Varie, 21 ottobre 2014
Poligamia per Sette - D’ora in avanti i maschi indonesiani che vorranno avere una seconda moglie dovranno pagare 1 milione di rupie (circa 65 euro) (reddito medio: 15 milioni di rupie l’anno)
Poligamia per Sette - D’ora in avanti i maschi indonesiani che vorranno avere una seconda moglie dovranno pagare 1 milione di rupie (circa 65 euro) (reddito medio: 15 milioni di rupie l’anno). Prima era sufficiente il consenso delle altre mogli e dei superiori al lavoro. Secondo la legge islamica, gli uomini possono avere fino a quattro mogli, mentre le donne devono limitarsi a un solo marito alla volta. Nel 2000, il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che la poligamia dovrebbe essere fuori legge. Nei paesi che ammettono l’istituto della poligamia le spose si chiamano derra, parola araba che significa «colei che si fa male» o «colei che fa male», perché le donne sposate a uno stesso uomo sono l’una la ferita dell’altra. In Tagikistan l’uomo paga allo Stato 500 dollari per ogni moglie successiva alla prima, fino a un massimo di quattro, a patto che assicuri a ognuna una residenza separata. Nel 625, quando Maometto fu sconfitto dai Meccani, l’improvviso aumento delle vedove, prive di qualsiasi tutela nella società del tempo. In simile occasione è stato rivelato il versetto: «Se temete di non essere equi con gli orfani, sposate allora, di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro possesso; questo sarà più atto a non farvi deviare» (IV, 3). Nei paesi musulmani, dove è ancora ammessa, la forma più diffusa di poligamia è la bigamia. Di solito l’uomo prende una seconda sposa quando la prima è anziana. La poligamia (prevista in 708 società su 849) sarebbe motivata dalla necessità dell’uomo di trasmettere il patrimonio genetico. La fedeltà della donna servirebbe a tutelarlo dal rischio di allevare il figlio un altro (cosa che, secondo i risultati di una ricerca americana degli anni Quaranta, avviene una volta su dieci). Secondo George Murdock, antropologo americano, la poligamia è stata «la forma di matrimonio preferita dalla maggioranza delle culture». Umm Musà, sposa del califfo al-Mansur (754-775), pretese nel contratto matrimoniale che il marito rinunciasse a prendere un’altra moglie o una concubina. Lui tentò più volte di far annullare la clausola, ma lei riuscì sempre a corrompere i giudici con doni sontuosi. Quando Umm morì, i cortigiani offrirono ad al-Mansur cento vergini per festeggiare la riacquistata libertà. In Thailandia, dove la poligamia fu abolita più di sessant’anni fa, molti uomini continuano ad avere una seconda donna, detta «mia noi». Nelle famiglie ricche dell’antico Egitto esisteva la poligamia, anche se la moglie era una sola (le altre restavano concubine). All’epoca di Ramesse III risale una delle cospirazioni meglio documentate dell’Egitto faraonico: una sposa secondaria aveva organizzato l’assassinio del sovrano per favorire la successione al trono di suo figlio. Salomone, secondo l’Antico Testamento, aveva 300 mogli. «Presso gli Spartani è costume che tre o quattro uomini, e anche di più se sono fratelli, abbiano una sola moglie, e i figli di costoro sono comuni. Ed è costume lodato che se uno ha avuto figli in numero sufficiente, ceda la moglie ad un amico» (Polibio). Nell’occidente precristiano molti popoli (tra cui germani e slavi) praticavano la poligamia, riservata a ricchi e aristocratici. Nel mondo classico greco e romano il matrimonio monogamico era la regola. Ma il pater familias poteva avere schiave e concubine. Nella penisola araba dell’epoca preislamica non c’erano limiti al numero di mogli che un uomo poteva avere. Ora il 70% degli uomini ha una sola moglie, il 16% due, il 6% tre e il 2% quattro. In Tunisia la poligamia è vietata dal 1957. È proibita anche in Marocco e in Turchia. In Libia è stata da poco reintrodotta in nome della legge musulmana: ogni uomo può sposare sino a quattro mogli nel pieno rispetto del Corano Ramzan Kadyrov, primo ministro ceceno, vorrebbe reintrodurre la poligamia, concedendo al massimo quattro mogli a ciascun uomo. Le donne cecene hanno commentato che i loro mariti non riescono a mantenere una donna, figuriamoci quattro. In Italia ci sarebbero almeno 12mila poligami. La docente Roberta Aluffi: «L’immigrazione è il grande canale. Dei matrimoni all’estero non sappiamo e quelli celebrati qui in moschea per noi hanno valore nullo». La poligamia non esiste nel codice italiano che parla solo di bigamia, punita con il carcere fino a 5 anni. Per il ricongiungimento familiare l’Italia si rifà alla legislazione europea, che permette la «riunione» solo con la prima moglie. Sono circa 50mila gli italiani convertiti all’Islam; si calcola che quasi il 2% di loro sia poligamo. Le vedove bianche italiane nei primi anni del Novecento. Donne sposate a uomini che emigravano all’estero, i quali, giunti là, si formavano nuove famiglie e si sposavano una seconda volta. In Francia la poligamia è illegale dal 1945, anche se si calcola che nel Paese vivano dalle 20mila alle 30mila coppie poligame. La pena per chi ha più mogli è un’ammenda e al massimo un anno di reclusione. In Germania vivono almeno 50mila coppie poligame. L’articolo 1036 del codice civile punisce il poligamo con tre anni di reclusione o con una multa di 20mila euro, ma nei confronti della comunità islamica la legge non viene di fatto applicata. Una sentenza della corte d’appello della Renania-Palatinato ha stabilito che le seconde mogli degli immigrati devono essere tutelate quando sposate in paesi dove la poligamia è legale. L’articolo 217 del codice penale spagnolo stabilisce la poligamia come reato con un massimo di due anni di carcere. La Gran Bretagna non ammette la poligamia, ma chi ha sposato più donne dove questa è legale ha diritto ai sussidi dello Stato: all’uomo e alla prima moglie sono pagati come a una coppia regolare, mentre per le altre mogli si fa una media tra quanto spetterebbe loro come single e quanto come donne sposate. Si sta studiando una legge che permetta di dividere tra più mogli l’eredità. Nello Utah sono 49mila le persone che vivono in comunità poligame. Si tratta di mormoni che la loro Chiesa formalmente scomunica e che sarebbero fuorilegge, anche se non vengono perseguiti. La poligamia nello Utah è stata abrogata nel 1890, altrimenti lo Stato non avrebbe potuto far parte degli Usa Il presidente del Sudafrica Jacob Zuma ha venti figli (legittimi) dalle sue cinque mogli. Altre sue spose: una si è suicidata, da un’altra ha divorziato, mentre la nipote del re Sobhuza III dello Swaziland è stata lasciata a un passo dall’altare. Frase: «Ci sono molti politici con amanti e figli che li nascondono per far finta di essere monogami. Io preferisco essere franco». Vittorio De Sica aveva due famiglie: una con la prima moglie Giuditta Rissone e la loro figlia Emilia, l’altra con Maria Mercader e i due figli Manuel e Christian. Faceva tutto doppio: mangiava due volte (presto, all’orario dei bambini, in una casa, tardi, nell’altra, curando di separare i carboidrati dalle proteine), si addormentava presso la famiglia che tirava tardi, per alzarsi all’alba e mettersi a letto presso l’altra, in tempo per farsi salutare dai maschietti che andavano a scuola (compensava con pisolini sul set). Festeggiava sempre anche due Capodanni: «Alle undici e mezza faceva con noi, poi pigliava un taxi e faceva mezzanotte con mia sorella e l’altra famiglia», racconta Christian De Sica. L’uomo con il maggior numero di mogli è stato il keniano Mzee Ancentus Akuku, soprannominato “Danger”, morto nel 2010 a 92 anni. Ha sposato 130 donne, divorziato una ottantina di volte e avuto 210 figli. Il suo primo matrimonio fu nel 1939, l’ultimo nel 1997, quando aveva 79 anni, con una 18enne. Tuttavia gli furono riconosciuti solo 40 matrimoni dalle leggi della sua etnia, i Luo. Dice di sé: «Nella mia vita sono stato considerato molto affascinante, nessuna donna riusciva a resistere al mio fascino, ero come una calamita, gli altri uomini di fronte a me scomparivano». «Preferisco la poligamia e la poliandria» (Mick Jagger) Poliamoristi, cioè quelli convinti che si possa avere più di un amore contemporaneamente. Si tratta di un movimento nato negli anni Sessanta che ancora oggi ha parecchi seguaci (tra cui non pochi vip, come l’attrice Tilda Swinton e il fondatore di Playboy, Hugh Hefner). A New York è da poco nata un’organizzazione con sito internet (www.poly-nyc.com) che raggruppa persone che hanno impostato la vita di coppia all’insegna dell’amore plurimo. Secondo un sondaggio circa sette americani su cento sono coinvolti in relazioni aperte. Nel Tibet era diffuso il matrimonio poliandrico adelfico: la donna sposava un uomo e tutti i suoi fratelli. Il più anziano dominava gli altri come fosse il padre, stabilendo chi e quando poteva andare con la donna. La giornalista egiziana Hayam Dorbek che andò in televisione a elogiare la poligamia come strumento di liberazione per la donna: per essere aiutata in casa, per soddisfare i desideri sessuali del marito in ogni istante (l’Islam proibisce alle moglie di negarsi), per educare meglio i figli eccetera. Il caso di Allegra Mostyn-Owen, ex moglie del sindaco di Londra Boris Johnson. Racconta: «Mi sono resa conto che non potevo più concepire bambini, così mi sono accordata con uomo musulmano che se avesse scelto una buona partner, sarei stata felice di vivere in una famiglia allargata». «Mentre presso i popoli poligamici ogni donna trova chi la mantiene, presso i popoli monogamici il numero delle donne maritate è limitato, e rimane un numero infinito di donne private di sostegno, che nelle classi superiori vegetano come inutili zitelle, e nelle classi inferiori sono costrette a pesanti lavori inadatti a loro, oppure diventano prostitute e conducono una vita triste e infamante» (Arthur Schopenhauer)