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 2014  ottobre 21 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Federica Mogherini
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Ieri c’è stata la direzione del Partito democratico e la tentazione di raffrontare il Renzi che ha parlato al Nazareno con i suoi compagni al Renzi che ha parlato su Canale 5 con Barbara D’Urso è forte.

Si tratta di due Renzi diversi?
No, è lo stesso Renzi, ma il Renzi della D’Urso ha suggerito ad alcuni commentatori che il nostro presidente del Consiglio e segretario del Pd punti, navigando in mezzo alle reti Mediaset oppure duettando con uomini di Berlusconi (Del Debbio, Nicola Porro, Mario Giordano), alla costruzione di quel Partito della Nazione che metterebbe insieme i pezzi più diversi del quadro politico, berlusconiani compresi, per formare una Nuova Balena, centrista ma oscillante a sinistra, capace di rispondere a ogni domanda e, soprattutto, di essere insostituibile. Il berlusconismo di Renzi, sia detto senza nessuna ingiuria, trova la sua espressione massima nell’annuncio del cosiddetto bonus bebè, dare cioè gli ottanta euro alle neomamme con meno di 90 mila euro di reddito annuo. Non si sa se i 90 mila euro sono lordi o netti, non si sa se si riferiscono alla singola mamma o al nucleo familiare, ma si sa che arriveranno comunque soldi per chi fa figli e questa promessa è identica a quella che fece Berlusconi nel 2005, mille euro alle neomamme con lettera personale a 600 mila puerpere, e pasticcio perché poi parte delle beneficate dovette restituire il regalo troppo mal confezionato. Ha un antecedente berlusconiano anche la storia degli 800 mila posti di lavoro in tre anni ipotizzata dal ministro Padoan, simile al milione di posti di lavoro promessi da Berlusconi nel salotto di Vespa. La Camusso, che s’aspetta un milione di militanti in marcia sabato prossimo a Roma, l’ha subito beccato sul punto. Senonché affermare che Renzi è il figlio di Berlusconi o è sempre più un Berlusconi reincarnato, per le intenzioni e per le spettacolari manifestazioni televisive (dalla D’Urso ha presentato Nino D’Angelo e chiamato la pubblicità), è in fondo riduttivo. Deve esserci una strategia, e il Partito della Nazione la spiegherebbe. Procedere a un inglobamento generale, lasciando fuori, a macerarsi e consumarsi, le estreme. Una procedura antichissima, nel sistema italiano, che si potrebbe far risalire, addirittura, al connubio di Cavour.  

Poi c’è stata la direzione di ieri.
Renzi rassicurante. Verso il sindacato: «Abbiamo un profondo rispetto per la piazza». Verso i dissidenti: «Il Pd non espellerà chi dissente». Sul Partito della Nazione (scritto con le minuscole nei resoconti per la stampa): «Il Pd deve essere un partito che si allarga. Reichlin lo ha chiamato partito della nazione». E a questo punto ha aggiunto di sperare nell’ingresso del Led di Gennaro Migliore (scissionista vendoliano) e in quello degli ex di Scelta civica (liberali di destra). Civati ha detto: «Il Pd a questo punto è un misto di Usa, Urss e Berlusconi», insomma la cosa è piuttosto chiara, ed è stata ribadita anche nel passaggio renziano sulle legge elettorale, tornata al centro della discussione.  

Che legge elettorale vuole?
Soprattutto preme perché il premio di maggioranza si dia alla lista e non alla coalizione. Il vecchio Pd a vocazione maggioritaria di Veltroni. Ci sta anche Alfano, perché il premio alla coalizione renderebbe pressoché inevitabile il ritorno da Berlusconi. Il Nuovo Centro Destra lotterà invece per uno sbarramento abbastanza basso da dare qualche speranza.  

Come è strano dopo tanto tempo sentir di nuovo parlare di legge elettorale!
Tornerà in agenda a gennaio. Renzi si prepara a spuntare le armi della sinistra e a scompigliare le file dei Cinque Stelle mettendo sul tavolo, oltre alla legge elettorale, il disegno di legge sulle unioni civili e soprattutto quello sullo ius soli. Sulle unioni civili abbiamo già detto qualcosa ieri (ci sembra impossibile che siano regolate solo quelle tra coppie omosessuali). Lo ius soli sarebbe invece, politicamente parlando, un colpo basso al suo predecessore e avversario Enrico Letta, che mise un ministro di colore a tentare l’approvazione di un legge e non avanzò di un passo. Renzi pensa di sostituire lo ius sanguinis (è italiano solo chi nasce da italiani) con uno ius soli moderato: può diventare italiano anche chi, nato in Italia da genitori stranieri, compia almeno un intero ciclo scolastico. I dettagli da capire sono ancora molti, ma intanto Renzi è sicuro di lacerare i grillini. Grillo vorrebbe che su questa materia decidesse il popolo con un referendum, ed è generalmente contrario ad aperture di qualunque tipo verso gli stranieri. Ma la sua base, e il suo gruppo parlamentare, su questo è molto più possibilista. Il Partito della Nazione si fa inglobando anche i dissidenti del M5S.  

Questo quadretto così pulito potrebbe essere sporcato dalle dimissioni di Napolitano.
Già si dice che il presidente, pronunciato il suo discorso di Capodanno, abbia intenzione di passare la mano.   (leggi)

Dai giornali