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 2017  ottobre 08 Domenica calendario

I nostri Pronto soccorso pronti solo per i migranti

Ad una ragazza russa di nome Ksenya, da tempo a Milano ma con un soggiorno turistico temporaneo, è stato consigliato di far venire in Italia anche il papà, gravemente afflitto da patologie neurologiche, di fingere un malore improvviso appena arrivato, di chiamare quindi un’ambulanza e ottenere con facilità ricovero ed assistenza in ospedale. Completamente a spese della collettività, a differenza del sistema sanitario russo che è invece a totale carico del paziente. A fare come Ksenya in Italia sono in molti stranieri, non solo clandestini. 
Arrivano con visto turistico o altro persino dagli Stati Uniti proprio per curarsi da noi, dove il sistema sanitario è considerato non solo eccellente ma pure, a differenza della nazione di origine, totalmente gratuito. Anche per gli immigrati irregolari. 
Nel 2016, secondo il rapporto del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, inviato nei giorni scorsi alla Commissione europea, la spesa sanitaria per gli immigrati in attesa dello status di rifugiato, è stata di 250 milioni di euro. Un capitolo di bilancio che da straordinario rischia di trasformarsi in spesa ordinaria a carico dei contribuenti, tenuto conto che l’Italia da paese di transito per gli immigrati si è trasformato in paese di soggiorno permanente per quasi 700mila irregolari. 
TUTTO GRATIS 
Per il sacrosanto principio dell’universalità e gratuità del nostro sistema sanitario, che dobbiamo difendere con i denti per preservarlo, il diritto agli interventi di emergenza e, più in generale, alle cure sanitarie di base è esteso a tutti i cittadini stranieri presenti sul territorio italiano. Il testo unico sulla Sanità garantisce assistenza sanitaria anche agli immigrati non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno (quindi anche irregolari o clandestini) per le cure ambulatoriali o per ricoveri ospedalieri urgenti o essenziali. 
Le stesse norme prevedono pure che agli immigrati irregolari sia assegnata la tessera Stp (Straniero temporaneamente presente) per poter accedere direttamente e sempre gratuitamente al medico di base. Ma ben pochi ne usufruiscono, o per ignoranza o per convenienza. 
E infatti la gran parte degli immigrati bussa al Pronto Soccorso per qualsiasi necessità, sia diagnostica, sia terapeutica senza ovviamente pagare alcun ticket. Se si dichiarano indigenti. Il risultato è il sovraffollamento endemico degli ospedali italiani. Basta recarsi in un qualsiasi Pronto Soccorso per verificare quante persone, a decine, spesso anche a centinaia, sono in attesa di una visita, o di un consulto. Solo che prima degli anni dell’immigrazione massiccia e incontrollata, i casi erano sporadici, i tempi di attesa erano tutto sommato sopportabili. Ora, con l’aumento esponenziale e progressivo della popolazione, soprattutto nelle grandi città, il transito al Pronto Soccorso si trasforma spesso in odissea con attese estenuanti nonostante medici e paramedici facciano il possibile per affrontare l’emergenza, sia pure fra i continui tagli di personale e di strutture. 
Secondo il sindacato infermieristico Nursind, che ha tracciato alcune realtà ospedaliere, l’attesa media nei Pronto Soccorsi per ottenere un ricovero può protrarsi fino a 24 ore. Se il tempo di triage, ovvero di prima valutazione, è comunque breve (dieci, quindici minuti per un paziente autonomo, cinque, dieci per uno in ambulanza), passano comunque dalle 12 alle 24 ore per ottenere un ricovero o un posto letto. Le attese sulle barelle sostiene sempre il Nursindpossono protrarsi fino a 20 ore prima di essere assegnati ai reparti. 
Tutto questo dipende in gran parte dalle croniche carenze di personale, può capitare infatti che a gestire il servizio di Pronto Soccorso, specie negli ospedali di provincia, ci sia di sera anche solo un medico. Ma è innegabile che a provocare il collasso del sistema sia anche l’aumento abnorme degli utenti, non solo italiani, che spesso impropriamente affollano i Pronto Soccorso. 
Per una visita sempre secondo il sindacato Nursind occorrono in media fino a 12 ore per un codice verde (media gravità), fino a 2 ore per un codice giallo (grave), mentre per i codici bianchi (poca o scarsa urgenza) vengono ben difficilmente visitati. 
«Ogni giorno al Pronto Soccorsospiega il primario di un grande ospedale milanesearrivano in gran numero profughi e migranti per visite od esami che non hanno alcun requisito di urgenza. Situazione aggiunge il medico che provoca ovviamente l’allungamento delle liste di attesa per le patologie meno gravi, come i codici verdi o gialli». Non fraintendiamo, l’assistenza sanitaria, anche per un immigrato irregolare, è sacrosanta, il diritto alle cure e all’emergenza deve essere garantito a chiunque. Ma va chiarito quali sono i limiti finanziari sopportabili per la collettività, tenuto conto che sempre più italiani rinunciano a curarsi per i costi sempre più elevati dei ticket e dei tempi biblici di attesa per un semplice esame diagnostico. Secondo l’Istat la spesa sanitaria in Italia nel 2016 è stata di 149.500 milioni di euro, pari al 14 per cento dell’intera spesa pubblica. Il 75 per cento è sostenuta dall’erario, il resto dal settore privato. 
LUNGHI SOGGIORNI 
L’accoglienza ai migranti, sempre secondo il rapporto del ministro Padoan ai commissari europei, è costata solo quest’anno 3 miliardi e 300 milioni di euro. A pesare di più sono le lunghe permanenze nei centri e strutture temporanee come alberghi, camping ed ostelli che tuttora ospitano ben 133.727 immigrati. 
Ma quanti sono quelli mai registrati, quelli sfuggiti ad ogni controllo e censimento che vagano per parchi, giardini, strade e edifici abbandonati? Costano anche e soprattutto questi ultimi che, quando si rivolgono al Pronto Soccorso per curarsi la bronchite, hanno persino il diritto, per legge, non solo di non pagare alcun ticket ma pure, se lo vogliono, di restare anonimi.