Fabio Martini, La Stampa 22/12/2008, pagina 3, 22 dicembre 2008
La Stampa, lunedì 22 dicembre 2008 Bruno Tabacci, uno dei pochi battitori liberi della politica italiana, sorride amaro: «Berlusconi presidenzialista? Io spero che sia disponibile una certa registrazione televisiva
La Stampa, lunedì 22 dicembre 2008 Bruno Tabacci, uno dei pochi battitori liberi della politica italiana, sorride amaro: «Berlusconi presidenzialista? Io spero che sia disponibile una certa registrazione televisiva...». Tabacci, a cosa allude? «A luglio, in un dibattito televisivo, tutti mi guardarono, come dire ecco il solito prevenuto, quando dissi che se la situazione economica fosse peggiorata, Berlusconi si sarebbe rivolto direttamente agli italiani, proponendo una svolta presidenzialista. Ora ha fatto l’assaggio, ma si possono immaginare i passi successivi. Dirà: cari italiani, vi avevo promesso di farvi diventare più ricchi, non ci riesco perché la Repubblica è mal strutturata. E dunque, vi offro una Camera di 300 deputati e un Senato di 150 senatori, con in più, un presidente eletto dal popolo. Dopodiché, qui parla Tabacci, se l’opposizione si opporrà non garantendo la maggioranza qualificata, Berlusconi proverà la forzatura referendaria. Un vero referendum su di lui. Che gli consenta di arrivare al Quirinale. Con pieni poteri». Ammesso e non concesso che proprio questo sia il percorso immaginato dal Presidente del Consiglio, riconoscerà che non è delitto proporre una profonda riforma costituzionale? «Certo che è legittimo, ma sarà consentito combatterla questa ipotesi? Buttarla sul presidenzialismo, è un modo per sfuggire dalle difficoltà dell’azione quotidiana di governo, nella quale Berlusconi mostra di non avere senso strategico. E anziché sporcarsi le mani con questi problemi, lui la butta sui poteri presidenziali». Berlusconi ha collocato in questa legislatura l’eventuale riforma costituzionale. Perché? «Perché immagina di poter dare lo sfratto all’attuale Presidente della Repubblica!». Boom! «Ma quale boom! L’elezione del prossimo Capo dello Stato è prevista nel 2013, dunque nella prossima legislatura di cui nessuno conosce gli equilibri. Ma con una riforma costituzionale che modificasse prima i poteri del Capo dello Stato, l’attuale Presidente della Repubblica sarebbe costretto a dimettersi». Lei non dà per scontati troppi passaggi? «No e le spiego perché. Come prima cosa Berlusconi proverà a fare un accordo sul semipresidenzialismo con una parte dell’opposizione. Veltroni non ha mai fatto mistero di volere il Sindaco d’Italia. Ma se il Pd si sveglierà e capirà di non poter aver sulla coscienza la nascita della ”dinastia berlusconiana”, la strada è obbligata: senza una maggioranza parlamentare dei due terzi, la Costituzione prevede il referendum. Se Berlusconi lo vince, l’attuale Capo dello Stato dovrà dimettersi». Nel centrodestra tutti dicono che presidenzialismo e federalismo vanno a braccetto. Perché no? «Si capisce la logica: Berlusconi prova uno scambio con la Lega. Nei prossimi mesi approveremo una riforma federalista che è poco più di un manifesto, ma serve a Bossi per sbandierarlo al Nord. E a quel punto Berlusconi punterà ad un presidenzialismo sul modello francese, immaginando di affidare le cure del governo al dottor Letta, che il premier non finisce mai di ringraziare perché svolge già il lavoro che dovrebbe competere a lui». Perché escludere che il presidenzialismo possa funzionare? «Non è adatto all’Italia, ma con Berlusconi presidente, il conflitto di interessi finirebbe per esaltarsi. E non sarebbe più una battuta immaginarsi più vicini alla Russia che alle democrazie occidentali». Fabio Martini