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 2011  settembre 20 Martedì calendario

Passando di fronte a un concessionario di auto, vediamo allineate tre auto blu e una bianca, tutte della stessa marca e modello

Passando di fronte a un concessionario di auto, vediamo allineate tre auto blu e una bianca, tutte della stessa marca e modello. Poco dopo, senza poter vedere i dettagli, sentiamo, dal rumore del motore, che stanno portando fuori in strada una di queste auto. Così, a lume di naso, di quale colore ci aspettiamo che sia? Per quanto appena detto, probabilmente sarà blu. Sembra una domanda oziosa, ma non lo è quando una simile situazione viene presentata a un bambino di un anno, sotto forma di biglie colorate entro un contenitore, una delle quali, a casaccio, esce da un’apertura. In lavori recenti, gli psicologi Vittorio Girotto (Università di Venezia), Michel Gonzalez (Università di Aix-Marsiglia), Luca Bonatti (Università Pompeu Fabra di Barcellona) e Ernö Téglàs (Università dell’Europa Centrale a Budapest) avevano accertato che, già a un anno di età, i bambini hanno queste nostre stesse intuizioni probabilistiche. Adesso, sulla rivista Cognition, Girotto e Gonzalez sono andati un passo oltre. Hanno sondato le intuizioni probabilistiche dei bambini più grandicelli, intorno ai sei anni di età, su fenomeni e relazioni che, a differenza del colore delle palline, non sono addirittura nemmeno visibili. Ragionare probabilisticamente su situazioni e relazioni tra oggetti costruiti nella nostra mente è certo più complesso che non farlo su delle palline colorate. Immaginiamo di tagliare un cartoncino rigido a forma di triangolo in 10 fettine regolari e parallele. Mettiamo queste fettine in un sacchetto e prendiamone due a caso, ad occhi chiusi. Ci capiteranno due fettine che nel triangolo si toccavano o due fettine che nel triangolo non si toccavano? Si noti che non si richiede una stima esatta. Girotto mi spiega: «Ci basta pensare ad un campione di possibilità e poi comparare in modo approssimato quelle che favoriscono l’ipotesi "le due fettine si toccavano" e quelle che favoriscono l’ipotesi "le due fettine non si toccavano"». Ebbene, chiedo, quali sono stati i risultati? «Nei nostri esperimenti abbiamo scoperto che dai 6 anni i bambini rispondono correttamente a domande di questo tipo e che a partire dai 9 anni hanno raggiunto la piena competenza degli adulti (ovviamente adulti non esperti di calcolo probabilistico)». L’importanza di questi dati è duplice. Da un lato si segue lo sviluppo naturale nel bambino di una capacità cognitiva fondamentale, il calcolo approssimativo delle probabilità. Dall’altro verifichiamo come questo si applichi a situazioni mai incontrate prima (un triangolo ritagliato a fettine) e a relazioni mai considerate prima (se due fettine prese a caso si toccano o meno nel triangolo di partenza). I loro risultati dimostrano, che, anche senza istruzione, le persone possiedono una competenza di base che permette loro di decidere quale di due eventi è più probabile senza fare un’enumerazione completa di tutte le possibilità. Un altro lavoro, appena pubblicato da questi stessi autori su Science insieme ai loro co-autori americani Joshua Tenenbaum (Mit) ed Edward Vul (Università della California a San Diego) ritorna sui bambini di un anno e combina le probabilità con delle caratteristiche fisiche. Per esempio, la prossimità di una pallina di un certo colore all’apertura del contenitore. Per darci un’idea della loro serie di sottili esperimenti, torniamo al caso del concessionario. Non solo abbiamo notato le tre auto blu e la singola auto bianca, ma abbiamo anche notato un’attimo prima che l’auto bianca era vicinissima all’uscita. Forse, a dispetto del numero, ora ci aspettiamo che esca l’auto bianca. E se invece avessimo osservato questa situazione non un attimo prima, ma il giorno precedente? E avessimo nel frattempo udito vari motori in moto, prima che uscisse fuori qualsiasi auto. Cosa ci aspetteremmo? In sintesi, già a un anno di vita, come noi, i bambini sanno ben combinare la pura probabilità (tre blu contro una bianca) con delle circostanze come questa (vicinanza all’uscita) che contano diversamente se sono state osservate un attimo prima o un più lungo tempo addietro. Luca Bonatti conclude dicendomi che possiamo cominciare a spiegare come lo sviluppo dell’intelligenza nei bambini prepari l’adulto a ragionare in modo sempre più raffinato e a prevedere cosa accadrà in una realtà complessa, nella quale le frequenze di eventi passati e le condizioni materiali degli oggetti coinvolti si compenetrano finemente.