
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha incontrato ieri i deputati della commissione Finanze della Camera e ha risposto su tutte le questioni economico- finanziare in ballo.
• La crisi finisce o no?
Piano, piano. La relazione del governatore si può dividere in 8 capitoli. E le previsioni sul futuro del Paese stanno appena al 6°-7° posto. Draghi non ha detto cose troppo nuove, purtroppo. «Nel primo trimestre del 2009 avremo un altro calo significativo, e sarà il quarto consecutivo ». Ma, a quanto ha fatto capire il governatore, ci saranno cali anche nei trimestri successivi e il 2009 si chiuderà in perdita. A differenza di quanto hanno detto altre autorità mondiali, Draghi non s’è neanche sbilanciato sul 2010. Significa che una ripresa per l’anno prossimo non è affatto assicurata. Il governatore è un uomo prudente.
• Qualche suggerimento?
Al punto 7 c’è l’ammissione che il piano casa, quello che Berlusconi vuole varare al prossimo Consiglio dei ministri e che permetterà a tutti noi di coprire qualche terrazza o trasformare uno sgabuzzino in un bagno, «potrebbe costituire uno stimolo» soprattutto grazie alla «semplificazione degli adempimenti e a una riduzione degli oneri». Bisogna però stare attenti «all’equilibrio urbanistico» e agli eventuali conflitti di competenza tra Stato e Regioni. Altro suggerimento (al punto 5): lo Stato saldi i debiti. Secondo Draghi, la Pubblica Amministrazione è esposta con i suoi fornitori per due punti e mezzo di Pil, cioè una quarantina di miliardi. Tremonti dice che sono 30, la Confindustria parla di 70. In ogni caso, pagare a 300 giorni è un problema grossissimo e se questi soldi si sbloccassero ne verrebbe un sollievo a tutti quanti. All’ultimo punto del suo intervento, il governatore ha esortato a riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, pur ammettendo che le decisioni prese la settimana scorsa sono «opportune». Draghi non lo dice, ma qui c’è il grande ostacolo della politica (di destra e di sinistra): qualunque riforma che rendesse gli ammortizzatori in qualche modo automatici toglierebbe ai politici la decisione di chi aiutare. Cioè diminuirebbe il potere dei partiti e anche dei sindacati. La «riforma complessiva» che Draghi vorrebbe mi pare davvero un’illusione.
• Ha risposto agli attacchi di Tremonti?
Sostanzialmente, no. Ha anzi esortato le banche ad adottare i Tremonti bond. Ricorderà di che si tratta: le banche possono emettere obbligazioni particolari – dette Tremonti bond – che il ministero del Tesoro acquisterà. Le banche pagheranno un interesse del 7,5-8,5% e non saranno obbligate a restituire il capitale. Questo permetterà loro di considerare le somme ricevute come patrimonio e di migliorare quindi il loro rating, cioè la pagella di affidabilità che ricevono dalle agenzie internazionali. Draghi ha però confermato che le banche italiane hanno comunque «sofferto perdite minori», cioè sono più solide delle consorelle europee e americane. Però – quanto alle polemiche con Tremonti – la relazione del governatore s’è aperta proprio con la questione dei prefetti. Lei ricorderà che nella sua legge il ministro pretende che le banche rifinanziate con i Tremonti bond eroghino credito nella stessa misura dell’anno precedente. E prevede che il controllo su questa «quantità di credito» sia affidata ai prefetti. Le banche e Draghi si sono sempre opposti a questa ingerenza e ieri il governo ha detto ai deputati della Commissione: «La valutazione sull’erogazione del credito è un atto imprenditoriale che va lasciato alle banche», le quali, soprattutto in questo momento di crisi e di peggioramento della qualità del credito, devono essere «brave».
• Il punto è se le banche, questi prestiti ai clienti, li concederanno o no.
Draghi: «Un fermo sostegno ai clienti con buon merito di credito evita che una stretta creditizia eccessiva aggravi la recessione e quindi peggiori la posizione degli stessi clienti delle banche». Che è un modo per dire che il problema esiste: se bisogna ricordare alle banche che i clienti «con un buon merito di credito» (cioè in grado di restituire i soldi) vanno sostenuti… Piuttosto, Draghi vorrebbe per le banche qualche vantaggio fiscale…
• Tipo?
Non lo ha specificato. Forse allude al fatto che gli istituti non possono scaricare l’Iva. L’aiuto alle banche è dovuto, secondo lui, anche per la situazione dei titoli tossici. Non si sa ancora quanti sono e come sono collocati. E dal primo crac (agosto 2007) sono passati quasi 20 mesi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/3/2009]
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