Corriere della Sera, 2 novembre 2016
Un buffone con calze a rete, all’opera «Rigoletto» trans
Se Robin Hood diventava, complice Mel Brooks, un uomo in calzamaglia, Rigoletto ora è un buffone in calze a rete. Grottesco trastullo di una corte di depravati, comparirà così nel nuovo allestimento dell’opera verdiana ideato da Alessio Pizzech, dall’8 novembre al Comunale di Bologna, Renato Palumbo sul podio. «Una torbida storia di sesso e potere che dà scandalo come voleva Verdi – sintetizza il regista —. Dove per la prima volta un personaggio deputato a farci ridere, ci fa piangere e ci indigna».
Perché in una società dove libertinaggio e corruzione sono eretti a sistema, dove più si è ricchi e più si è infami, anche il buffone si adegua. E compiace i giochi abietti del suo padrone. L’importante è che Il roi s’amuse, come dice la pièce di Victor Hugo da cui Francesco Maria Piave trasse il libretto di Rigoletto, opera-scandalo, la più perseguitata dalla censura. Costretta per andare in scena a trasferire l’azione in un lontano ‘500, alla corte di un immaginario Duca di Mantova. «Ma al di là di ogni cambiamento di luogo e tempo, la denuncia contro il potere resta forte e quanto mai attuale» assicura Pizzech.
Il berretto a sonagli non diverte più nessuno, neanche la gobba basta a strappare un ghigno. «Rigoletto non ha più protuberanze sulla schiena. Un mondo deforme pretende ben altre deformità. Per far ridere deve umiliare il suo corpo, giocare con la sua sessualità, rinunciare a essere uomo». Laidamente truccato, simile ai mostri affrescati a Palazzo Te, reggia del Duca di Mantova, riprodotti nello spettacolo.
Trans giullare di notte, padre in abiti borghesi di giorno. «Il suo unico affetto è la figlia, Gilda. Uomo solo, senza amori, è la sua bambina e anche la sua donna. Una bambola da custodire dentro un armadio». Vano rifugio a un destino a cui, come nelle tragedie greche, non si può sfuggire. «La maledizione, tema portante dell’opera, colpirà inesorabile. La smania di compiacere il potere porterà Rigoletto a quegli errori fatali che condurranno sua figlia alla morte».
Rinnegare se stessi si ritorce sempre contro di noi. «L’umiliazione di Rigoletto è la nostra. È lo scandalo di un potere che ti chiede di accettare ogni cosa per stare dentro la sua giostra. Verdi ce lo ricorda, ci invita a un sussulto di sdegno contro quello cui ormai ci siamo assuefatti».