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 2009  marzo 18 Mercoledì calendario

«SCUSATE LO SCIOPERO». IL MEA CULPA DELLE SCODELLATRICI DI MILANO


Una lettera di scuse per aver scioperato lo scorso 11 febbraio, creando un disservizio nelle mense delle scuole materne milanesi. «Ho aderito allo sciopero per ordine dei sindacati», scusate, non succederà ancora.
E’ questo il tono della missiva che una decina di lavoratrici addette alla distribuzione dei pasti, le cosiddette scodellatrici, hanno dovuto firmare e inviare alla cooperativa La Centenaria ovvero alla ditta presso la quale lavorano, pena un probabile licenziamento.
Il mea culpa è stato recapitato anche a Milano ristorazione, la società del Comune di Milano che appalta i servizi di ristorazione nelle aule scolastiche a sei cooperative della città.
Lo sciopero è scattato quando alla cooperativa La Primavera è subentrata La Centenaria, che per contratto avrebbe dovuto assumere le scodellatrici già in servizio per la cooperativa precedente, ma ha preferito consegnare le lavoratrici in subappalto ad una srl.
I sindacati furiosi si sono appellati alla Milano ristorazione che, in base a quanto riferito dai delegati, non avrebbe dato una risposta. A quel punto le donne si sono ribellate, ma poche hanno aderito allo sciopero per timore di perdere il posto. Quelle maggiormente coraggiose, invece, sono state costrette a sottoscrivere una lettera di scuse poi finita sul tavolo della Cgil che ha immediatamente presentato denuncia al tribunale per violazione dell’art 28 dello statuto dei lavoratori, ossia per comportamento antisindacale.
«La lettera è soltanto la punta dell’iceberg», sbotta Gianfranco Besenzoni della Filcams di Milano: «Da quindici anni lavoro nel settore, non avevo mai visto una truffa del genere». Besenzoni denuncia la catena di appalti al ribasso concessi dal Comune: «Vince sempre la cooperativa meno dispendiosa, con gravi danni alle lavoratrici».
Le scodellatrici milanesi sono 1400, in maggioranza donne al 90% italiane, madri spesso con problemi famigliari alle spalle che tentano di arrotondare lavorando alle mense. L’unica garanzia è un contratto a tempo indeterminato, lavorano nove mesi l’anno e poi passano l’estate senza stipendio. Uno stipendio irrisorio: 300-350 euro al mese, circa 7 euro lorde l’ora. Meno di una colf in nero.
Poiché secondo il contratto la cooperativa viene pagata a pasto erogato, le scodellatrici non ricevono alcun compenso se per qualche ragione salta la giornata scolastica: una gita degli alunni, lo sciopero dei professori, la chiusura in tempo di elezioni.
«In realtà veniamo pagate a cottimo», ci racconta una scodellatrice che preferisce rimanere anonima per timore di ritorsioni. Per rientrare coi costi, le cooperative risparmiano sul costo del lavoro e dunque ricorrono, a volte, a donne senza permesso di soggiorno che lavorano gratuitamente per quindici giorni - il classico periodo di prova - con la promessa dell’assunzione e della regolarizzazione. Le storture non finiscono qui: spesso le cooperative accettano delle stagiste delle scuole professionali che però studiano sartoria. Una di loro, dopo due settimane, è stata assunta con un contratto di settimo livello e cioè inadeguato per servire nelle mense: costa meno, ma esegue un lavoro più qualificato.
Besenzoni ha un diavolo per capello: «Vorrei capire in quale modo il Comune di Milano fornisce gli appalti, visto che cinque cooperative su sei sono in mano a Comunione e Liberazione». Il sindacato ha compreso che lo sciopero è un’arma spuntata, visto che le lavoratrici vengono spesso intimidite dai superiori. E prepara una mobilitazione di stampo diverso.
Loro, le scodellatrici, vorrebbero semplicemente un contratto dignitoso: «Almeno 500 euro al mese», dicono. E chiedono alla "Milano ristorazione" maggiori controlli sulle ditte che vincono gli appalti: «Siamo di fronte a dei delinquenti, il Comune non può avvalersi della loro collaborazione».
La "Milano ristorazione" ribatte sulla lettera: «Non ne sapevamo nulla, e comunque il sindacato ha proclamato lo sciopero soltanto il giorno prima a fronte dei dieci richiesti». Sulla questione delle irregolarità diffuse nelle cooperative, la società del Comune specifica che cinquanta responsabili di refettorio controllano la regolarità del servizio, mentre tre anni orsono, a fronte di illeciti sul versamento dei contributi, la Milano ristorazione annullò ben due contratti di appalto. Forse è il caso di tornare a controllare.