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 2014  ottobre 21 Martedì calendario

Regione Piemonte, Monica Cerutti e Aldo Reschigna sono i due assessori che rischiano il processo per l’inchiesta sui rimborsi facili. Pronti a rimettere le deleghe ma Chiamparino ha respinto le dimissioni

La cattiva stella della Regione Piemonte colpisce anche la giunta di Sergio Chiamparino: rischiano il processo nell’inchiesta sui rimborsi facili l’assessore alle Pari Opportunità Monica Cerutti e, soprattutto, il vice presidente e assessore al Bilancio, Aldo Reschigna. A loro Chiamparino ha espresso subito «piena fiducia» respingendo la loro disponibilità a rimettere le deleghe.

DOCCIA FREDDA
La doccia fredda è arrivata ieri quando il gip Roberto Ruscello ha detto no alle archiviazioni proposte dalla Procura e disposto l’imputazione coatta per peculato per loro e altri otto ex colleghi. Contestati i rimborsi nell’attività di consiglieri regionali nella scorsa legislatura. Tra loro anche l’attuale segretario del Pd Piemonte, Davide Gariglio, e il senatore Stefano Lepri. Archiviate definitivamente invece le posizioni di altri sei esponenti del centrosinistra.
L’inchiesta è quella delle famose “mutande verdi” che aveva inguaiato l’ex governatore Roberto Cota e praticamente tutta la sua maggioranza di centrodestra per il presunto uso allegro dei fondi dei gruppi regionali in Consiglio. Ironia della sorte proprio oggi si aprirà a Torino il processo per lui e altri 24 ex consiglieri regionali dopo che in quattro erano stati condannati in abbreviato e altri 14 avevano patteggiato. Salvo rinvii nel caso si decida di aspettare per consentire di riunire i due filoni.
Al centro della disquisizione soprattutto l’uso dei fondi per pranzi, cene e caffè: per il gip «bisogni» e non «attività politica», quindi non giustificabili neanche se in concomitanza di riunioni. Criteri più «stretti», che però secondo la procura non smentiscono l’impostazione seguita, «sono sostanzialmente quelli che avevamo individuato anche noi - dice il procuratore aggiunto Andrea Beconi - solo con alcune valutazioni diverse: per questo decideremo se adeguarci alle nuove disposizioni o se rimanere sulle nostre posizioni e ribadirle in udienza».

LA BUFERA
Ma la vera bufera per Chiamparino è sul fronte politico. Mentre la Lega Nord parla di «una doppia morale», il Movimento 5Stelle e Forza Italia chiedono «coerenza». «Quando abbiamo fatto le liste non avevamo rinviati a giudizio, se le cose cambieranno si vedrà», ha ribattuto Chiamparino spiegando che per «buonsenso» attenderà l’eventuale sentenza di primo grado. Anche perché «stiamo parlando al massimo di un uso improprio del denaro per attività politica, e non di un uso privatistico» ha ribadito Chiamparino.
«Non ho mai usato un euro per spese personali» ha rincarato Reschigna. Infatti nessuna contestazione è mossa a Reschigna per la sua attività di consigliere, ma solo in qualità di allora capogruppo del Pd: 6.589 euro spesi per pranzi e cene dell’intero Gruppo consiliare, di cui oltre mille per la cena di Natale, che secondo il gip sono spese che «appaiono estranee alle esigenze di funzionamento del gruppo». La parola ora passa di nuovo ai giudici: la procura ha dieci giorni per formulare le nuove imputazioni che un altro gup dovrà valutare in udienza preliminare per decidere se e chi mandare a processo.