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 2017  ottobre 08 Domenica calendario

Doping, Guido Porcellini a processo. La versione del medico: «Non avrei rovinato Filippo Magnini per 400 euro»

Guido Porcellini, l’ex oncologo le cui intercettazioni hanno coinvolto Filippo Magnini nell’inchiesta per doping della Procura di Pesaro, è a San Marino e si gode il panorama. «Guardo la bellezza del mare. Ma penso anche che uno meno ottimista di me potrebbe buttarsi di sotto».
Le accuse sono chiare e certi suoi precedenti non aiutano: tutto falso?
«Tutto nato da una stupidaggine. Ho commesso la leggerezza di comprare su internet un farmaco vietato in Italia, ma che viene usato normalmente in Inghilterra e negli Usa, per curarmi la spalla. Ho pagato una multa di 289 euro, ma mia moglie, senza pensare che ero anche il medico di Magnini, ha tirato fuori questo episodio nella nostra causa di divorzio, ed è finito nelle mani dei giornali. Ma non ho mai dato farmaci ai mie atleti, mai. Io sono un nutrizionista, un talebano dell’antidoping. Uso solo integratori di alto livello che faccio analizzare. Le pare che avrei rovinato venti anni di carriera e Magnini, con il quale faccio parte di “I’m doping free”, per guadagnare 400 euro?».
Il farmaco si chiama Hygetropin e glielo ha spedito dalla Cina un grossista di nome Jimmy: non è strano?
«”Jimmy” è il nome del distributore europeo che dà l’azienda cinese, perché noi non sappiamo scrivere in cinese. Ma è un ufficio: “Jimmy” possono essere 50 persone. Ho ordinato due scatole, una non è arrivata e l’ho pure denunciata alla Polizia postale. Secondo lei chi cerca farmaci dopanti per gli atleti li compra con la propria carta di credito dando il proprio indirizzo di casa?».
Lei è stato condannato in primo grado per commercio di cocaina: altra leggerezza?
«Un errore enorme, che pagherò caro. Ho prestato la mia macchina ad una persona che mi ha detto che andava a trovare i parenti, invece era andato a prendere della droga. Ma ho fatto appello».
Le accuse di traffico con l’estero di farmaci scaduti?
«Sostanze omeopatiche che avevo regolarmente acquistato dalla Nemed, che le importa dalla Germania, e che poi avevo dimenticato in un armadietto per un anno e mezzo».
In una intercettazione Magnini le chiede di girargli dei dati, e risulta un bonifico a suo favore di 1200 euro: a cosa si riferisce?
«Filippo è un amico, da lui non ho mai voluto un soldo. Una volta però si è offerto di rimborsarmi la benzina e io ho accettato perché ero un po’ in difficoltà. Poi, non le pare normale che un medico venga pagato? Fabio Fognini mi ha dato molto di più. I soldi di Federica Pellegrini invece li aspetto ancora».
È arrabbiato con gli atleti che ora prendono le distanze da lei?
«Ma no, li capisco: rischiano con gli sponsor, non voglio danneggiarli. No, guardi, sono arrabbiato solo con una persona».
Chi?
«Il carabiniere a capo dell’indagine. Ha cercato di stravolgere tutto. Un po’ lo capisco però: dopo aver speso 250 mila euro fra intercettazioni e perquisizioni, mandando 7 agenti dei Nas in clinica, poteva forse dire che non aveva trovato nulla?».