la Repubblica, 8 ottobre 2017
Droni. Sempre più piccoli per voli senza regole
ROMA Trecento grammi. È quanto deve pesare un drone per volare quasi ovunque in Italia. Senza permessi, patentini, esperienza. E così il settore ha cominciato a produrne di piccoli ma quasi professionali, dopo una fase in cui sembrava potessero usarli solo operatori televisivi, forze dell’ordine, protezione civile, pompieri. «Ma è nulla rispetto a quel che vedremo entro il 2020, quando in Europa verranno di fatto liberalizzati», spiega Fabrizio D’Urso, responsabile per le certificazioni dell’Enac, l’Ente nazionale dell’aviazione civile.
Intanto continuano a volare quasi ovunque: sono escluse aree sensibili come caserme, ministeri, aeroporti, zone giudicate a rischio dalla questura. Ma anche spazi urbani popolati e città intere come Roma, che è completamente interdetta. Ne sa qualcosa quel turista malese che si è messo a pilotare un drone tra l’Arco di Costantino e la via Sacra all’ombra del Colosseo. Giocattolo sequestrato e turista denunciato. O l’americano che ad agosto ne faceva volare uno sopra il Pantheon: denuncia per violazione del divieto di sorvolo e procurato allarme. E apparecchio sequestrato.
«I droni che pesano meno di trecento grammi, con para-eliche e che non superano i sessanta chilometri all’ora, vengono giudicati inoffensivi – spiega Luciano Castro, la mente del Rome Drone Expo & Show e infatti stanno aumentando». Tanto che persino Amazon ha una categoria ad hoc. Con terminologia burocratica, vengono chiamati Aeromobili a Pilotaggio Remoto (Apr) e si può farli volare, ma lontano dagli altri. Pena l’intervento della questura.
E pensare che il comune di Los Angeles, nel suo progetto per la mobilità da centoventi miliardi di dollari, al trasporto con i droni ci sta pensando sul serio. Mentre Violeta Bulc, a capo della Direzione generale per la mobilità e i trasporti della Commissione europea, intende “farli entrare nella vita degli europei a partire dal 2019” con la creazione di U-Space, uno spazio aereo dedicato.
Intanto la European Aviation Safety Agency (Easa) è al lavoro su un quadro normativo omogeneo. «Sotto i trecento grammi e con i para-eliche, i droni possono volare in città per uso professionale, salvo eccezioni, ma se non ci sono assembramenti», chiarisce D’Urso. E in futuro? «Stiamo partecipando ai lavori dell’Easa che sta regolamentano i droni sotto i 25 chili. La bozza – continua – è stata discussa a metà settembre e verrà portata in Commissione entro fine anno per diventare legge operativa nel 2020 in tutti i Paesi Ue. La grande novità riguarda le competenze del pilota. Volevamo fossero frutto di corsi ufficiali. E invece in molti casi non sarà nemmeno richiesto un attestato, come accade adesso in Italia per i professionisti. L’altra differenza è che le regole varranno per tutti, professionisti e non. I droni saranno certificati CE, con marchi di quattro gradi diversi. E per il più alto si dovrà frequentare un corso: online. I primi due, i droni fino a novecento grammi, si potranno far volare anche in luoghi dove ci sono altre persone». E per farlo basterà aver letto il libretto di istruzioni. Soltanto.