la Repubblica, 7 novembre 2017
Devin, una storia di ossessioni e violenze. Strage di bimbi per una lite con la suocera
NEW YORK Un passato turbolento, una corte marziale quando era in aviazione, congedato con disonore per le percosse a moglie e figlio. Un giovane violento, che si divertiva a maltrattare gli animali (per questo era stato anche indagato), un emarginato.
Devin Patrick Kelley, l’uomo che ha ucciso 26 persone – tra le quali almeno dodici bambini – riunite a pregare in una chiesa battista del profondo Texas, era «molto conosciuto e non certo per buoni motivi», raccontano quelli che lo hanno incrociato negli ultimi anni della sua vita.
Per Katy, una sua ex girlfriend conosciuta anni fa proprio in chiesa, «era profondamente malato, malato in testa, diceva spesso cose senza senso», ricorda i suoi sbalzi d’umore, le minacce dopo averlo lasciato, «gli insulti pesanti, le stranezze e i veri e propri assalti».
Aveva litigato con la suocera. E per questo avrebbe compiuto il massacro. Brittany, fidanzatina “per due mesi” (quando lei aveva 13 anni e lui 18) ricorda di aver chiamato la polizia, «perché mi perseguitava, voleva che stessi in topless, arrivò a offrirmi soldi per uscire con lui dopo la rottura, più avanti mi voleva convincere ad andare ad abitare con sua moglie».
I suoi compagni di scuola lo ricordano come «un folle, uno spostato che faceva paura», un ragazzo instabile che odiava la religione e «predicava l’ateismo», «che diceva sempre che le persone che credono in Dio sono stupide». Altri sono meno accusatori, «non era un solitario», «aveva due bambini, era un tipo piuttosto tranquillo, ma ultimamente sembrava depresso».
Viveva a New Braunfels, a una cinquantina di chilometri dalla chiesetta dove ha compiuto la strage, in una piccola casa insieme alla seconda moglie e al loro bambino di due anni e cosa abbia fatto scattare la sua follia omicida nessuno – non chi indaga, non gli amici che pure lo consideravano «pericoloso», non Trump che lo ha liquidato come ‘malato mentale’ per non parlare del problema delle armi negli Usa – lo sa spiegare.
Di recente aveva chiesto una licenza per comprare armi da fuoco, ma gli era stata negata. Non ha fatto fatica a trovarle lo stesso, tre – un fucile Ruger AR-556 e due pistole erano nella sua auto, dove si è ucciso.
Ha sparato contro decine di persone innocenti, ha preso di mira la chiesa dei suoi ex suoceri. Tra le vittime sei fanno parte di una stessa famiglia: una donna incinta e tre dei suoi figli, il cognato e il figlio di quest’ultimo. 26 morti, ma altre dieci persone ferite sono in gravissime condizioni.