
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Che cosa sarà venuto in mente a Berlusconi, l’altra sera, di tirar fuori il presidenzialismo, provocando titoloni di giornali, decine di dichiarazioni pro e contro e soprattutto l’irritazione di Bossi che ha dichiarato: «Presidenzialismo? un’idea che ha sempre avuto Berlusconi. Noi non abbiamo mai pensato al presidenzialismo».
• Già, il presidenzialismo. Che roba è?
Il presidente del Consiglio viene eletto dal popolo, fa a meno del voto di fiducia, nomina e revoca i ministri, scioglie le Camere a suo piacimento, eccetera eccetera. Sa perché Bossi non può essere contrario? Perché i poteri che le ho appena elencato – e che Berlusconi ha evocato in conferenza stampa descrivendo la propria impotenza – stavano nella riforma federalista votata nel 2005 e che poi finì in soffitta a causa del referendum organizzato dal centro-sinistra. Riforma federalista e premierato forte, o presidenzialismo che dir si voglia: due cose che dalle nostre parti sono sempre andate insieme e infatti il primo maestro di Bossi, cioè il compianto professor Miglio, era fortemente federalista e fortemente presidenzialista. Ieri ha ricordato il principio anche Brunetta: «Quanto più si va verso il federalismo tanto più serve il presidenzialismo. Considerando quindi che è già cambiata molto la nostra vita politica, il passo verso il presidenzialismo è breve e lungo allo stesso tempo, perchè va cambiata la Costituzione. Certo, con una riforma in senso federalista, serve un punto di garanzia più alto, rispetto agli attuali poteri del presidente della Repubblica e del premier». Cioè: se io sposto potere in periferia, devo riequilibrare al centro, istituendo un premier forte.
• Se è tutto così coerente, perché allora perché Bossi se la prende?
Perché ai primi di ottobre, quando il consiglio dei ministri varò il testo della legge delega federalista, scrivemmo tutti che entro Natale il Parlamento avrebbe dato almeno la sua prima approvazione. Invece: è andata veloce la scuola, velocissimi i provvedimenti sulla crisi (per forza), adesso la riforma del processo civile è già passata alla Camera e il Cavaliere annuncia che al primo consiglio dei ministri metterà in pista la riforma del processo penale. Di federalismo, concretamente, non si parla più. Bossi e i suoi rischiano di fare una figura barbina.
• Perché Berlusconi l’avrebbe messo da parte?
Chi lo sa. L’impressione generale è che a frenare sia Tremonti, cioè il ministro del PdL più amato dalla Lega. Risistemare lo Stato secondo le idee che ha fatto conoscere Calderoli (e che Brunetta ha definito “straordinarie”) potrebbe costare, almeno inizialmente, parecchi miliardi. La bozza di ottobre poi è passata perché nessuno ha scritto una cifra né riguardo ai costi né riguardo ai tagli. Calderoli aveva visto e rivisto i governatori delle Regioni e un mucchio di sindaci. Questi ultimi abbastanza furibondi non solo perché Tremonti gli aveva tolto un bel po’ di soldi, ma anche per la faccenda dell’Ici, abrogata dal governo nonostante quelli fossero euro che andavano ai comuni. La base federalista è inquieta, la periferia mugugna e intanto dentro il Partito democratico c’è un forte movimento che dice: dobbiamo fare il Pd del Nord e parlare con i leghisti. Lei sa quanto questo discorso può portare lontano.
• Che i leghisti potrebbero andarsene con Veltroni?
Il Pd dice che nello schieramento del centro-destra, all’apparenza tanto granitico, l’elemento di inquietudine è proprio Bossi. Se Berlusconi tira troppo la corda… Anche Calderoli ieri ha raffreddato le faccende presidenzialiste: «Presidenzialismo? Io con ismo conosco solo il federalismo». Guardi, forse sono reazioni esagerate, perché Berlusconi ha detto chiaramente che la riforma presidenzialista, se mai si dovesse fare, verrebbe in calendario non prima del 2010. Ma proprio per questo, che i leghisti ci siano saltati su per far polemica può essere parecchio significativo. Gli prudono le mani.
• Come mai, se il federalismo del 2005 aveva il presidenzialismo, quello di adesso non ce l’ha più?
Adesso i leghisti pensano che il primo federalismo da fare sia quello fiscale. Il cui risultato dovrebbe essere, naturalmente, di far restar al Nord più denari di adesso. «Quando sindaci e assessori dovranno spendere i soldi che chiedono ai cittadini e non quelli che gli passa lo Stato, staranno bene attenti prima di far porcherie»: il ragionamento è questo. Ma se fila o no, e se la legge delega preparata da Calderoli sia utile a ottenere lo scopo, questo è molto più difficile da capire. Anzi, glielo dico in un orecchio: questo non lo sa proprio nessuno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/12/2008]
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