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 2014  ottobre 21 Martedì calendario

LE NOSTRE CITTÀ SONO TROPPO ILLUMINATE. I NEON FANNO MALE E UN TEAM DI ESPERTI DEL PROGETTO SPAGNOLO “CITIES AT NIGHT” CORRE AI RIPARI PER DIFENDERE LA NOSTRA SALUTE, L’ECOSISTEMA E I DELICATI EQUILIBRI DEL PIANETA UNA MAPPA DELLA LUCE PER SALVARE IL MONDO

Dimmi quanto ti illumini e ti dirò come potrai danneggiare la nostra salute, l’ecosistema e i delicati equilibri del pianeta. Addio al mito delle città sfavillanti di colori e luci al neon, che erano viste come sinonimo di opulenza e di progresso. Se il mondo fosse una gigantesca Las Vegas, una Times Square estesa all’infinito, saremmo spacciati.
Ma ora la soluzione — in tempi che sono di ristrettezze energetiche e di coscienza ambientale insieme — viene dal cielo. C’è un serbatoio formidabile di foto — 300mila almeno — scattate dagli astronauti della stazione spaziale internazionale Iss, disponibili nell’archivio pubblico del Johnson Space Center. Si tratta solo di analizzarle, confrontarle, catalogarle, per poter trarre le somme. Immagini notturne di un pianeta malato di eccesso d’illuminazione. A tentare la monumentale impresa, un progetto spagnolo, “Cities at Night”, che arrancò con qualche lentezza e difficoltà tre anni fa, ma che ora ha avuto uno straordinario impulso sia per la pubblicità che gli ha fatto la Nasa, sia per la trovata di un giovane astrofisico della Universidad Complutense di Madrid: ingaggiare un piccolo esercito di volontari che si prestino a realizzare l’opera di classificazione delle foto.
In premio, né più né meno, l’orgoglio di poter dire di aver contribuito ad attenuare gli effetti nefasti della contaminazione luminosa. Ammesso che la radiografia che ne verrà fuori induca i politici a rettificare in modo saggio l’amministrazione del territorio. Soluzioni drastiche, in realtà, si imporrebbero se è vero — come sostengono i promotori dell’iniziativa — che l’esposizione notturna alla luce colpisce i cicli del sonno, favorisce lo sviluppo di alcuni tipi di cancro, danneggia la biodiversità, mette in pericolo la sicurezza del traffico, ha conseguenze sullo spreco di energia e di risorse, è un tipo di contaminazione che si ripercuote anche su quella atmosferica. Una vera catastrofe del nostro tempo. Alla quale i “volontari digitali”, ingaggiati a migliaia attraverso la piattaforma crowdcrafting.org, cercano di porre rimedio con il loro paziente lavoro di classificazione delle immagini dell’Iss.
Un compito che può essere svolto solo, con pazienza certosina, da persone perché i computer — per quanto sofisticati — non sono in grado di distinguere correttamente nelle immagini le stelle dalle luci artificiali di una città. E non solo: per ridurre al minimo le possibilità di errore, la stessa foto viene esaminata da diversi volontari. Insomma, per completare l’opera, e poter quindi emettere una diagnosi sullo stato di salute della Terra malata di troppa luce, ci vorrà ancora almeno un anno di tempo.
Alessandro Oppes, la Repubblica 21/10/2014