la Repubblica, 8 ottobre 2017
Proteste e oltre 270 arresti per il compleanno di Putin
MOSCA Un poliziotto con un altoparlante invita tutti ad andare via. «La manifestazione in piazza Pushkinskaja non è autorizzata», ricorda. Attorno alla statua del padre della letteratura russa si sono raccolte circa un migliaio di persone, 700 secondo la polizia, la maggior parte giovanissimi. «Sgomberate», intima l’agente. Lo ripete più volte, senza troppa convinzione. Piove, ma i dimostranti restano. Sventolano il tricolore russo. Impugnano la Costituzione. Agitano papere gialle, diventate il simbolo della corruzione al potere. E scandiscono slogan incessantemente con la voce sempre più roca: «La Russia sarà libera», «Basta», «Chiediamo elezioni oneste». Poi s’incamminano lungo la centralissima via Tverskaja fino alla piazza Rossa. La trovano sbarrata da transenne di metallo e tornano indietro. Una «passeggiata di protesta», com’era consuetudine qualche anno fa. «Non possono negarci il diritto di camminare», ci dice Varvara, quasi 17 anni. Le forze speciali Omon scortano i manifestanti, ma non intervengono. La folla si disperde da sé. Solo circa un centinaio di irriducibili si dice pronto a pernottare in piazza del Maneggio, alle spalle del Cremlino, per chiedere che venga liberato Aleksej Navalnyj, l’oppositore 41enne che sta scontando 20 giorni di carcere.
Altrove il copione è diverso: secondo l’ong Ovd-info, a fine giornata sono almeno 271 le persone fermate in 27 città, di cui almeno 62 nella sola San Pietroburgo. Ma i numeri dell’affluenza e dei fermi sono comunque considerevolmente più bassi rispetto allo scorso 26 marzo e 12 giugno, quando decine di migliaia di persone scesero in piazza e circa 1.800 vennero fermati. Allora lo slogan era la lotta alla corruzione. Stavolta Navalnyj aveva chiesto di manifestare per sé: per la sua scarcerazione e l’ammissione della sua candidatura alle presidenziali del prossimo marzo. E aveva chiesto di farlo nel giorno del compleanno di Vladimir Putin, che ieri festeggiava 65 anni. L’età della pensione in Russia, ma non per lui che, sebbene continui a essere evasivo sul suo futuro, quasi certamente il 18 marzo correrà per un quarto mandato.
Navalnyj è pronto a sfidarlo alle urne e continua a fare campagna, benché la Commissione elettorale abbia già dichiarato che i suoi precedenti penali lo rendono ineleggibile. È stato proprio mentre si apprestava a partire per un comizio a Nizhnij Novgorod che il 29 settembre è stato fermato e, tre giorni dopo, condannato alla terza detenzione amministrativa in un anno «per aver ripetutamente organizzato cortei non autorizzati». Ieri sarebbe dovuto essere a un raduno a San Pietroburgo, città natale di Putin. Solo dopo il verdetto, ha invitato dal carcere i suoi sostenitori a scendere in piazza in un’ottantina di città.
Le proteste dovevano guastare la festa del leader del Cremlino, ma non ci sono riuscite. «Alcune persone non amano Putin né il governo, ma non vuol dire che siano pronte a sostenere Navalnyj senza riserve», ha osservato il politologo russo Valerij Solovej intervenendo sulla tv Dozhd.
Significativa, ha commentato, anche la risposta morbida delle autorità. «Non vedono Navalnyj come un serio rivale perché le proteste scemano». Di tutt’altro parere Nikolaj Ljaskin, capo del quartier generale moscovita della campagna elettorale del blogger: «Non volevano titoli sui fermi nel giorno del compleanno». Valerij Vokhmin, 19 anni, riccioli ribelli, fa parte della generazione di giovani militanti cresciuti sotto Putin tra cui la campagna di Navalnyj fa più breccia. Se gli chiedi se è deluso dalla scarsa affluenza ribatte stizzito: «È andato tutto benissimo».