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 2017  novembre 07 Martedì calendario

Con le manette di Riad e i tagli decisi dall’Opec vola il prezzo del petrolio

MILANO L’escalation delle inchieste anti-corruzione in Arabia Saudita regala una nuova giornata da incorniciare al petrolio, con il prezzo del barile di Brent salito in serata a 64 dollari, il massimo dal 2015. A tenere in quota il mercato sono le tensioni a Riad, dove l’attività del nuovo pool anti-corruzione guidato dal principe ereditario Mohammed bin Salman è partita (anche se non esistono conferme ufficiali) con il botto: l’arresto di 11 sceicchi della famiglia regnante tra cui il tycoon Al Waleed Bin Talal e di 38 tra ministri e funzionari di governo, il jolly con cui il giovanissimo figlio di Re Salman sta cercando di consolidare il potere e la presa sul Paese.
Il blitz contro l’estabilishment economico e politico nazionale ha avuto per ora un effetto boomerang: il numero due della famiglia regnante ha appena presentato a Riad alla comunità finanziaria l’ambizioso piano Vision 2030 che punta a liberare il Paese dalla dipendenza dal greggio. E sperava in un’ondata di nuovi investimenti dopo il – 16% del 2017. I partecipanti al maxi-summit però molti e di grido – potrebbero decidere ora di mettere in stand-by iniziative, in attesa di capire come andrà a finire la drammatica lotta di potere a Riad.
A complicare il quadro geopolitico mediorientale hanno contribuito ieri il lancio di un missile dallo Yemen verso l’aeroporto della capitale saudita (cui è seguita la chiusura di tutte le frontiere tra i due Paesi) e le dimissioni del premier libanese Hariri. Un altro uno-due che ha fatto salire il barile al massimo in due anni.
La corsa dell’oro nero – balzato del 38% dai minimi dello scorso giugno – ha comunque ragioni più strutturali. La decisione dell’Opec di tagliare la produzione nel settembre 2016 (non succedeva dal 2008) sembra aver raggiunto i suoi obiettivi: per la prima volta da anni, la domanda ha superato l’offerta, consentendo di ridurre di 180 milioni di barili le scorte mondiali, specie in Usa e in Europa. La strada per svuotare i magazzini è ancora lunga ma i vertici dell’Opec, questa volta, sembrano decisi a tener duro e il prossimo vertice del 30 novembre potrebbe decidere di allungare i tagli all’estrazione oltre la scadenza del marzo 2018. L’unico membro dell’organizzazione a esprimere qualche dubbio è stata la Russia: le sanzioni internazionali hanno aperto una voragine nei conti di Mosca e il Paese potrebbe essere tentato di riaprire i pozzi per colmare il buco.
Lo stesso Mohammed bin Salman non ha alcun interesse a far scendere i prezzi: uno dei capisaldi della sua politica di diversificazione dal greggio è la quotazione del 5% di Aramco, il colosso petrolifero pubblico che potrebbe valere in Borsa fino a 2mila miliardi. E il prezzo del petrolio ad alta quota, come dimostra il buon momento dei titoli petroliferi sui listini, è una conditio sine qua non per mandare in porto il collocamento senza problemi.