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 2009  marzo 18 Mercoledì calendario

AL CORRIERE CI VORREBBE UN AMICO (O DUE)


Ogni tanto ci occupiamo del Corriere della Sera e qualcuno si chiederà perché sprechiamo spazio vitale per parlare della concorrenza. La risposta è che il Corriere, nel bene e soprattutto nel male, è un microcosmo che riflette il macrocosmo nazionale. Non è un giornale qualsiasi, ma una specie di tempio nel quale chi entra si sente promosso a padreterno. Vale per i grandi capitalisti, i banchieri, i politici e ovviamente per i cronisti. Berlusconi, ad esempio, non ama i quotidiani tranne quello di via Solferino considerato anche da lui un simbolo, un punto d’arrivo. Piaccia o no è così.

Poco più di una settimana fa abbiamo dedicato un articolo alle tribolazioni dell’aziendona in difficoltà come altre del settore editoriale. E ci siamo soffermati su due problemi: la necessità di riequilibrare i conti disastrati dalla crisi, pubblicitaria e non solo; e la valutazione se Paolo Mieli sia l’uomo giusto per voltare pagina o se non convenga piuttosto scegliere un nuovo leader.

Sul primo punto sono state avviate operazioni di risanamento marginali, per ora. Sono stati tagliati dei benefit alla redazione; e si dice che gli allegati (contenitori pubblicitari) quali il Magazine e il femminile siano in procinto di chiudere i battenti.

Mieli non ha battuto ciglio. Ma ha dichiarato che comunque, finché ci sarà lui, i 380 giornalisti dell’organico complessivo non verranno toccati. Una mossa decisiva, la sua, per compattare intorno a sé tutto il personale. Sul secondo punto occorre dire che gli azionisti non hanno raggiunto un accordo. In un primo momento sembrava che sul nome di un candidato alla successione di Mieli ci fosse unanimità, accompagnata dall’entusiasmo del premier la cui simpatia verso l’attuale direzione non è spiccata. Poi c’è stata una discussione tra i soci al termine della quale sono sorte divergenze tali da imporre lo slittamento (di una settimana) della decisione. Resta Mieli o è meglio affidare il timone ad altri?

Nel frattempo Carlo Rossella è stato accantonato per motivi a noi sconosciuti. Il che rafforzerebbe l’ipotesi di una conferma di Paolo. Sennonché da 48 ore gira una notizia proveniente dai Palazzi del Credito: alcuni azionisti gradirebbero al vertice del Corriere Roberto Napoletano, adesso alla guida del Messaggero di Caltagirone.

Napoletano, se De Bortoli avesse accettato la presidenza Rai, sarebbe passato al Sole 24 Ore. Dato che la manovra è saltata, egli è stato proposto dai banchieri come salvatore del transatlantico di carta. E su di lui si è aperto un dibattito non esattamente pacato tra gli azionisti. A Berlusconi la soluzione garba abbastanza. Ma proprio per questo non garba a tutti i padroni, specialmente a quelli contrari a mettere il quotidiano nelle mani di Palazzo Chigi. La partita è in corso.

Va da sé che i signori delle banche, bisognosi di un occhio di riguardo del governo, desiderano invece guadagnarsi il favore del Cavaliere. Non siamo in grado di prevedere chi vincerà, ma sappiamo che quando infuria la bufera la redazione si stringe intorno a chi la difende dalle novità enigmatiche. E Mieli in difesa è un campione insuperabile.

Nell’attesa il cuore di Napoletano è in fibrillazione. E quello dei banchieri, pure. Silvio tace. Dopo aver perso con Rossella, se perde ancora o si incazza o cercherà di sedurre anche Paolo. L’importante è avere un direttore amico al Corriere.

Chi pensa ai lettori? Non c’è tempo.