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 2016  novembre 02 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA BORSA DI MILANO VA GIU’ REPUBBLICA.IT MILANO - Tornano, prepotenti, gli elementi di incertezza sull’esito del voto americano, nel giorno in cui la Federal Reserve dovrebbe lasciare il costo del denaro invariato rimandando a dicembre la stretta sui tassi

APPUNTI PER GAZZETTA - LA BORSA DI MILANO VA GIU’ REPUBBLICA.IT MILANO - Tornano, prepotenti, gli elementi di incertezza sull’esito del voto americano, nel giorno in cui la Federal Reserve dovrebbe lasciare il costo del denaro invariato rimandando a dicembre la stretta sui tassi. I listini europei sono in ribasso, dopo che le vendite si sono abbattute sui mercati asiatici. Milano peggiora con le banche e il petrolio di nuovo sotto pressione: il Ftse Mib chiude in calo del 2,51%. In rosso anche le altre Borse europee: Parigi arretra dell’1,24% finale, Francoforte dell’1,47% e Londra dell’1,04%. Resta intanto alta la tensione sullo spread italiano, dopo che nelle ultime settimane il rendimento dei titoli di Stato tricolori si è portato ai massimi da un anno: per gli analisti, è l’antipasto del referendum costituzionale. Il differenziale tra Btp e Bund è arrivato a superare i 160 punti, salvo poi ritracciare sotto quota 155 punti base; il rendimento dei decennali del Tesoro, arrivato ai massimi da un anno, si è poi ridimensionato all’1,66%. A Piazza Affari si guarda sempre a Mps, venduta nel giorno in cui si è riunito il cda per limare i dettagli del piano. Giornata in territorio negativo anche a Wall Street, dove il Dow Jones perde lo 0,15% e il Nasdaq lo 0,3%. Il peso messicano, che è diventato l’indicatore inversamente proporzionale alla forza di Donald Trump in vista delle elezioni della prossima settimana, si è nettamente indebolito accusando il colpo dell’indagine Fbi che sta mettendo alle strette Hillary Clinton. Il paniere Msci Asia Pacific ha registrato la peggior performance da settembre, mentre lo S&P500 di Wall Street è scivolato ai minimi da luglio: sono le conseguenza del sondaggio ABC News/Washington Post di martedì, per il quale il candidato repubblicano supera la concorrente democratica con il 46 contro il 45% dei voti, mettendo la testa avanti per la prima volta da maggio. Listini spaventati da Trump, Milano perde il 2,5%. Lo spread vede 160 punti, poi scende Il grafico di Bloomberg sovrappone la crescita dell’indice di volatilità dei mercati finanziari (bianco) con il calo del peso messicano degli ultimi giorni (blu): effetti della risalita di Trump nei sondaggi Condividi L’esito sui mercati è di creare grande incertezza: l’indice di BofA che traccia la volatilità di azioni, bond, valute e materie prime è salito per cinque giorni di fila, fino a lunedì, come non accadeva dalla vigilia del referendum su Brexit. Prosegue intanto il calo dei prezzi del petrolio: a New York, il Wti cala di quasi tre punti percentuali verso quota 45 dollari al barile. Pesano i dati sulle scorte Usa: nella settimana conclusa il 28 ottobre sono balzate di 14,42 milioni di unità a 482,578 milioni, mentre gli analisti attendevano un aumento di un milione di barili, dopo la discesa di 553.000 unità precedente. L’euro chiude in rialzo a 1,1113 dollari ed è stabile sulla divisa nipponica a 114,83 yen. Le incertezze sul voto Usa pesano sul biglietto verde, che arretra a 103,32 yen. Per le stesse ragioni la sterlina avanza a 1,2307 dollari. In attesa delle decisioni della Fed sui tassi di interesse (i future sui Fed Funds indicano meno del 20% di possibilità di una stretta oggi, si sale al 68% a dicembre), i mercati guardano soprattutto agli indici Pmi dei principali paesi dell’Eurozona. Delude il manifatturiero italiano: l’indicatore scende da 51 a 50,9 punti a ottobre, contro attese per un miglioramento a 51,2. Risale invece il dato francese, che passa da 49,7 a 51,8 punti: l’economia transalpina passa nella zona di espansione, cioè oltre la soglia di 50 punti. Forte il risultato tedesco, da 54,3 a 55 punti. Alla fne, il Pmi sul manifatturiero dell’Eurozona è aumentato nel complesso ad ottobre al valore più alto in 33 mesi a 53,5, in salita da 52,6 di settembre e dalla precedente stima flash di 53,3. Si tratta, precisa Markit, del maggior tasso di miglioramento delle condizioni operative da gennaio 2014. L’agenda macroeconomia segnala poi i dati del Mef sul fabbisogno di ottobre, mentre in Germania il tasso di disoccupazione scende a ottobre al 6%, minimo storico mai toccato dalla riunificazione. Il numero dei senza lavoro è sceso di 13.000 a 2,662 milioni secondo i dati dell’Agenzia federale del lavoro, contro le attese degli economisti per un calo più contenuto di 1.000 unità. Negli Usa, dai dati Adp è emersa una crescita dei posti di lavoro privati inferiore alle attese: 147mila a ottobre, mentre le stime erano per un rialzo di 170mila. Per il dato complessivo sull’occupazione di venerdì, gli analisti attendono un tasso di disoccuazione invariato al 4,9% e la creazione di 173mila posti. Chiusura in rosso alla Borsa di Tokyo: stamane l’indice Nikkei dei 225 titoli guida ha perso l’1,76% a quota 17.134,68 punti. In Giappone, l’indice di fiducia dei consumatori è tornato a scendere a ottobre, dopo l’aumento del mese precedente a livelli che non si vedevano in tre anni. Il clima di fiducia del Sol Levante ha perso 0,7 punti scendendo a 42,3 punti dai 43 di settembre. L’indicatore era aumentato anche in luglio e agosto. Ha segnato un rosso anche la Borsa di Shanghai: -0,63%. SITUAZIONE MONTEPASCHI MILANO - Gli occhi di Piazza Affari si puntano, ancora una volta, su Banca Mps (il titolo), nel giorno in cui si è riunito per cinque ore il consiglio di amministrazione in un summit a Milano. Una riunione che cade all’indomani della rumorosa ritirata di Corrado Passera dal novero di coloro che studiano il dossier per rafforzare l’istituto, con tanto di polemica sulla "chiusura" della banca senese alla sua proposta d’intervento. Ai lavori del board odierno, l’amministratore delegato Marco Morelli partecipa soltanto in videoconferenza, dal momento che è in giro per il mondo a presentare il piano di rilancio agli investitori: bisogna trovare uno zoccolo duro di soggetti che riducano quanto più possibile la quota di ricapitalizzazione (su un totale di 5 miliardi) da chiedere al mercato. Passera diceva di avere per le mani investitori pronti a mettere 2 miliardi sul tavolo, anche se i nomi non sono mai venuti allo scoperto. Dopo la tenuta della vigilia, il Monte dei Paschi registra oggi fin da subito forti vendite. Già all’avvio degli scambi, infatti, l’azione della banca senese entra in asta di volatilità per poi perdere il 6% circa. Dall’istituto hanno precisato ieri sera i contorni della rottura con Passera: "Si trattava di una proposta non vincolante, formulata per conto di investitori di cui non sono state rese note le generalità e non ancora ’solidificata’", aggiungendo per altro che la decisione critica dell’ex ministro è "basata su argomentazioni infondate e incompatibili" con l’esigenza di assicurare "la parità informativa" tra i potenziali investitori e "mantenere il controllo delle informazioni fornite agli stessi". La rottura, nell’aria da tempo, si è consumata proprio mentre Morelli, con gli advisor Jp Morgan e Mediobanca si sono spostati dal Qatar a New York dove questa settimana proseguirà (con tappa anche a Boston) il road-show per individuare degli anchor investor disponibili a sottoscrivere parte dell’aumento da 5 miliardi e a convertire bond in azioni. In agenda molti incontri con grandi fondi, come Atlas (nome circolato anche dietro la proposta di Passera), Paulson, Rhone. Il presidente uscente Massimo Tononi ha intanto spiegato, al termine della riunione di oggi di quasi cinque ore, che ieri il board ha concordato "all’unanimità" la posizione da tenere in merito al ritiro del piano alternativo per il rilancio dell’istituto presentato da Passera. ha poi aggiunto che nel corso del consiglio odierno il tema passera non è stato affrontato: "Non sono state prese decisioni" ed è stato effettuato "un aggiornamento" sul roadshow condotto da Morelli. SOLE24ORE.IT Ancora una seduta di vendite sui listini europei (segui qui i principali indici) . L’incertezza politica sull’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sta suggerendo cautela agli investitori, in particolare sui mercati europei che potrebbero essere quelli più penalizzati da un’eventuale ascesa di Trump alla Casa Bianca. Londra, Parigi e Francoforte hanno perso attorno al punto percentuale. Ha fatto peggio Milano con il FTSE MIB e il Ftse All Share in calo rispettivamente del 2,51% e del 2,41%. Piazza Affari ha risentito dell’andamento negativo del settore bancario, complice uno spread che resta sopra i 150 punti base, anche se riguadagna qualche posizione dopo aver sfondato in giornata i 160 punti base. Bpm ha chiuso in calo del 7,69% e il Banco Popolare del 7,05%. Male anche Banca Mps che ha chiuso a -4,25% dopo essere arrivata a perdere oltre il 10% nel giorno in cui il cda ha fatto il punto sul roadshow che sta conducendo l’a.d. per trovare investitori disposti a partecipare all’aumento di capitale. Fra i titoli minori, crollo di Stefanel (-39,66%) nel giorno in cui il marchio della moda ha deciso di chiedere il concordato per ristrutturare il suo debito verso le banche. Nel resto d’Europa, Londra ha ceduto l’1,05%, Parigi l’1,24% e Francoforte l’1,47%. Piazza Affari, da parte sua, ha chiuso la quarta seduta negativa consecutiva. Tuttavia il forte calo di oggi, che si accompagna alle vendite delle ultime sedute, arriva dopo un mese di buoni guadagni con l’indice principale che ha messo a segno una performance del +4,4%, «il mese migliore dall’ottobre 2015», evidenzia Vincenzo Longo di Ig Italia. Mps sotto scacco delle vendite A Piazza Affari, ancora una volta, gli occhi sono puntati su Banca Mps, nel giorno in cui si è riunito il consiglio di amministrazione, al quale però l’ad, Marco Morelli ha partecipato in videoconferenza, dal momento che è in giro per il mondo a presentare il piano di rilancio agli investitori. Le azioni sono arrivate a perdere oltre il 10%, ma poi hanno arginato i danni, riuscendo a far meglio di altri titoli bancari come Banco Popolare, Bper e Bpm. Il presidente di Rocca Salimbeni, Massimo Tononi, uscendo dal board ha dichiarato che «non sono state prese decisioni e che è stato fatto un aggiornamento» sul roadshow condotto di Morelli, attualmente negli Stati Uniti. Il manager ha rivelato che la risposta di Banca Mps all’ex ministro, Corrado Passera, sul piano alternativo per l’istituto senese è stata concordata «all’unanimità». Per Fca brusca frenata in attesa delle immatricolazioni di ottobre Fiat Chrysler Automobiles perde punti, nell’attesa della diffusione dei dati sulle immatricolazioni in Italia di ottobre (a Borsa chiusa). Intanto ieri è emerso che il gruppo ha accusato una frenata delle vendite del 10% negli States, sempre nel mese di ottobre. Il dato ha inquietato gli analisti, che ad ogni modo già mettono in conto un rallentamento delle vendite di auto negli Stati Uniti sia nel quarto trimestre 2016, sia nel 2017. L’area Nafta rappresenta per il gruppo guidato da Sergio Marchionne la metà dei ricavi complessivi e circa l’80% degli utili operativi. Telecom volatile in attesa conti, in rialzo Saipem e Recordati Telecom Italia in calo, nell’attesa del consiglio di amministrazione che venerdì approverà i conti del terzo trimestre. Conti che, secondo il consensus degli analisti, dovrebbero mostrare un miglioramento soprattutto a livello di margini. Gli analisti hanno puntato l’indice anche sui numeri diffusi ieri dalla controllata carioca, Tim Participacoes, risultati migliori delle previsioni. Il fatturato, nonostante sia diminuito, ha registrato un calo nettamente inferiore a quello accusato nei trimestri precedenti, facendo presagire un recupero della performance dell’azienda. I titoli, dopo avere sfidato la tendenza ribassista del mercato, hanno invertito rotta sotto la pressione delle vendite. Tra le società a maggiore capitalizzazione Recordati in controtendenza. Quest’ultime nel giorno in cui parte il piano di acquisto delle azioni proprie e anche sulla spinta dell’andamento dei settore europeo dei titoli farmaceutici. Stefanel a picco dopo richiesta doppio concordato Fuori dal paniere principale, vanno a picco le azioni di Stefanel dopo che l’azienda ha annunciato di presentare domanda di ammissione al concordato preventivo “in bianco” o “con riserva”, procedura nell’ambito della quale la società si riserva di poter presentare un ricorso per l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Tale delibera si inserisce nel contesto delle iniziative assunte da Stefanel finalizzate alla ristrutturazione del debito e al rafforzamento patrimoniale della società. In più anche Finpiave, che detiene il 20,329% del capitale di Stefanel, ha deliberato di presentare domanda di ammissione al concordato preventivo, riservandosi di poter presentare un’istanza per l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Euro si rafforza a quota 1,11 sul dollaro, petrolio debole dopo scorte Sul fronte dei cambi, l’euro si riporta sopra 1,11 dollari a 1,1121 (1,1049 ieri). La moneta unica vale inoltre 114,7 yen (115) mentre il rapporto fra dollaro e yen si attesta a 103,21 (104,22). Il petrolio, dopo i dati sulle scorte Usa superiori alle attese è sceso sotto i 46 dollari al barile e si attesta a 45,21 dollari, in calo del 3,09%. A determinare il calo dei prezzi è appunto il fatto che le scorte sono aumentate di 14,42 milioni di unità nella settimana chiusa il 28 ottobre, mentre gli analisti attendevano un rialzo di un milione. Migliora manifattura europa, ma segna il passo quella italiana L’attività manifatturiera della zona euro è migliorata a ottobre, dando avvio all’ultimo trimestre con un tasso di crescita: aumento della produzione, nuovi ordini, esportazioni e livelli occupazionali in aumento mentre la pressione sui prezzi ha mostrato ulteriori segnali di incremento. L’indice finale Markit Pmi sul manifatturiero dell’Eurozona è aumentato in ottobre al valore più alto in 33 mesi, esattamente a 53,5 in salita da 52,6 di settembre e dalla precedente stima flash di 53,3. Si tratta, precisa Markit, del maggior tasso di miglioramento delle condizioni operative da gennaio 2014. Si registra una accelerazione generale della crescita guidata da Paesi Bassi e Germania, con quest’ultima cresciuta al tasso più veloce da quasi tre anni. L’indice tedesco si è portato a a 55 da 54,3 di settembre, portandosi ai massimi da 33 mesi. Anche Austria, Spagna e Irlanda hanno osservato forti tassi di espansione ad inizio dell’ultimo trimestre. Condizioni migliori anche in Francia con il relativo Pmi che è tornato in territorio di espansione sino a raggiungere il valore più alto in 31 mesi. L’Italia, per contro, ha deluso con una crescita mite e più lenta di settembre. L’indice Pmi Markit sul Manifatturiero italiano di ottobre si è attestato a 50,9, poco al di sotto del valore di 51 di settembre, indicando quindi ancora una leggera espansione delle condizioni di salute generale dell’economia manifatturiera, ma inferiore al mese precedente. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)