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 2009  marzo 18 Mercoledì calendario

PREGO SANT’ANTONIO DI FARMI RITROVARE LE’ACQUA DI COLONIA


Carlo Rossella, ex direttore di Tg1, La Stampa, Panorama, Tg5, ora presidente di Medusa Film, viaggiatore indefesso e gaudente: alla voce bagagli persi che cosa annota?
«L’incubo numero uno: le coincidenze a Parigi, una vera iattura, rischio altissimo. Quando si arriva a Miami capita sempre di vedere gente disperata».
Scena madre?
«Un urlo tra la folla: ”La mia valigia di Vuitton!!!”. Capirai: costa 2 mila euro...».
Una tragedia.
«Quando arrivo all’Hotel Pelican vedo sempre i portieri che chiedono ai clienti: signori, come va? andato bene il viaggio? E le signore: mica tanto, ho dovuto mandare mio marito a fare la spesa... Le riconosci subito: donne distrutte, pallide. Una mia amica l’ho vista piangere per la valigia non trovata. Al funerale della suocera non aveva versato una lacrima».
Gli aeroporti peggiori insieme a Parigi?
«Londra, Francoforte, Madrid, Chicago».
In Africa?
«Nightmare. Invece in Medio Oriente va bene perché i bagagli li controllano molto».
E in Italia?
«A Roma dipende dai periodi: certe volte non si trova niente. Linate e Malpensa sono di serie A».
A lei è andata sempre bene con le valigie?
«Io per fortuna ne ho perse poche. Una volta a Miami, arrivavo da Caracas, un’altra in Russia. In entrambi i casi me l’hanno restituita dopo un giorno. A Mosca, per la verità, non ci credevo più. Sa, in certi posti temi che te li freghino. Erano i tempi di Eltsin, rubavano tutto».
L’esperienza peggiore?
«Nel 1984 in Salvador, esercito regolare e Fronte Farabundo Martí di liberazione nazionale combatteva per la conquista dell’aeroporto. Il bagaglio mi arriva con un giorno di ritardo. E ricordo questo viaggio in taxi sulla strada dell’aeroporto: ci sparavano addosso mentre il tassista ascoltava improbabili merengue».
In casi estremi, non sarebbe meglio rinunciare?
«Impossibile. Io porto sempre con me cose irrinunciabili: memories, foto di persone care, libri indispensabili, la corona del rosario di Lourdes. Una giacca».
Consigli?
«Ah, io sono devoto a Sant’Antonio, protettore degli oggetti smarriti. Ogni volta, davanti al nastro dei bagagli, lo prego di fare arrivare il mio. Parto sempre pessimista, e quando finalmente lo vedo mi sento un uomo libero».
Libero, addirittura?
«Sì. Libero di potermi profumare con l’acqua di colonia senza dover entrare in quegli orribili empori che circondano gli hotel. Libero di poter cambiare le mutande».