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 2016  novembre 02 Mercoledì calendario

Catania, ucciso a 27 anni
 davanti all’amante di 41

Una coppietta appartata in auto, in una strada buia di periferia. L’agguato da parte di due persone che puntano una pistola su di lei e uccidono con sedici coltellate lui, sgozzandolo. 

Cosa sia accaduto lunedì sera in via Salvemini, una strada sterrata e senza sbocco alla periferia di Riposto, piccolo centro marinaro ai piedi del versante est dell’Etna, pare ormai chiarito. Perché, invece, è il giallo su cui stanno lavorando gli investigatori dei carabinieri e la procura di Catania. Dario Chiappone, assistente pizzaiolo, aveva 27 anni. La donna che era con lui in auto ne ha 41: è lei la testimone oculare dell’omicidio, avvenuto mentre i due si trovavano nell’auto di lei, un piccolo Suv Suzuki. Anche se sotto choc la donna, un matrimonio finito da anni e un compagno con cui vive da tempo, ha potuto raccontare agli investigatori cosa ha visto l’altra sera, due uomini incappucciati, arrivati in auto, che hanno minacciato lei e il giovane uomo che aveva accanto. «Per una rapina», ha detto, riferendo pure che i malviventi hanno chiesto soldi e preziosi a entrambi e che però Dario avrebbe reagito ingaggiando una colluttazione. Tuttavia la pista della rapina appare, a chi indaga, poco credibile per la ferocia con cui Dario Chiappone è stato ucciso: sedici coltellate all’addome, al torace e alla gola fino a sgozzarlo, e dopo averlo fatto inginocchiare fuori dall’auto.
E allora si indaga anche sulla personalità e sulle faccende private di Chiappone, che molti a Riposto descrivono come frequentatore di donne anche sposate, amante della bella vita e utilizzatore di droghe. Conosceva da tre mesi la donna che lo ha visto morire, si frequentavano, la gente che abita in zona dice di aver visto più volte quell’auto parcheggiata di sera nel buio di via Salvemini. La donna dal canto suo ha raccontato che il suo compagno era al corrente della relazione, anzi sarebbe stata la prima persona che ha chiamato per chiedere aiuto, dopo che i due assassini sono fuggiti.
Tra le piste esaminate c’è quella di un delitto mascherato da rapina, forse un debito non onorato per l’acquisto di droga, forse la vendetta di un marito tradito. Per adesso, i carabinieri si devono accontentare delle dichiarazioni della testimone, ritenuta credibile; nonostante un malore e un breve ricovero nell’ospedale della vicina Acireale, è stata già interrogata più volte. Si guarda anche nelle registrazioni di alcune telecamere di sorveglianza della zona alla ricerca di tracce dei due assassini.