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 2008  dicembre 22 Lunedì calendario

Restaurato splendidamente il film di Max Ophüls su Lola Montès

Ballerina e cortigiana che infiammò le fantasie di mezz’Europa a cavallo della metà dell’Ottocento (nacque nel 1821, morì nel 1861), amante – tra gli altri – di Liszt e di Ludwing I di Baviera, Lola Montès (o Montez secondo alcuni) ha ispirato libri e film, il più famoso dei quali, diretto da Max Ophüls nel 1955, ebbe una vita agitata almeno quanto quella della sua protagonista.
Quando uscì a Parigi ebbe così pochi consensi da spingere sette registi – Cocteau, Rossellini, Becker, Christian-Jaque, Tati, Kast e Astruc – a pubblicare una lettere aperta su Le Figaro per difendere il film e il suo regista, ma non riuscirono a fermare il produttore che ritirò il film e ne modificò radicalmente il montaggio, tagliando anche alcune sequenze.
Che cosa c’era di tanto ostico nel film di Ophüls? Per prima cosa la cronologia della storia che non seguiva in maniera lineare gli avvenimenti salienti della vita di Lola Montès, ma ne usava gli ultimi anni, quando si era ridotta a fare da attrazione in un circo americano, per «incorniciare» una serie di eventi del passato che ogni tanto interrompevano lo spettacolo circense, come tante parentesi innescate dalla memoria e dai ricordi della protagonista. E poi, come per trasformare in immagini il motto di Lola per la quale «la vita è movimento», la macchina da presa non stava mai ferma, aggirandosi sinuosamente tra i vari personaggi, modificando continuamente la linea dell’orizzonte così da inclinare le scene e filmando carrozze, treni e navi dove la protagonista è spesso ritratta dietro o dentro una finestra, come in prigione.
Il fatto è che Ophüls, costretto dalla produzione a fare un film a grande budget con una grande star (Martine Carol, non molto adatta) pensò in qualche modo di «vendicarsi» trasformando il film in una specie di disperato ritratto di una donna costretta a dare spettacolo di se stessa e della sua vita passata. Una riflessione durissima e «scandalosa» sulla società dello spettacolo e la sua disumanità. Per tutte queste ragioni i produttori cercarono di stravolgere l’opera originale di Ophüls, che ha dovuto aspettare più di cinquant’anni per ritrovare il suo splendore originale. Grazie alla passione di Laurence Braunberger e all’impegno della Cinémathèque Française, Lola Montès torna adesso nella sua forma originale, restaurato digitalmente anche nello splendido e fiammeggiante Cinemascope.
In Italia lo pubblica in dvd la benemerita Ripley’s con una ricca dotazione di extra con curiosità e tante informazioni. Da non perdere.