Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 22 Lunedì calendario

Per volere del ministro Ignazio La Russa, è nata la Difesa-Servizi Spa, società a capitale pubblico che dovrà gestire il patrimonio immobiliare del ministero, sarà la cassaforte per gli introiti delle vendite di caserme e terreni, proteggerà vendendoli a caro prezzo i marchi storici, stipulerà i contratti di sponsorizzazione

Per volere del ministro Ignazio La Russa, è nata la Difesa-Servizi Spa, società a capitale pubblico che dovrà gestire il patrimonio immobiliare del ministero, sarà la cassaforte per gli introiti delle vendite di caserme e terreni, proteggerà vendendoli a caro prezzo i marchi storici, stipulerà i contratti di sponsorizzazione. Nei prossimi dodici mesi il ministero della Difesa dovrà risparmiare: sarà necessaria una razionalizzazione delle infrastrutture, si rivedranno i programmi di armamento e saranno tagliati anche gli uomini (passeranno da 190 mila a 120 mila circa). Altra idea: vendere le armi dismesse. «Attraverso Internet. Prima le rendiamo inutilizzabili. Poi le piazziamo ai collezionisti di tutto il mondo». In effetti in Rete esistono parecchi siti specializzati (exordinanza.net, armiusate.it, o radicaebaionette.net) con offerte di ogni tipo. Per esempio un moschetto "Carcano 91/38", che ha fatto la Seconda Guerra mondiale e poi è passato per le mani dei partigiani, viene offerto a 450 euro. Un modello 91 del 1918 «canna perfetta, ci sparo ancora», che ha fatto la Prima Guerra mondiale, dotato di cinghia in cuoio originale, può arrivare a 1.200 euro. Le pistole Beretta 34, in dotazione già al regio esercito, e passate poi agli ufficiali della Repubblica, costano 300-400 euro a pezzo. In verità la Difesa aveva già pensato ai collezionisti: un tempo vendeva attraverso aste (a prezzi ridicoli) gli automezzi dismessi, i mobili scassati, e persino i muli. C’è uno stabilimento, a Terni, ex Fabbrica delle Armi, trasformato in Museo che gestisce le vendite al pubblico. Ma le procedure sono farraginose, le richieste vengono smaltite ogni cinque anni, occorrono un sacco di permessi e gli introiti sono ridicoli. La Marina, ad esempio, ha uno stabilimento suo e ha appena messo sul mercato un fucile Enfield a 91,75 euro. Con altri trenta euro si prendono anche la baionetta e il fodero originale in cuoio: questi Enfield però valgono sui duemila euro a pezzo. Sempre a Taranto, pare che abbiano venduto uno stock di pistole Colt 1911, a novanta euro l’una, che ora troneggiano in molte collezioni private.