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 2017  ottobre 08 Domenica calendario

«Scendo in campo malgrado i miei 4 processi Per la legge sono a posto». Intervista a Antonello Rizza

PALERMO A leggere i suoi capi d’imputazione, tutti d’un fiato, c’è da perdere più d’un minuto. Perché Antonello Rizza, sindaco di Priolo Gargallo, di contestazioni ne ha 22: corruzione, concussione, tentata violenza privata, associazione a delinquere, falso, truffa, intralcio alla giustizia, tentata estorsione, turbata libertà di scelta del contraente. Poi, naturalmente, l’abuso d’ufficio e via lungo una lista che sembra l’indice del codice penale. L’elenco che fa di questo candidato di Forza Italia, 52 anni, l’inarrivabile primatista dei cosiddetti “impresentabili” delle elezioni regionali siciliane. Nessuno come lui. L’aspirante onorevole Rizza (in Sicilia il titolo si estende agli eletti all’Ars) è intanto l’imputato Rizza in quattro distinti processi. Le inchieste hanno nomi che vogliono descrivere il degrado della politica: si va da “Qualunquemente” a “Tutto pagato”. Provo un certo disagio morale», dice il candidato dei record. Perché deve giustificare una simile sfilza di reati ai suoi elettori? «Macché. Perché sono sotto inchiesta da sei anni ed ancora non è arrivata una sola sentenza. Ma che Paese è questo?».
Il suo partito alla fine l’ha candidato. Malgrado tutto. «Nessuno mi ha posto il problema, guardi. Il mio casellario giudiziario è pulito come il suo: nessuna condanna. E in Italia fino al terze grado di giudizio una persona è innocente».
Ci sarebbe l’opportunità politica.
«Rispetto chi pensa che avere un procedimento in corso sia già un buon motivo per rinunciare alla candidatura. Ma io sono un uomo pratico, sa? E rispetto la legge: per la Severino posso continuare a fare il sindaco e candidarmi all’Ars. Il resto sono chiacchiere. Poi, insomma, in corsa ci sono candidati con reati più gravi».
Chi?
«Non mi faccia fare nomi».
Non è certo commendevole, per un amministratore, essere accusato di aver viaggiato gratis al seguito di anziani cui il suo Comune ha pagato le cure termali.
«Devo rispondere di una presunta spesa di 320 euro per un soggiorno climatico. Per il centro benessere di mia moglie, nella stessa occasione, ne ho pagati 5 mila. Dimostrerò che sono innocente. Ma si tratta di accuse, come dire, impalpabili».
In un altro processo deve rispondere di sussidi sociali elargiti a falsi poveri in cambio di voti per le precedenti elezioni regionali.
«Mi difenderò anche lì».
Poi l’immancabile “gettonopoli”. È imputato per un aumento del 417 per cento dell’indennità di presenza dei consiglieri.
«La Corte dei conti mi ha già assolto. Nutro fiducia anche nella magistratura ordinaria».
Pensa che dovrà spiegare qualcosa ai suoi elettori?
«Dovrò spiegare loro che ho preso un Comune sull’orlo del default e quest’anno abbiamo segnato 26 milioni di avanzo d’amministrazione. Questo è il vero record».
Insomma, si sente un perseguitato?
«No, ma dico che per gli errori giudiziari c’è gente come Enzo Tortora che ha pagato un prezzo troppo caro. Le ingiuste accuse a Mastella sono costate una crisi di governo. E anche la storia di Forza Italia è segnata da processi che non hanno avuto esito».
Arriverà anche la commissione antimafia in Sicilia a controllare le liste siciliane.
«Faccia pure. Io dico che non vedo dove sia lo scandalo. Si tirano in ballo persino parenti dei condannati, come il figlio di Genovese: per me non è giusto. A meno che un candidato non abbia accuse di mafia. Allora il discorso cambia».
Nessun disagio, in definitiva.
“Il disagio c’è ed è forte. Ma per il fatto che da sei anni sono sotto inchiesta. Uno, due, tre, quattro processi: poco importa quanti ne ho. Ma spero arrivi prima o poi una sentenza».

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Impresentabili, l’Antimafia va in Sicilia
PALERMO Sulle elezioni siciliane irrompe la commissione Antimafia. La presidente della bicamerale d’inchiesta, Rosy Bindi, sarà giovedì in Sicilia per avviare i controlli sulle liste, dopo che i nomi più criticati negli ultimi giorni sono stati comunque schierati dai partiti in vista del voto del 5 novembre. Sono almeno 22 gli aspiranti deputati regionali che hanno grane con la giustizia o con un parente inquisito, e ieri lo scontro è emerso apertamente nel centrodestra, che nonostante l’appello del candidato governatore Nello Musumeci a firmare un codice etico, ne schiera ben 17. «I nostri – dice Gianfranco Micciché, commissario forzista in Sicilia – sono tutti galantuomini, posso garantire per loro». «Gli impresentabili – gli risponde Musumeci, parlando proprio a margine di un’iniziativa elettorale di Micciché – non vanno votati». Con una postilla: «Non posso farci nulla – prosegue il candidato presidente del centrodestra – è Forza Italia che ha deciso così».
In effetti proprio gli azzurri schierano cinque nomi “a rischio”. Fra loro ci sono tutti e tre i candidati che hanno fatto esplodere il caso: Riccardo Pellegrino è stato candidato a Catania nonostante il fratello, Gaetano, sia a processo per associazione mafiosa («Ma Riccardo è incensurato», hanno precisato i suoi avvocati), Luigi Genovese è in corsa a Messina nonostante il padre Francantonio sia stato condannato a 11 anni in primo grado per truffa e altri reati (in un processo nel quale per altro sono state inflitte pene più lievi anche alla madre e allo zio) e Antonello Rizza, sindaco di Priolo, è stato rinviato a giudizio per ben 22 capi d’accusa in quattro processi.
Così esplode anche lo scontro a distanza fra grillini e centrodestra. Innescato proprio da Musumeci: «Siete voi – dice al Movimento 5 Stelle – ad avere bisogno dei politici disonesti, altrimenti non esistereste. Siete vampiri». «A Musumeci – ribatte il candidato governatore Giancarlo Cancelleri – inizia a mancare la terra sotto i piedi. Delle sue liste di impresentabili si è lavato le mani. E vorrei ricordare che quando un portavoce del nostro movimento incorre in un procedimento giudiziario grave noi lo sospendiamo».