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 2017  ottobre 08 Domenica calendario

In morte di Lorenzo Gancia

Giuliana Ferraino per il Corriere della Sera Lorenzo Vallarino Gancia, 87 anni, scomparso a Canelli, in provincia di Asti, dopo una lunga malattia, non era considerato soltanto il re delle bollicine italiane. Ultimo proprietario della storica azienda, venduta ai russi nel 2012, con il suo spumante Gancia ha fatto conoscere il Piemonte dei vini in tutto il mondo. E poi si è impegnato in prima persona perché la sua terra, percorsa da centinaia di chilometri di cunicoli sotterranei, le «cattedrali», fosse riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco, nel 2014. 
Legato alla sua terra, alle tradizioni contadine e e al suo passato, Lorenzo Gancia ha però saputo guardare al futuro, quando 5 anni fa decise di vendere il gruppo fondato nella metà dell’Ottocento alla multinazionale Russian Standard, intuendo che la famiglia da sola non avrebbe retto alla competizione globale.
Oggi viene celebrato come «simbolo del successo dello spumante piemontese», come ricorda l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, la sua azienda era «punto di riferimento per il mercato della spumantizzazione italiana». Era «uno dei più famosi capitani di ventura del vino italiano, promotore della cultura enologica del nostro Paese», aggiunge Filippo Mobrici, presidente del Consorzio Land of perfection dei vini del Piemonte. Grazie a lui, Canelli può considerarsi la capitale italiana dello spumante, dove nel 1865, nella cantina di famiglia, venne prodotto il primo spumante metodo classico italiano. 
«Quasi duecento anni fa le nostre famiglie hanno iniziato un percorso che ha donato all’Italia uno dei suoi prodotti simbolo nel mondo», dicono Pia, Polina e Gigi Bosca, sesta generazione alla guida di una delle più antiche case spumantiere canellesi. «Con nostro padre Gancia coltivò il sogno del riconoscimento Unesco dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato». Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, richiama «l’alto profilo morale e l’importante ruolo avuto nella crescita economica italiana, sia come industriale sia come rappresentante dell’associazionismo di categoria, in uno dei momenti più difficili della storia del nostro Paese». Uomo dalla «grandissima intelligenza, ironia e sensibilità», lo ricorda il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, che riuscì a convincere il conte a vendergli l’ambito marchio Mirafiore durante un pranzo a casa sua. 
Ma il conte Lorenzo Vallarino Gancia non è stato solo un pioniere illuminato dell’imprenditoria. Primo presidente nazionale dei Giovani industriali di Confindustria, lottò per far uscire l’associazione dalla sua autoreferenzialità, rompendo con la cultura che definiva «chiusa e poco trasparente» dell’organizzazione. Nel 1970 divenne vicepresidente di Confindustria, con delega ai rapporti esterni, e l’anno dopo fu nominato (per 12 anni) presidente del Sole 24 Ore. Oltre agli incarichi nell’azienda di famiglia, Gancia è stato consigliere, tra l’altro, di Riso Gallo, Fiorucci moda, Buitoni, Perugina e Ausimont. 
Lontano dall’azienda, Gancia era amico dell’Avvocato Agnelli, compagno di scorribande automobilistiche giovanili, con cui condivideva l’amore per i giornali. Ma alle auto, Gancia preferiva i cavalli, la sua grande passione insieme all’Argentina, dove trascorreva 6 mesi all’anno, giocando a polo, fino a quando la salute glielo ha permesso.

Andrea Cuomo per il Giornale
In alto i calici per salutare il decano della famiglia che ha inventato lo spumante italiano. È morto ieri all’età di 87 anni Lorenzo Vallarino Gancia, imprenditore di Canelli, in provincia di Asti, già contitolare dell’omonima casa spumantistica, un gigante da 25 milioni di bottiglie annue di spumanti, vini, vermuth. La Gancia nel 2013 era passata nelle mani dei russi della Standard Russian, il colosso della vodka di Rostan Tariko, interrompendo quasi due secoli di storia italiana di un’azienda che ha fatto molto per il vino sin da quando nel 1850 Carlo Gancia, trisavolo di Lorenzo, dopo qualche anno a studiare il metodo di produzione dello Champagne direttamente in Francia decise di fondare con Edoardo la fratelli Gancia per realizzare uno spumante italiano di solo Moscato. Una scelta storica, che fece diventare Gancia un nome leggendario del vino italiano. Lorenzo aveva vissuto con dolore la russificazione del marchio di famiglia, ma aveva guidato la transizione con freddezza e serenità, consapevole del fatto che una famiglia, per quanto solida e dalla tradizione più che secolare, non potesse nulla contro il nuovo (ricco) che avanza. Ed era stato lui a convincere quei pezzi di famiglia, anche più giovani, che facevano resistenza al cambiamento, che la storia del marchio sarebbe stata meglio tutelata con i tanti rubli del magnate.
Lorenzo però non fu solo un produttore di vini. È stato un imprenditore a tutto tondo, un umanista, un piemontese legato alla sua terra. Fu lui a battersi perché i paesaggi vitivinicoli di Langhe e Roero fossero riconosciuti come Patrimonio dell’Unesco, obiettivo raggiunto nel 2014. Nella sua carriera non si era impegnato solo per la Gancia, ma aveva avuto anche incarichi presso aziende simbolo dell’Italia, da Fiorucci a Buitoni Perugina, da Riso Gallo a Ausimont. Aveva la passione per la politica industriale e aveva trascorso diversi decenni in Confindustria, dapprima come primo presidente dei Giovani Imprenditori, dal 1966 al 1970, anni in cui le nuove generazioni vedevano i «padroni» come il fumo negli occhi, e poi vicepresidente della Confederazione maggiore con delega ai rapporto esterni. In via Pantano Gancia si batté sempre per rivoltare come un calzino l’organizzazione, mettendola finalmente al passo coi tempi. Dal 1971 al 1983 fu anche presidente del Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria, e in quei dodici anni con il piglio deciso che lo contraddistingueva prese alcune decisioni drastiche che contribuirono ad azzerarne i debiti. Dicono che negli ultimi tempi soffrisse molto per le vicissitudini del quotidiano di via Monte Rosa e non se ne desse pace.
Da quando si era defilato, Lorenzo trascorreva più o meno metà della sua vita nel castello di famiglia nell’amata Canelli, nel cuore del Monferrato, e in Argentina, seconda patria dei Vallarino Gancia. Qui Lorenzo sfruttava gli sconfinati orizzonti della Pampa per coltivare la sua passione per i cavalli e per il polo, fin quando gli anni che avanzavano gli impedirono di mettersi in sella.
Ieri in tanti hanno ricordato Lorenzo, che fu anche amico di Gianni Agnelli. «Un grande maestro di vita e di impresa. Con nostro padre coltivò il sogno del riconoscimento Unesco. È un giorno triste per Canelli e per tutto il Paese», dicono Pia, Polina e Gigi Bosca, i tre fratelli a capo di un’impresa concorrente ma amica di Gancia. «Quasi 200 anni fa - ricordano - le nostre famiglie hanno iniziato un percorso che ha donato all’Italia uno dei suoi prodotti simbolo nel mondo». «Lascia il segno per il suo impegno sul territorio, gli dobbiamo molto», dice Marco Gabusi, sindaco di Canelli. Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ne celebra «l’alto profilo morale e l’importante ruolo avuto nella crescita economica italiana, sia come industriale sia come rappresentante dell’associazionismo di categoria, in uno dei momenti più difficili della storia del nostro paese».