
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La vittoria di Musumeci e tre questioni siciliane
Tra questioni false e vere, potremmo dividere la vittoria del centro-destra e del suo candidato Nello Musumeci in tre capitoli. Primo capitolo: questo Musumeci che va a fare il presidente della Regione alla fine è un ex missino, ha addirittura chiamato suo figlio Giorgio in onore di Almirante. È proprio pacifico che un ex missino rimasto però abbastanza missino (benché non in rapporti cordiali con Ignazio La Russa) sia finito alla guida della più grande regione italiana...?
• La Sicilia è la più grande regione italiana?
Sì, prima per estensione e prima per numero di abitanti, dati aggiornati al 1° gennaio 2017. Prima Sicilia, secondo Piemonte, terza Sardegna, e quarta - solo quarta, perché lo so dove lei voleva andare a parare - la Lombardia.
• Stava dicendo delle tre parti.
Il secondo capitolo riguarda i cinque stelle. Dice Stefano Folli: è inutile tirarla per le lunghe, caro Grillo, stavolta o vincevi o non vincevi. E se non hai vinto, hai perso. Ha ragione? Che giudizio si deve dare di questo 35% pentastellato? Con il corollario che il Movimento 5 stelle è il primo partito in Sicilia, perché gli altri hanno vinto col sistema delle coalizioni che adesso i grillini chiamano «accozzaglia», parola entrata nel lessico politico grazie a Renzi? E che cosa si può immaginare a livello nazionale, cioè per le politiche dell’anno prossimo, partendo da questo voto?
• Terzo capitolo.
Il terzo capitolo, forse il più cospicuo, riguarda il Partito democratico e la sinistra che sta a sinistra del Partito democratico. La coalizione che sosteneva Fabrizio Micari ha portato a casa, più o meno, il 18,8%. Lo sostenevano sei liste: Partito democratico, gli alfaniani (Ap), i Centristi per la Sicilia (scissionisti Udc), Sicilia Futura, Partito socialista, Lista Arcobaleno. Ci interessano soprattutto i democratici, gli alfaniani e la Lista Arcobaleno sponsorizzata da Leoluca Orlando. In Sicilia vige lo sbarramento del 5% e non riusciranno a superarla, molto probabilmente, né gli alfaniani né gli Arcobaleno, fatto grave perché questo Arcobaleno era la formazione che sosteneva direttamente Micari. Il Pd starebbe intorno al 10%. Renzi ammette la sconfitta, ammette anche che è una sconfitta importante, ma invita a non far drammi perché in Sicilia, alla fine, il Pd non ha mai combinato granché, non fa testo nemmeno la vittoria di Crocetta nel 2012 perché nel 2012 la destra era spaccatissima. I renziani se la prendono con Pietro Grasso, «che ci fa ha fatto aspettare due mesi e poi ci ha detto di no» (così Davide Faraone) e anche con quelli che hanno sostenuto Claudio Fava e la sua lista dei Cento passi, cioè, nel dettaglio, Bersani e D’Alema. I quali hanno raggiunto l’obbietivo che si proponevano, quello cioè di ferire politicamente il segretario, ma a un prezzo non indifferente: hanno raccolto il 6% dei voti, che proiettati a livello nazionale significano una forza del 2-3%. Mettersi insieme per le politiche, e sia pure turandosi il naso, sembrerebbe l’unica strada. Ma ci vuole che Renzi confermi la sua disponibilità a non candidarsi premier e apra alle primarie di coalizione. E ci vuole che da sinistra gli attacchi al segretario si plachino un minimo. Sulle elezioni a maggio, per dar tempo a tutti di pacificarsi, Mattarella e Gentiloni sarebbero d’accordo.
• Mi pare che dovremmo parlare della coalizione di destra, che ha vinto bene col 39% contro il 35% grillino. E di questo Musumeci, ex missino.
Tutti gli indizi dicono che Musumeci è una bravissima persona, e togliamoci dalla testa che l’essere nati e cresciuti politicamente nel Msi sia necessariamente un marchio d’infamia. In una bella intervista di ieri ad Aldo Cazzullo, Musumeci ha raccontato che il padre votò monarchia al referendum, Uomo Qualunque alla Costituente e poi sempre Pci. Ricordare questo nel giorno in cui diventa presidente della Regione grazie anche alla spinta di Berlusconi dimostra che ha dello spirito. Senta questo passaggio dell’intervista di ieri, che mi pare dica tutto dell’uomo: «La prima tessera della Fiamma, a Militello, me la diede il padrino di Pippo, cioè di Pippo Baudo». All’obiezione che Baudo è democristianissimo, Musumeci risponde: «Sì, però sua madre ebbe un parto difficile, dovette chiamare il dottor Gulinello, medico del paese e segretario missino, nonché zio di Salvatore Carrubba che ora fa l’intellettuale a Milano. Il dottore salvò il neonato e lo fecero patrozzo, padrino come direste voi in continente. L’ideologo della sezione, l’avvocato Nello Gargano, che era stato a Salò, mi assegnò un libro di Alfredo Viani, Pagine religiose
, e il compito di tornare dopo due settimane con un riassunto scritto. Si studiava, nei partiti».
• I grillini dicono che Berlusconi ha vinto grazie a un esercito di impresentabili.
I grillini devono prendere coscienza del fatto che hanno ottenuto un risultato straordinario (proprio come dice Grillo). Nello stesso momento però interrogarsi su quello che dice Stefano Folli: come mai hanno «non vinto», cioè perso? La decisione di Di Maio che, capito come sarebbe finita, ha rinunciato al faccia a faccia televisivo con Renzi che lui stesso aveva chiesto non è una buona reazione. Per vincere le politiche bisogna ragionare, analizzare e mettersi in testa che una classe dirigente ci vuole. Probabilmente meglio formata delle Appendino e delle Raggi.
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