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 2009  marzo 18 Mercoledì calendario

IERI L’ADDIO AL BAMBINO E LA DONNA E’ IN FIN DI VITA


Almeno mezzo milione di animali allo stato brado, specialmente nel Sud, un cane abbandonato ogni tre minuti in Italia - secondo la Lav, Lega antivivisezione - la drastica diminuzione dei fondi per la prevenzione veterinaria: che fare contro l’esercito di randagi che percorre molte delle regioni della nostra penisola? Ucciderli, affidarli in adozione, tenerli un anno in canile e poi sopprimerli con l’eutanasia?
L’etologo Enrico Alleva, che dirige il Reparto di Neuroscienze comportamentali all’Istituto Superiore di Sanità di Roma e che da lungo tempo si occupa di animali (è autore di molti libri, tra i quali «Consigli a un giovane etologo», scritto con Nicoletta Tiliacos, e «La mente animale»), propone di evitare le soluzioni «fai da te», di lavorare sul vero colpevole - l’uomo – e di organizzare adozioni serie.
In che senso?
«Il problema è prima di tutto combattere il randagismo, evitare che il cane venga abbandonato: la gente lo acquista come fosse un frigorifero, molti non meditano sul fatto che portarlo a casa significa inserire in famiglia un essere che ha bisogno di affetto e di cure. Poi, quando arrivano i mesi delle vacanze estive, si fa troppo in fretta ad abbandonarli».
Vuol dire che non esistono cani-killer?
«I cani che hanno assalito il bambino in Sicilia vivevano in un ricovero-lager che ha scatenato la loro violenza. Le amministrazioni dovrebbero promuovere campagne di adozioni, e in effetti molti le fanno. Ma quale sono le più efficaci? E’ facile capirlo: quelle organizzate da Comuni che mettono a disposizione del pubblico uffici dedicati ai rapporti tra cittadini e animali».
Tutta colpa dei Comuni inadempienti?
«Non voglio dire questo. Le strutture pubbliche hanno i loro limiti ma il fallimento non è tanto loro quanto delle persone che comprano un cane perché hanno visto in televisione che l’ha fatto un calciatore o una velina. Poi naturalmente lo abbandonano. E’ la Caporetto dell’italiano medio, che storicamente, in una società agricola, ha sempre gestito i cani, sapeva cosa farne. Oggi non più: a volte non si riesce nemmeno a ricostruire bene quello che è successo, cosa molto importante in caso di morsicature. Oggi gli italiani sono perlopiù inurbati, non hanno rapporti corretti con i loro simili, figurarsi con i cani: vengono considerati solo oggetti di lusso».

Oltre seimila persone hanno partecipato ieri nel Duomo di San Giorgio, a Modica, ai funerali del piccolo Giuseppe Brafa, ucciso domenica pomeriggio da un branco di cani randagi. Il rito funebre, al quale hanno partecipato le autorità civili e militari è stato officiato dal provicario della Diocesi di Noto e da due parroci. Ad aprire il corteo funebre, i ragazzi della squadra di calcio dell’Oratorio salesiano dove giocava Giuseppe, e i suoi compagni di scuola, ancora sotto choc per quello che è successo.
All’ospedale
Intanto, all’ospedale Cannizzaro di Catania, i medici hanno operato la giovane tedesca assalita e dilaniata ieri mattina da una decina di animali: i cani le hanno sbranato il volto, l’addome, il seno, gli arti. I chirurghi hanno «ricostruito ciò che potevano», secondo quanto affermato al termine del complesso intervento. La turista è in Rianimazione, le sue condizioni sono definite «gravissime». In ospedale è ancora ricoverato l’altro bambino di dieci anni attaccato dal branco la scorsa settimana.