Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri i mercati sono andati di nuovo giù, tutti sotto il 3% per cento tranne Londra che s’è difesa con un calo del meno 2 (il differenziale dei nostri Btp è a 381). La ragione dei crolli stavolta è chiara a tutti: ci sono 95 probabilità su cento che la Grecia fallisca e che fallisca entro il 3 ottobre.
• Come mai?
Atene dovrebbe incassare per quella data la sesta
rata di prestito, equivalente a otto miliardi di euro. Le casse di quel paese
sono vuote e se non riceverà gli otto miliardi non avrà i soldi, per esempio,
per pagare gli stipendi ai 750 mila statali. Sarà cioè il fallimento.
• Perché non dovrebbe ricevere gli otto
miliardi?
Perché s’era impegnata a un piano di tagli e
privatizzazioni che non ha rispettato. Non ha rispettato soprattutto il piano
di privatizzazioni: doveva vendere partecipazioni, immobili ecc. per una
cinquantina di miliardi e praticamente non ha neanche cominciato. Il ministro
delle Finanze Venizelos ha fatto sapere proprio ieri che sono pronte una
quindicina di misure per risparmiare. La settimana scorsa è stata varata una
patrimoniale da due miliardi, ma gli esperti di Fondo Monetario, Bce e Unione
europea dicono che non vale due miliardi, ma uno. Lei ricorderà che la Grecia
si trova in questa situazione non solo per aver vissuto al di sopra dei propri
mezzi ma anche per aver truccato i conti…
• Diciamo la
verità, l’Europa s’accorse subito che aveva truccato i conti, ma fece finta di
niente…
È vero, e non sono pronto a giurare che il piano di tagli
preteso da Fmi-Bce-Ue sia la soluzione. In ogni caso però per ottenere un altro
prestito da 110 miliardi, la Grecia s’è impegnata a tagliare e a vendere. E
coloro che prestano hanno detto fin dall’inizio che se il piano di risparmi non
fosse stato messo in atto, il versamento delle tranches del prestito si sarebbe
interrotto. I tagli che il paese dovrebbe affrontare sono tremendi: il 20% dei
750 mila statali andrebbero messi per un anno nella cosiddetta “riserva di
lavoro” al 60 per cento della busta paga con la prospettiva del licenziamento
se nel frattempo non si sarà trovata una collocazione in un altro ministero.
Venizelos promette che prima della fine dell’anno saranno smantellate una
trentina di società pubbliche. L’altro giorno circolava la notizie che le case
farmaceutiche non gli mandano più medicine essenziali perché le probabilità di
non essere pagati sono troppo alte. I cds sulla Grecia – l’assicurazione contro
il fallimento – sono arrivati a livelli stratosferici. La Merkel ieri ha
richiamato l’attenzione di tutti sul fatto che il fallimento dell’euro
significa il fallimento dell’Europa. Ieri il falco Jens Weidmann, presidente
della Bundesbank, ha detto: «L’insolvenza greca non è da escludere. Se Atene
non attuerà nei tempi previsti il programma di risanamento e riforme è
consequenziale che si blocchino i versamenti delle tranches degli aiuti di
Unione europea e Fondo monetario internazionale. Senza questi fondi la Grecia
non può onorare le scadenze sui pagamenti dei suoi titoli di Stato». Tuttavia
la posizione tedesca è oggi forse un poco più articolata. Nelle elezioni di
Berlino i liberali sono precipitati dal 9 al 2 per cento. E i liberali erano i
più convinti sostenitori del fatto che greci, italiani eccetera vanno buttati
fuori.
• Come finisce la faccenda della
Grecia, a questo punto?
Mentre io e lei discutiamo, sono riuniti in
teleconferenza Venizelos e i tre rappresentanti della troika. Venizelos ha
fatto sapere che staranno probabilmente lì tutta la notte e che alla fine della
discussione non sarà emesso nessun comunicato.
• Se la Grecia
fallisse sul serio?
Si sa già che se
dovesse accadere l’annuncio sarà dato di sabato, nella speranza di attutire il
colpo sui mercati. Atene potrà scegliere di restare nell’euro, rimborsando solo
il 15-35% del debito ai creditori. Oppure farà rivivere la dracma, nel qual
caso tutti gli euro depositati in banca si trasformeranno in dracme, a un
cambio che non è possibile per il momento prevedere ma che rifletterà in ogni
caso una pesante svalutazione (40-60%). In questo secondo caso la Grecia
comunicherà certamente ai suoi creditori che le loro spettanze non saranno
saldate. Quindi: i risparmiatori correrebbero in banca a ritirare i loro
depositi, con la speranza di stringere tra le dita degli euro e non delle
dracme. Naturalmente il sistema bancaro internazionale andrebbe in crisi, anche
perché nessuno sottoscriverebbe più i bond dei paesi più deboli. I profeti
vedono in lontananza persino la possibilità di una guerra. Non a caso la parola
che si adopera di preferenza per intitolare questo scenario è “Armageddon”
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 20 settembre 2011]
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