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 2011  settembre 20 Martedì calendario

EROS LETTERARIO

Il libro più dirompente, scandaloso e divertente della stagione è La casa dei buchi in uscita in Italia da Bompiani, con il quale Nicholson Baker è riuscito a conciliare la raffinata lettura psicologica dei personaggi, che ha reso ammirevoli i romanzi precedenti, con il piacere di raccontare per condividere e intrattenere. "Storie di letto", ha titolato il Financial Times che gli ha dedicato la copertina del suo inserto culturale e di questo davvero si tratta: una surreale fantasia sessuale, dove all´inizio della storia la gente entrando attraverso tunnel o sottoscala finisce in una sorta di spa sessuale dove le fantasie più selvagge vengono realizzate.
Per raccontare queste stravaganze il modello che lo scrittore tiene a mente è Chaucer, ma l´approccio è dichiaratamente popolare. Il New York Times ha definito il romanzo "divertente almeno quanto è sporcaccione", ma tra le sue righe si intravede una celebrazione, umanissima, della fragilità che accompagna ogni desiderio. «Ritengo che le due cose vadano sempre insieme», racconta Baker nella sua casa di South Berwick, nel Maine, dove vive con la moglie e i figli da quando ha abbandonato New York «e guai ad affrontare questa constatazione senza ironia, le conseguenze potrebbero essere disastrose».
Si può conciliare il sesso con l´umorismo?
«Il sesso è una cosa estremamente seria, ma lo si può raccontare con umorismo».
Come mai ha deciso di scrivere un libro così esplicito?
«All´inizio della mia carriera avevo già scritto altri libri "sporchi", come mi piace definirli, ma ora sentivo di affrontare l´argomento perché i tempi sono cambiati: parliamo e sappiamo molto più di sesso, e siamo costretti ad affrontarlo diversamente. Mi auguro che il mio libro abbia contribuito a creare una riflessione rilassante sull´argomento, senza aprire infiniti dibattiti che finiscono per intellettualizzare e appesantire tutto. Vede io sono un timido, fatico a socializzare con gli altri, non racconterei mai certe cose in pubblico. Eppure quando scrivo divento un esibizionista letterario».
Cosa c´è di personale in questi personaggi che si mettono così a nudo?
«Tutto, anche se i personaggi sono inventati. Comunque mia moglie è sempre la mia prima lettrice. Io penso che uno sguardo femminile sia fondamentale: rispetto a quello che crediamo noi uomini, le donne hanno molti pensieri strani e selvaggi».
Qual è il limite tra erotismo e pornografia?
«È più sottile di quello che vogliamo pensare: in inglese il termine erotico pretende di avere maggiore raffinatezza. Io devo dirle che per scrivere questo romanzo ho voluto leggere alcuni libri pornografici, e sono rimasto colpito dal fatto che in alcuni casi ho trovato una buona qualità letteraria, come nel caso di Sylvia Day, e Christine Fehaan».
Ma come si racconta il sesso?
«Spesso, come nel caso di Updike, noi scrittori usiamo la metafora per distanziare la nostra scrittura dalla pornografia. Le metafore sono rassicuranti. Io penso di usarle, invece, per sostenere la mia pornografia. Il problema è che altrimenti non si capisce perché uno dovrebbe leggere cose che raccontano il sesso invece che farlo direttamente. Oggi noi scrittori siamo anche in competizione con Internet: c´è una tale abbondanza di sesso da stordirti. Quel che ci resta, quando scriviamo, è renderlo più intimo con descrizioni coinvolgenti».
Quali sono i classici dell´erotismo?
«In primo luogo Fanny Hill, scritto dall´inglese John Cleland nel 1748. Trovo molto erotico l´Ulisse di Joyce, anche se si tratta di un erotismo molto interiore, mentre Lolita è certamente un grande romanzo, ma dal punto di vista prettamente erotico mi ha sempre colpito meno che alla grande maggioranza dei lettori. Tornando alla distinzione precedente, ritengo, che senza arrivare a considerarlo un classico, Looking for Mr. Goodbar di Judith Rossner, sia un ottimo libro nel quale quella distinzione tende a scomparire. Come nel caso di alcuni disegnatori che mi hanno influenzato enormemente quali Ferocius e Horacio Altuna».
Cosa fa scattare l´attrazione erotica?
«Ci sono alcune cose codificate, ma per gran parte l´attrazione è misteriosa, e questa è la sua forza, che a volte la rende irresistibile. Siamo sempre impazienti, e alla ricerca di cose che non abbiamo mai fatto. Nel descrivere queste cose lo scrittore si trova di fronte ad una sfida: le parole non possono sorridere o sbattere le ciglia, ma chi ha talento può trovare soluzioni di grande efficacia e suggestione, anche più che nel cinema».
L´amore platonico è vero amore?
«Si, certamente. Esistono molti matrimoni, caratterizzati da un sentimento autentico, nei quali il sesso non è l´elemento principale».
Si può amare più di una persona?
«Se parliamo di un amore che non è fraterno o filiale, direi di no. Inevitabilmente una delle due persone sarà meno amata e quindi ne soffrirà. Sono molti interessanti a riguardo i libri di Katie Roiphe, in particolare: Uncommon Arrangements: Seven Portraits of Married Life in London Literary Circles».
Come reagiscono le lettrici ai suoi libri?
«Alcune mie creazioni generano irritazione, e anche accusa di pornografia, in passaggi che i lettori maschili definiscono semplicemente erotici. Mi dispiace molto, perché ho sempre considerato le donne come le lettrici ideali, generalmente leggono meglio degli uomini. Lo vedo anche in famiglia: mia moglie legge romanzi dell´ottocento con una facilità invidiabile».
Shakespeare ha scritto "Fragilità il tuo nome è donna".
«Non ne sono tanto sicuro, gli uomini tendono ad essere più competitivi, è questa è la loro grande fragilità».
Gli antichi romani dicevano "post coitum omne animal triste est".
«Lo hanno ripetuto e continuano a ripeterlo anche i francesi, che parlano di "dolce morte". Devo dire che non ho mai provato una sensazione simile: per quanto mi riguarda provo euforia e soddisfazione».
Perché il mito di Eros è stato sempre affiancato a quello di Thanatos?
«Questo invece è un discorso diverso, da approfondire: ritengo che la morte sia affiancata al sesso nel momento in cui si ha la consapevolezza che finisca, e che quella euforia, durante la quale il corpo sente cose che non ha mai provato, rischi di finire senza generare nulla».