Luigi Grassia, La Stampa 18/03/2009, 18 marzo 2009
Scienziati pazzi che fanno esperimenti su se stessi. un tema che colpisce nel profondo la psiche umana e perciò è diventato un classico della fantascienza horror
Scienziati pazzi che fanno esperimenti su se stessi. un tema che colpisce nel profondo la psiche umana e perciò è diventato un classico della fantascienza horror. Per esempio fa da canovaccio al film «La mosca» (l’originale e il remake) e a tante storie di supereroi che acquisiscono superpoteri in laboratorio. Forse perché l’argomento è troppo impressionante, la coscienza popolare ha distolto gli occhi da storie vere con questo sfondo. Eppure ce ne sono, e tante. La rivista inglese «New Scientist» ha sollevato il velo di mistero che copre alcune di queste vicende, pubblicandone una rassegna. Avvertiamo il lettore che diversi episodi sono raccapriccianti. Abbastanza schifosetta fu la serie di esperimenti su se stesso di un certo Stubbins Firth, nel XIX secolo, per dimostrare che la febbre gialla non era contagiosa (così lui credeva). Firth cominciò ad aprirsi ferite nelle braccia e a versarci sopra il vomito di malati di febbre gialla. Non avendo subìto il contagio, ripetè il test con sangue, sputi, sudore e piscio. Poi si costruì una «sauna del vomito», nella quale si sedeva in mezzo agli effluvi di indovinate che cosa. In un crescendo di schifezza si fece vomitare direttamente in bocca da un malato, senza beccarsi la febbre gialla, e il premio di tanta fatiche fu il conferimento del dottorato in medicina. Ma si era sbagliato: la malattia è contagiosa, solo che per diffondersi richiede la puntura di una zanzara infetta, come provò Jesse Lazear, facendosi pungere di proposito e morendo nell’esperimento (riuscitissimo). Nel 1898 il chirurgo tedesco August Bier inventò l’anestesia spinale. Si fece fare un buco nel collo da un assistente, che però combinò un pasticcio e gli provocò una copiosa perdita di liquido cerebrospinale. Allora Bier, rattoppato alla meglio, ripetè l’esperimento, ma stavolta lo fece lui sul collaboratore, con pieno successo. Per verificare che il tizio non sentisse niente, gli diede martellate e lo tagliuzzò con un coltello, lo scottò, gli strappò i peli pubici e gli strizzò i testicoli. L’assistente non sentì nulla sul momento, ma patì molti dolori in seguito. Il biologo David Pritchard voleva capire come mai nelle terre infestate da un verme parassita (anchilostoma) fossero poco diffusi l’asma e il morbo di Crohn. Per verificare se i vermi cambiassero in meglio il sistema immunitario, se ne inserì 50 sotto pelle. Disse di sentire «un gran prurito», mentre i vermi se ne andavano a zonzo sotto l’epidermide, ma alla fine i simpatici mostriciattoli trovarono la via dello stomaco, che è la sede naturale delle loro nefandezze. La quantità di parassiti si rivelò eccessiva e diede a Pritchard gravi problemi di salute, ma gli effetti benefici sul sistema immunitario vennero confermati. Contento lui. Un successo anche maggiore fu quello di Pierre e Maria Curie, che si applicavano alla pelle sali di radio per lunghi periodi. Questo ebbe effetti disastrosi sulla loro salute, ma li portò a vincere il Premio Nobel della fisica, appunto per aver indagato le radiazioni e in particolare il loro uso benefico in medicina (che era quello a cui i due coniugi miravano, più che alle centrali nucleari e alle bombe atomiche). Il britannico John Burdon Sanderson Haldane era figlio d’arte, perché suo padre si era già impegnato per la Marina americana nello studio degli effetti della compressione e della decompressione sulla fisiologia umana. Ma Haldane junior volle cimentarsi di più e sperimentò su di sé i rischi che correvano i sommergibilisti. A questo scopo entrò ripetutamente in una camera iperbarica che riproduceva condizioni estreme, aggiungendo (di suo) inalazioni di gas mefitici che possono svilupparsi in immersione. Fra i vari danni fisici che subì ci fu un timpano perforato, ma lui ci scherzava sopra: «Adesso quando accendo una sigaretta posso buttare il fumo fuori dalle orecchie». Quasi soft, in confronto con quelli citati finora, ma non privo di disagi fu l’esperimento a cui si sottoposero Nathanial Kleitman e il suo assistente Bruce Richardson per verificare se il ritmo naturale dell’organismo umano fosse di 24 ore o (come sospettavano) più lungo. Per scoprirlo, rimasero per un mese senza contatti con l’esterno in una caverna del tutto priva di luce naturale e con temperatura e umidità costanti. Oltre a dare in smanie per attacchi di claustrofobia, i due furono quasi costantemente tormentati dai topi. Verificarono che il fisico umano tende a un ciclo di 28 ore. Uno che si divertì come un matto con i suoi esperimenti fu Albert Hofmann, scopritore degli effetti dell’Lsd. Essendogli rimasto per caso qualche granello sui polpastrelli, mentre trafficava nel suo serissimo laboratorio di chimica, a casa fece meravigliosi sogni psichedelici; il giorno dopo assunse acido lisergico di proposito, e stavolta in forte quantità, poi uscì dal laboratorio in bicicletta e rischiò più volte di sfracellarsi, per via del suo stile di guida divenuto improvvisamente erratico. Da scienziato che era, si riciclò per il resto della vita come profeta dell’Lsd.