo piccolo e splendido luogo d’origine personale e familiare. Del resto quando, negli Anni Settanta e Ottanta, io lo incontravo nella sua casa (che allora era nel Bronx, vicino alla sua Università) era la madre a portarci dei suoi biscotti indimenticabili dopo la lettura di qualcuna delle ultime poesie, con una sua voce che lo aveva reso celebre e cercato nelle affollate letture in pubblico.
Tusiani appartiene all’America perché la lingua inglese è stata per lui uno strumento prezioso e unico per entrare nella poesia con una grandiosa facilità che sarebbe stata pascoliana (il Pascoli della maturità, sempre più lontano dal fanciullino) se non avesse, anche, risposto al tratto collettivo e pubblico della poesia americana, che è non è mai un viaggio nell’intimo alla ricerca di se stessi, ma un muoversi insieme per scoprire e descrivere il mondo.
Questo spiega Tusiani poeta americano e rende ragione del passaggio, insolito e forse unico attraverso il latino, dove risponde a un bisogno di rigore classico. In quelle poesie la parola è trattata come il marmo, ogni colpo deve essere unico e perfetto perché non esistono correzioni.
Il mondo del dialetto è una parte di vita allo stesso tempo interiore e pubblica, ed è uno straordinario espediente per ringraziare. Tusiani ha un debito, tipico di molti poeti e scrittori (in questo assomiglia a Pasolini e a Parise) per luoghi e voci e suoni e case e volti che in un tempo o nell’altro lo hanno formato) e lo paga con una poesia dialettale alta e limpida che estrae dal dialetto la sonorità del canto insieme e della incerta linea di demarcazione fra sogno e ricordo.
Il libro di memorie pubblicato da Bompiani e la raccolta di poesie (alcune tra le più belle) di A Clarion Call pubblicato negli Usa, quasi negli stessi giorni del 2016, dicono molto di una storia americana che appartiene alla letteratura italiana.