Il Sole 24 Ore, 7 novembre 2017
La Chiesa anglicana avverte le minerarie. I fondi della Church of England venderanno i titoli delle società estrattive che non progrediscono sul piano etico
L’approccio tradisce le radici cristiane: porte aperte alle minerarie, purché si mettano sulla retta via. Ma se non dimostrano buona volontà, i fondi di investimento della Chiesa d’Inghilterra non esiteranno a venderne i titoli.
Le nuove linee guida per la gestione, emesse ieri dai National Investing Bodies (Nib) della Church of England, suonano come un monito, piuttosto che una condanna. Ma danno un giro di vite che probabilmente non lascerà indifferente il settore. Le indicazioni arrivano da una fonte autorevole, non tanto e non solo dal punto di vista morale, quanto dal punto di vista finanziario: il fondo, con 7,9 miliardi di sterline in gestione (circa 9 miliardi di euro), nel 2016 ha guadagnato ben il 17,1% in termini di totale return, performance in parte influenzata dalla svalutazione della divisa britannica, ma tra le migliori al mondo. E altri asset manager tendono, almeno in parte, a seguirne gli standard.
La policy è «il culmine di una riflessione teologica», spiega il Nib, ma anche di consultazioni con esperti e visite in miniera effettuate nel corso di due anni. «Le preoccupazioni chiave di ordine etico nell’industria non derivano dall’attività estrattiva in sé – spiega il documento – ma dalla condotta negli affari, compresa la gestione del rischio, gli effetti delle operazioni su comunità ed economie nazionali, gli standard operativi».
La Church of England sofferma l’attenzione in particolare sulle joint venture, «che sollevano questioni serie sugli standard operativi e di bilancio». «Pensiamo che una società sia da ritenere responsabile sia delle sue operazioni dirette che di quelle indirette». Questo accenno e un altro riferimento – relativo alla pericolosità delle dighe che contengono le acque reflue delle miniere – suonano come un chiaro avvertimento in particolare a Bhp Billiton e Vale, la cui jv Samarco in Brasile ha provocato un grave disastro nel 2015 proprio per il cedimento di due dighe.
La Chiesa anglicana cercherà «dialogo e coinvolgimento» con le minerarie che dimostrino di voler migliorare le proprie pratiche. Ma si prepara a «disinvestire dalle società che rifiutano di farsi coinvolgere o che non compiono chiari progressi».