
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ma con Battisti in libertà perché l’estradizione diventa più complicata?
Dopo 36 anni di latitanza, sembrava che Cesare Battisti fosse finalmente destinato a tornare in Italia per scontare i suoi due ergastoli. Mercoledì scorso era stato arrestato al confine tra Brasile e Bolivia con l’accusa di esportazione di valuta e riciclaggio. La stampa brasiliana aveva parlato di un piano per estradarlo in Italia con una sorta di blitz ma ieri, a sorpresa, il giudice federale José Marco Lunardelli ne ha ordinato la scarcerazione. Così Battisti è tornato nella sua casa di San Paolo e la via dell’estradizione si è fatta di nuovo complicata.
• Sa che non mi ricordo bene chi è questo Battisti. Un brigatista degli anni Settanta, se non sbaglio…
No, Cesare Battisti, che oggi ha 62 anni, è stato un ex esponente dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac). Cresciuto in una famiglia comunista, da ragazzo finì nel carcere minorile di Udine per una rapina e qui fu indottrinato al marxismo-leninismo da Arrigo Cavallina, insegnante di cultura generale e di educazione fisica alle professionali. Cavallina lo fece entrare nei Pac, che in quel momento erano sparpagliati tra Milano, Verona e Padova e si finanziavano con rapine a supermercati e uffici postali. Battisti fu arrestato nel 1979 con l’accusa di essere stato l’autore di quattro delitti. Decise di non difendersi e partecipò a una sola udienza. Lo si sentì gridare al giudice Corrado Carnevali: «Stai sicuro, veniamo a prendere anche te». Nel 1981 i suoi compagni lo fecero evadere dal carcere di Frosinone. Iniziò così la sua lunga latitanza. In sua assenza si celebrarono, a partire dal 1981 e fino al 1993, nove processi che hanno coinvolto 70 giudici.
• Ma alla fine per cosa fu condannato?
Glielo faccio raccontare dal giudice Armando Spataro, una cosiddetta “toga rossa”, tanto per chiarire: «Battisti è stato condannato a due ergastoli per ben quattro omicidi. In due di essi (il maresciallo Santoro a Udine e l’agente di Ps Campagna a Milano) egli sparò materialmente in testa o alle spalle delle vittime; al terzo delitto – quello del maresciallo Sabbadin a Mestre – partecipò facendo da copertura armata al killer Diego Giacomini; del delitto Torregiani fu co-ideatore e organizzatore». Scappato in Francia, poi in Messico, poi di nuovo in Francia, il nostro uomo ebbe successo come scrittore di romanzi giallo-neri. Lo proteggeva la famosa dottrina Mitterrand (libertà ai ricercati politici stranieri purché depongano le armi), che ha permesso a tanti terroristi italiani di trovare asilo politico in Francia.
• Come è finito in Brasile?
Sarkozy, quand’era presidente della Francia, decise di abbandonare la dottrina Mitterrand e concesse l’estradizione in Italia. Ma i tribunali francesi allungarono la procedura e Battisti riuscì a scappare di nuovo, stavolta in Brasile. Qui è stato arrestato tre volte e ha passato più di quattro anni in carcere, ma la cosa più rilevante è stata la decisione dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva di negare la sua estradizione in Italia, nel 2010. Fu l’ultimo atto di Lula da capo dello Stato.
• Perché ora stava scappando in Bolivia?
Questo ancora non è chiaro. Ciò che è certo è che al momento in cui è stato arrestato, nella cittadina di Corumbà, aveva con sé un’ingente somma di denaro (6.000 dollari e 3.000 euro) che non aveva denunciato. Secondo un retroscena del Corriere della Sera, Battisti sarebbe stato spinto alla fuga verso la Bolivia da un articolo del quotidiano brasiliano O Globo sul rinnovo della richiesta di estradizione da parte dell’Italia, un articolo pubblicato due settimane fa. Secondo questa ipotesi, fare uscire la notizia sulla stampa sarebbe parte di un piano del governo brasiliano per spaventare l’ex terrorista e spingerlo a tentare la fuga: il suo arresto infatti avrebbe reso più semplice la procedura di estradizione. Comunque, il giudice che ieri ha concesso la libertà, ha imposto a Battisti di presentarsi mensilmente in tribunale per dimostrare la sua residenza e gli ha vietato di lasciare la città in cui vive senza l’autorizzazione di un giudice. Ieri, prima di imbarcarsi sul volo per tornare a San Paolo, Battisti si è fermato al bar dell’aeroporto e si è fatto fotografare mentre brindava con una birra in mano.
• E adesso che succede? Rimarrà comodo nella sua casa di San Paolo?
Sembra che l’attuale presidente Michel Temer voglia concedere l’estradizione, come gesto diplomatico per rinsaldare i rapporti con l’Italia. Difficile però che la decisione sia immediata, per due ragioni. L’Italia deve prima impegnarsi formalmente a trasformare gli ergastoli di Battisti in una condanna a 30 anni di carcere, la pena massima prevista dalla legislazione brasiliana. I trattati internazionali stabiliscono infatti che il Brasile possa estradare una persona solo se questa è stata condannata per un reato esistente nel suo codice penale, che non prevede l’ergastolo. La seconda ragione è che non è ancora chiaro se Temer possa ribaltare la decisione presa da Lula nel 2010. In ogni caso, gli avvocati di Battisti sono pronti a far ricorso alla Corte suprema brasiliana.
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