Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  settembre 20 Martedì calendario

Browne Ray

• Millport (Stati Uniti) 15 gennaio 1922, Bowling Green (Stati Uniti) 22 ottobre 2009. Storico • «[...] lo studioso americano accreditato come inventore dell’espressione “cultura pop”, anzi, all’inizio, “people’s culture” [...] a Bowling Green [...] insegnava da decenni [...] era arrivato dopo un dottorato in California, negli anni 60 [...] creò il primo dipartimento universitario di cultura popolare: “Quelli del dipartimento di inglese non mi volevano più — raccontò in seguito — così proposi di mettermi in proprio. Il corpo accademico si spaccò, finché il preside di economia disse ‘abbiamo cose più serie da fare, lasciamolo giocare con le sue stupidaggini’. Era un uomo saggio”. Molto saggio: 42 anni dopo la sua frase, l’export principale dell’economia americana è la cultura pop; 42 anni dopo, i professori appassionati di pop come Browne (autore e curatore di 70 libri, in clusa “The Guide to United States Popular Culture”) sembrano dei simpatici ingenui. [...] Cultura che Browne e altri valorosi studiosi anni ’60 volevano de mocratizzare, non banalizzare. Anche se poi è successo, come è noto» (Maria Laura Rodotà, “Corriere della Sera” 25/10/2009) • «[...] . Celebri i suoi studi sui fenomeni di massa come il fumetto di Topolino, i cantanti Madonna e Michael Jackson, i telefilm “Love Boat” e “Happy Days”, gli adesivi per le automobili e i romanzi romantici della serie Harlequin. [...] In ambito accademico, Browne è stato un pioniere dello studio di aspetti particolari della cultura pop come, tra gli altri, le bambole, le caramelle gommose, le t-shirts e le carte da gioco. [...]» (“la Repubblica” 29/10/2009).