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 2009  marzo 18 Mercoledì calendario

LA MUSICA E’ MIA E ME LA GESTISCO IO


Determinato e ironico, pronto alla battaglia, voce in spolvero e melodie ampie, schitarrate e grande orchestra, Renato Zero emerge ricaricato dal divorzio burrascoso con la multinazionale per lungo tempo al suo fianco. E’ una riscossa contro le ragioni brutali del business, Fratelli d’Italia contro We Are the World. E’ l’orgoglio dell’artista contro l’incenerimento tecnocratico del suo diritto ad esistere: Zero diventa anche artigiano e - primo fra i grandi italiani - pensa a tutto in proprio, dalla scrittura fino alla distribuzione capillare della sua opera. Sono 75 clamorosi minuti di musica divisi in 17 canzoni in un attesissimo album, Presente, in vendita da venerdì. Si acquista pure sul web, ma Renatino pensa soprattutto al suo popolo, trasversale per classi sociali ed età, senza tempo o capacità per sostituirsi alla fabbrica dei dischi: gente che pensa piuttosto di mettersi in fila domani a mezzanotte alla Feltrinelli di Roma dove lui firmerà le copie con la diretta di RTL. Zero mira a chi ancora vuole accarezzare la copertina, stampata con il suo volto enigmatico, e aspetta che le canzoni siano digerite prima di un tour che non rientra nel marketing dell’immediato. Partirà con calma il 16 ottobre da Acireale, con poi soste in ogni grande città fino a dicembre.
Presente è un album a più piani, ruggente e fiero, compiaciuto e pungente, spesso autocelebrativo e un po’ Sixties. Con l’Orchestra Sinfonietta di Roma diretta da Renato Serio a volte coautore, con fior di musicisti fra i quali Phil Palmer alla chitarra, con ricami di jazzisti come Stefano Di Battista e Fabrizio Bosso; c’è un morbido duetto con la voce cavernosa di Mario Biondi in Non smetterei più; c’è una eco gaberiana in L’ormonauta; c’è rumoristica simpatica, cerniere che si chiudono e carillon che dormicchiano nella deliziosa ninnananna che chiude l’album: che si apre, invece, con la rivendicazione della cultura di strada contro quel Professore che non lo capì a scuola. Il videoclip, girato da Alatri, è pieno di amici attori: Asia Argento, Paola Cortellesi, Manuela Arcuri, Alessandro Haber, Rocco Papaleo, Giorgio Panariello. In attesa di raccontarsi da Fabio Fazio sabato, Renato Zero si è sfogato in quiete con noi.


Ricominciare.
«Mi ha ferito come sono arrivato a questo punto. Il saluto con la Sony è stato traumatico e riguadagnare la libertà mi ha rattristato; questi ragazzi che lavorano nelle multinazionali non dovrebbero dimenticare di essere italiani: il risultato dei nostri sforzi viene portato in Usa o Giappone. Il nostro Paese produce agricoltura e turismo, ma la musica l’abbiamo inventata noi: resti dunque a casa nostra, ma gestiamola. Loro ci tirano addosso Springsteen, che è pesante e fa male; non si trova neanche posto negli espositori di dischi, perché Madonna occupa tutto. Di questo parlo in Giù le mani dalla musica. Non ho mai pensato di abbandonare, sono un pischello anche se fra 2 anni ne avrò 60: certo non farò dischi a 102 anni perché mi ballerà la dentiera, però finché ci sono io c’è il mio passato, e datemi speranza per il futuro. Ci fossero ancora Gaber, e De André, che con la loro personalità hanno reso possibili tante cose...».


«Io sono in pista dal 70».
«Io e i miei amici si siamo scontrati per strada e non nelle manifestazioni politiche, con i benpensanti. Molti di noi hanno imbracciato la siringa per non sentirli né dentro né fuori. Io ho avuto piume e lustrini, sono stato fortunato ad aver scelto la provocazione massiccia. Oggi si parla di omo ed etero, ma quando si parla di persone? Gli abusi di questi tempi vengono dalla disperazione, è uno sfoggio di malessere. Anche con i bimbi bisogna essere meno aggressivi: la mamma veste il suo piccolo di 2 anni come ne avesse 8, e lo tratta come se ne avesse 18; ma prima di discutere in casa di certe cose, perché non li portano dai nonni?».


Sesso.

«In L’ormonauta parlo dell’invasione della tecnologia nella nostra vita privata. Magari sei tranquillo a letto, sul più bello, ti arriva quello da Skype: "Che, stai a scopà?"; arrivano quelli delle paraboliche, ti suona tutto quel che hai in casa. Il sesso per i giovani è una gran cosa, uno sfogo. Se lo fanno bene la vita va meglio, si scaricano».


I reality musicali.
«I giovani debbono poter avere una identità sociale e culturale, prima che artistica. Troppo spesso in tv vengono gettati allo sbaraglio, senza essersi fatti le ossa. Il ruolo di X-Factor e Amici è positivo, per il recupero dei coach, degli assistenti, dei direttori: ma nell’arena bisogna arrivarci attraverso verifiche personali, per gradi, lontani dalle telecamere».