Giornali vari, 22 dicembre 2008
Anno V - Duecentocinquantunesima settimanaDal 15 al 22 dicembre 2008Berlusconi Sabato 20 dicembre Berlusconi ha concluso l’annata politica con una conferenza stampa di tre ore, tenuta in Villa Madama a Roma
Anno V - Duecentocinquantunesima settimana
Dal 15 al 22 dicembre 2008
Berlusconi Sabato 20 dicembre Berlusconi ha concluso l’annata politica con una conferenza stampa di tre ore, tenuta in Villa Madama a Roma. Sorridente, molto sicuro di sé, ha dato giudizi, lanciato appelli, lumeggiato il futuro e, in vista della sua presidenza del G8, ha fatto sapere di aver convinto lui gli americani a stanziare i famosi 700 miliardi per affrontare la crisi, di aver scritto lui, praticamente di suo pugno, i sei punti che Sarkozy adoperò per mediare tra russi e georgiani e por fine alla guerra, e di essere stato ancora lui, in qualche modo che non ha spiegato, ad aver abbassato il tasso di sconto, decisione che stranamente ai più risultava presa a Francoforte.
Presidenzialismo La questione più controversa è stata quella del presidenzialismo. Rispondendo a una domanda di Luca Mariani dell’Agenzia Italia, il premier ha descritto la propria impotenza di primo ministro e auspicato l’adozione del ”presidenzialismo”, cioè di un sistema che dia al presidente del Consiglio più poteri di quanti ne abbia adesso. una faccenda di cui si parla praticamente dall’epoca di Craxi, oggetto del contendere nella Bicamerale di D’Alema e ben presente infine nella riforma federalista del 2005 varata da Berlusconi-Bossi e poi cassata dal referendum: in quel testo il capo del governo veniva eletto dal popolo, non aveva bisogno del voto di fiducia, nominava e revocava i ministri, scioglieva le Camere a suo piacimento, ecc. Nonostante questo, Bossi, il giorno dopo, s’è messo di mezzo e ha detto che non se ne parla proprio. L’unico ”ismo” che la Lega conosce è il federalismo. Polemica abbastanza strumentale, perché anche Berlusconi aveva precisato che una riforma di quella forza non sarebbe venuta all’ordine del giorno prima del 2010.
Federalismo I leghisti in realtà temono che la legge delega di riforma in senso federale dello Stato cominci il suo iter parlamentare troppo tardi. Qualche resistenza deve esserci, perché il 3 ottobre, quando il consiglio dei ministri approvò il testo di Calderoli, si disse che la Camera avrebbe dato il primo sì entro Natale. Invece la Camera ha nel frattempo approvato la riforma del processo civile e il governo vuole mettere in pista a partire dalla prima riunione di gennaio la riforma del processo penale. Il federalismo sembra andato in soffitta. Quanto alla giustizia, Berlusconi l’ha detto con convinzione a Villa Madama: giudici giudicanti di qua e pubblici ministeri (chiamati ”avvocati dell’accusa”) di là, nessun contatto e addirittura sedi separate. Vuole poi che le indagini tornino in mano a polizia e carabinieri, com’era vent’anni fa, e che sulle intercettazioni si mettano ai magistrati forti limiti.
Settimana corta Rispondendo a Barbara Fiammeri, del Sole 24 Ore, Berlusconi ha detto di guardare con interesse all’idea tedesca di affrontare la crisi riducendo la settimana lavorativa a tre-quattro giorni. Il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, ha approvato («siamo d’accordo con la Merkel e Berlusconi è d’accordo con noi»), poi il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha spiegato che si tratta di una misura relativamente facile da adottare: un’azienda in crisi può concordare con il sindacato la cassa integrazione a rotazione e lasciare i lavoratori a casa – per esempio – il venerdì, o il venerdi e il giovedì, realizzando di fatto una settimana corta con danno minimo sul reddito dei dipendenti che verrebbe integrato dal contributo dello Stato. Tuttavia già Berlusconi in conferenza stampa e poi Sacconi si sono detti preoccupati che le aziende, profittando della crisi, procedano a ristrutturazioni selvagge con espulsioni massicce di manodopera. Tutti e due pensano che si dovrebbe nominare un’Autorità indipendente che vigilasse sulle richieste e sulle concessioni dello stato di crisi e degli ammortizzatori. In realtà già adesso i tavoli di crisi sono affollati di tre soggetti: l’impresa, il sindacato e il ministero del Lavoro. Evidentemente il governo ritiene questi ultimi due di manica troppo larga.
E inoltre Sulla questione delle donne in pensione a 65 anni, vuole che questa sia una scelta facoltativa e comunque non ha intenzione di intervenire sul sistema pensionistico; la pubblica amministrazione va digitalizzata completamente e in modo che tutti abbiano la possibilità di farsi i documenti da sé e da casa; costruire centrali nucleari in Italia e all’estero e moltiplicare le fonti d’approvvigionamento energetico dando impulso soprattutto ai rigassificatori (uno è stato inaugurato l’altro giorno a Rovigo): Berlusconi dice che il recente accordo con Gheddafi, oltre a garantirci una maggiore collaborazione della Libia sulla faccenda degli immigrati, ci metterà a disposizione maggiori quantità di petrolio e di gas. Il Cavaliere non vuol cambiare la legge elettorale per le politiche, ma sarebbe ancora disponibile a metter mano alla legge per le europee: soglia di sbarramento al 4-5%, niente preferenze in modo che si possa scegliere una rappresentanza italiana fatta di competenti, liste decise dai partiti anche per risparmiare soldi, dato che una campagna elettorale per Strasburgo costa almeno due milioni; recupero dell’evasione fiscale attraverso il federalismo; rilancio delle grandi opere, cioè recupero dei 125 miliardi di investimenti a cui il governo Prodi (trattato durante la conferenza stampa con molto rispetto) dovette rinunciare per il ricatto degli ambientalisti; politica economica di risparmi in modo da portare il debito sotto il 100 per cento del Pil; lavoro diplomatico durante la presidenza del G8 per mettere al tavolo americani e russi e fugare ogni ombra di guerra fredda.
Napoli I giudici di Napoli pensano che la classe politica di quel comune e di quella regione fosse al servizio dell’imprenditore Alfredo Romeo, titolare di appalti per centinaia di milioni per manutenere il patrimonio immobiliare di quella e di molte altre città (tra cui Roma). Romeo, due assessori e due ex assessori (tutti del Pd) sono finiti dentro e si proclamano innocenti. I giudici vorrebbero arrestare anche Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati di An, ma hanno bisogno del permesso della Camera, che non sembra incline a concederlo (c’è già stato un ”no” alla richiesta di arresto del deputato democratico Margiotta, coinvolto in un’inchiesta di Woodcock). Mentre a Pescara il sindaco D’Alfonso (Pd) appena arrestato s’è dimesso, a Napoli Bassolino e la Iervolino, che finora non risultano toccati, non vogliono andarsene nonostante le richieste di Veltroni, Cacciari, la Finocchiaro e di altri democratici illustri. C’è anche stato un appello di Berlusconi («avrei potuto commissariare la città, ma non voglio un’altra Tangentopoli»). Il Pd però è dilaniato dalle polemiche interne anche per via del risultato elettorale abruzzese: appena il 20% dei consensi contro il 33,5 delle Politiche del 2008 e il 35,4% delle Regionali del 2005, dove venne eletto Ottaviano Del Turco, arrestato quest’estate per un affare di tangenti tutto da dimostrare. Nel direzione del 19 dicembre, molto fiacca, Veltroni ha ribadito che il partito è fatto da gente perbene, che i capibastone vanno comunque mandati via, che si devono rinnovare i quadri dirigenti, eccetera. Consensi dovuti, in una situazione in cui non è disponibile alcun ricambio, e unica frecciata da D’Alema: «Il Pd è un amalgama fin qui mal riuscito».
Fini Fini, presidente della Camera, cogliendo l’occasione del settantennale, è tornato sulle leggi razziali di Mussolini, definendole un’infamia, e aggiungendo: «C’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica». Risposte accesissime da Avvenire, Civiltà cattolica e Radio Vaticana. Veltroni gli ha dato ragione, Schifani, presidente del Senato, ha calibrato una controdichiarazione prudente. Intanto Fini, cogliendo tutti di sorpresa, è volato in Afghanistan a far gli auguri alle nostre truppe.
Eluana Il padre di Eluana ha chiesto di essere lasciato in pace. Il ministro della Salute, ignorando la sentenza della Cassazione, ha proibito alle strutture ospedaliere italiane pubbliche o private di togliere il sondino, questo ha alimentato nuove polemiche (può il governo contraddire una sentenza?, eccetera). Forse, tutti d’accordo, attueremo sul serio il silenzio stampa.