Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/10/2014, 21 ottobre 2014
PERISCOPIO
Tv ed editoria, Mediaset e Mondadori non sono più le macchine da soldi di anni fa. Daniele Manca. Corsera.
L’anima di Berlusconi è già uscita dal suo corpo ed è entrata nel corpo di Renzi. Il premier prosegue il lavoro di Berlusconi. Sabina Guzzanti.
(mfimage) Ho sempre pensato che Sabina Guzzanti fosse una Grillo senza avere avuto il coraggio di essere Grillo. Vorrei sapere: fai satira o fai politica? Andrea Scanzi in Grillo & Casaleggio.
Sono molto più stronza di come mi dipingete. Sabina Guzzanti.
Naturalmente i miei amici di sinistra sono persone normali. Ma sono di sinistra cioè persone che criticano, criticano, criticano, sempre. E io forse di questo sono stanco. Io non voglio più essere critico. Vorrei solo costruire, collaborare, dare una mano, vedere il buono nelle cose e nelle persone, non fare più le bucce al mondo. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori.
Fabio Cusin, l’anti storico d’Italia, considerava che l’eterno modello di governo italiano fosse la signoria quattrocentesca. Non idee, ma clientele. Non programmi diversi di società a confronto, ma la pura e dura lotta per la presa del potere. Una volta insediato il nuovo signore al posto del vecchio, nulla cambiava. La corte si adattava a servire il nuovo padrone, il cui stile di governo, alla fine, non si discostava dal predecessore. Curzio Maltese. ilvenerdì.
Nel corso degli anni, in Italia, il potere statale si è diluito e frantumato in innumerevoli potentati quasi autonomi che spesso mirano solo ad accrescere il proprio potere e a fare i propri interessi. Danno questa impressione il Senato, la Camera, i partiti che li costituiscono, il governo nazionale, le amministrazioni delle regioni speciali e non speciali, le province, i comuni, poi la magistratura, nelle sue diverse forme, la Banca d’Italia, le autorità, i sindacati, i gruppi di pressione, gli enti inutili. Tutti hanno privilegi da conservare, interessi da difendere, denaro da chiedere e, sebbene tutti invochino drastiche riforme, nessuno accetta di rinunciare a qualcosa che ha già. Francesco Alberoni. Il Giornale.
Il processo che si sta celebrando a Palermo sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra ha un impianto giornalistico che, dal punto di vista tecnico-giuridico, non regge. Giuseppe Di Lello, ex giudice istruttore del pool di Giovanni Falcone. La Stampa.
Ci fu un momento, 20 anni e rotti fa, in cui la Procura di Milano era considerata come una cattedrale piena di santi e di madonne. La madonna era Antonio Di Pietro. I santi erano Borrelli (il capo carismatico), Davigo, Colombo eccetera. I magistrati, in particolare i rappresentanti della pubblica accusa, furono protagonisti di una svolta assai apprezzata dal popolo, stanco della Balena bianca, dei socialisti (ladri per definizione, allora) e di qualsiasi partito che non fosse tinto di vermiglio. Adesso il pool di Milano è ridotto a pollaio. Vittorio Feltri. Il Giornale.
Se vuole, le dico che cosa sto facendo in questo momento: ho le mani impicciate col torchio per fare il vino: 13,3 gradi, una meraviglia. Ma adesso basta fare il contadino, è tempo di tornare in pista. Antonio Di Pietro.
Per pagare la Tasi un comune ha fornito queste indicazioni: «Cercare il contratto di locazione, sperando che ci siano tutti i dati per il calcolo della Tasi; in caso contrario, contattare il proprietario, in ipotesi anche pro rata temporis, se ho cambiato casa nel corso dell’anno». Viviamo in un paese governato da persone che pensano che i contribuenti siano degli agrumi, che i liberi professionisti dovrebbero lavorare per lo Stato, che i dipendenti pubblici, notoriamente oberati di lavoro quotidiano, possono continuare a girarsi i pollici, tanto il lavoro viene esternalizzato a costo zero. In Francia la Tasi si chiama Taxe de habitation e il contribuente riceve un foglio con l’importo e la data entro la quale pagare, tutto calcolato dalla stessa amministrazione. Piero Ostellino. Corsera.
La Radio non è la preistoria dei mass media, ma è qualcosa in più, di magico e di imbattibile. La Radio è insuperabile perché è l’unico medium compatibile con la vita: tu puoi farti la barba, puoi lavorare, puoi guidare, puoi correre e fare sport, puoi fare ogni cosa mentre ascolti la radio. Con la tv, il tablet, il pc, no. Ti occupano la vista. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Il superiore dei gesuiti: «Può esserci più amore cristiano in un’un unione canonicamente irregolare che in una coppia sposata in chiesa». È, questa, una rivelazione. Ma il significato qual è? Meglio non sposarsi in chiesa per essere più cristiani? Meglio non pregare perché ci sono tanti farisei che pregano? O meglio non diventare gesuiti, per rimanere un po’ cristiani? Francesco Agnoli. Il Foglio.
Sino alla sua tarda età F. non parlerà pubblicamente di Auschwitz, ov’era finito col padre, miracolosamente salvati, entrambi, dal tedesco e dall’arrivo (in anticipo sul previsto) delle truppe sovietiche. Né lo fa alla cena con noi. Ma, a un certo punto, un cane comincia ad abbaiare in strada (per il caldo, le finestre sono aperte). F. comincia, prima a tremare, poi a urlare come impazzito. Viene portato a casa dalla giovane moglie e io vengo accompagnato a letto. Quell’innocente abbaiare gli ha reso presenti i cani-lupo che le SS scatenavano contro i deportati che decidevano di farla finita buttandosi contro le reti elettrificate segnanti i confini del campo: costoro morivano bruciati dalle scosse e sbranati dagli animali, che i tedeschi aizzavano per la rabbia che qualcuno potesse scegliere di decidere della propria vita, finendola con un’affermazione di dignità e libertà. Enrico Finzi, La vita è piena di trucchi. Bompiani.
La zia Teresa del poeta Andrea Zanzotto, proprietaria di una cartoleria, dal giorno in cui la maestra confessò di «non aver capito nulla» della sua raccolta d’esordio, del 1951, cominciò a raccomandare orgogliosa quel libro ai suoi clienti: «Mio nipote scrive poesie che neanche le maestre riescono a capire». Marzio Breda. Corsera.
Claudio Magris è lo scrittore italiano più sovravvalutato. Camillo Langone. Libero.
Sono un accanito manzoniano. Leggevo un anno i Promessi sposi e un anno Fermo e Lucia. Adesso li leggo ambedue ogni anno. Paolo Isotta. il Foglio.
Assenza / più acuta presenza. Attilio Bertolucci, poeta.
Morire è tornare a Dio senza conoscerne l’indirizzo. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/10/2014