Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Si discute se abbia senso che i nostri quattro Tornado diventino dei bombardieri, quali vantaggi ne possono derivare, quali pericoli, se siamo o no in linea con quanto prevede la Costituzione...
• Che cosa si sa in proposto?
Lo scorso 29 settembre, in occasione dell’intervento di Renzi all’Onu, Obama avrebbe combinato un incontro riservato col nostro premier e gli avrebbe chiesto di prolungare la permanenza dei nostri in Afghanistan e di partecipare ai bombardamenti in Iraq. Le pressioni americane sono poi continuate con la visita a Sigonella (Pinotti) e a Roma (Mattarella) del segretario Usa alla Difesa, Ashton Carter. Quindi Renzi ha questa gatta da pelare. È molto difficile dire no all’alleato americano e poi pretendere di avere una parte importante sullo scenario internazionale. L’Italia sta cercando di entrare nel Consiglio di sicurezza, siamo già rimasti fuori, per una scelta compiuta a suo tempo da Berlusconi, dall’accordo stretto dagli occidentali con l’Iran, vorremmo avere un ruolo guida in Libia, quando i due governi di Tripoli e di Tobruk decidessero di farla finita con la guerra civile. Se non siamo disposti a mettere a disposizione quattro bombardieri... D’altra parte la partecipazione, a un tratto armata, all’azione anti-Isis alza di parecchio il rischio di attentati in casa nostra, specialmente se si considera che da dicembre il nostro Paese è già di suo un bersaglio succulento per il terrorismo islamico a causa del Giubileo.
• La Costituzione non ci vieta di far la guerra?
Il governo iracheno ci chiede aiuto... Però, sì, la decisione di bombardare, sia pure approvata dal Parlamento (è inevitabile), spaccherà ancora una volta i partiti e il Pd. Il generale Mini, che se ne intende, dice che finora tutti i paesi hanno solo fatto finta di combattere al Baghdadi, il quale gode invece di occulti appoggi esterni, per esempio tutti i paesi occidentali gli comprano il petrolio e due lire, finanziandolo. Dice: se non si bombardano i punti nevralgici della banda islamista non si ottiene niente. Un punto nevralgico sarebbe dalle parti di Mosul, dove ci sono i pozzi petroliferi. Ma il governo iracheno autorizzerà mai un bombardamento sui suoi pozzi? Se il Parlamento non definirà bene obiettivi, limiti e tempo della missione italiana, il nostro piccolo contributo sarà ancora più inutile. Tutti dicono infatti che questi quattro Tornado sposteranno di poco o niente gli equilibri della guerra. Tanto più che con i bombardamenti gli equilibri della guerra si spostano in ogni caso di poco o niente. Le quasi ottomila incursioni americane hanno prodotto poco o niente. Che è la ragione per cui una corrente di pensiero dice che anche Putin, col suo centinaio di raid, non approderà a niente e che, anzi, essersi andato a cacciare nel pantano siriano è stato un tragico errore. Qualcuno ha sentito mormorare da un alto funzionario americano la frase: «Benvenuto in Siria» e si riferiva a Putin. Cioè, gli Stati Uniti sarebbero ben contenti della mossa russa, foriera, per i russi, solo di guai. In Russia ci sono venti milioni di musulmani.
• Però i russi, a differenza degli americani, si preparano ad attaccare da terra.
Sarebbe anche questa una pia illusione, se l’attacco russo da terra avesse davvero come bersaglio l’Isis. Lo pseudocaliffo ha dalla sua duecentomila uomini, Putin avrebbe messo in campo poche migliaia di militari. Ieri c’è stato un bombardamento molto intenso sulle provincie siriane di Hama e di Idlib. Hanno sparato anche dalle navi che stanno nel Mar Caspio, a 1.500 chilometri di distanza. Il ministro della Difesa russo, Segej Shoigu, dice che i suoi hanno colpito finora 112 obiettivi dell’Isis («punti di comando, depositi di munizioni e materiale bellico, campi di addestramento»). Un attacco da terra sarebbe in corso, ma da parte delle truppe siriane e con l’appoggio degli aerei di Mosca, ma non contro l’Is, bensì contro gruppi di ribelli anti-regime. Insomma, Putin starebbe combattendo soprattutto per sconfiggere i nemici di Assad, cioè le forze moderate siriane.
• Però ho sentito che il presidente russo non sarebbe contrario a un’intesa con Obama.
Ancora ieri ha offerto la sua collaborazione agli americani per un’opera di coordinamento. Gli americani per ora sembrano disposti solo a quel tipo di collaborazione che serve ad evitare collisioni tra i velivoli delle due parti. Nei giorni scorsi un aereo russo e uno americano si sono sfiorati in cielo passando a 30 chilometri uno dall’altro, che per le traiettorie dei caccia è un niente.
• E i turchi?
Non si può non venire a patti con Erdogan, che ha come minimo la stessa forza di persuasione che aveva Gheddafi. L’altro giorno ha detto che la vittoria di Assad provocherebbe un esodo in Europa di tre milioni di profughi. Ma lui potrebbe ottenere lo stesso risultato, se volesse, chiudendo i campi che ospitano due milioni di rifugiati.
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