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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

L’Isis è alla ricerca di materiale radioattivo: finora ogni suo tentativo di impossessarsene è stato sventato, ma se lo Stato Islamico riuscisse a dotare i suoi attentatori di "bombe atomiche sporche" potrebbe uccidere con un solo attacco migliaia di persone, contaminando il terreno per anni

I contrabbandieri di materiale radioattivo stanno cercando di mettersi in contatto con l’Isis e con altri estremisti medio-orientali: lo ha riferito la Associated Press, riferendo di almeno quattro tentativi in cinque anni che sarebbero stati bloccati da autorità dell’Europa dell’est in collaborazione con l’Fbi. L’ultimo lo scorso febbraio, quando un trafficante offrì proprio all’Isis un ingente quantitativo di cesio «sufficiente a contaminare numerose città». La cosa che va subito chiarita è che questo tipo di traffico difficilmente potrà portare in tempi brevi un gruppo terrorista a fornirsi di una vera e propria bomba atomica: per quella non basta il materiale radioattivo, ma ci vogliono tecnici e know-how. Però l’Isis sta cercando di diventare uno Stato vero e proprio, e se la si lascia consolidarsi non ci metterebbe probabilmente molto a seguire i passi della Corea del Nord o del Pakistan. Nel frattempo, però, mettere del materiale radioattivo assieme a esplosivo convenzionale già basta a produrre quella che viene definita “bomba atomica sporca”: un ordigno che non arriva ai livelli neanche della prima bomba di Hiroshima, ma il cui impatto è comunque incomparabilmente più devastante che non quello di una bomba normale. Un kamikaze con esplosivo convenzionale, per intenderci, può uccidere al massimo un paio di centinaia di persone. Uno con addosso una bomba atomica sporca potrebbe probabilmente ucciderne migliaia, e in più contaminerebbe il terreno per anni. Dallo sfasciarsi dell’Urss, le repubbliche ex-sovietiche sono diventate il teatro di un fiorente contrabbando di materiale nucleare recuperato da installazioni abbandonate o ancora attive: molte delle organizzazioni criminali che lo praticano sono legate all’agenzia succeduta al Kgb russo, e la zona dove sono stati scoperti questi ultimi tentativi è la Moldavia. I capi sono però riusciti a fuggire, e gli arrestati hanno avuto condanne lievi: un insieme di circostanze probabilmente indizio di gravi complicità. La polizia moldava ha deciso di mostrare i fascicoli investigativi all’Associated Press, per spiegare che la rottura della cooperazione tra Occidente e Russia rende sempre più difficile mettere questo traffico fuori controllo.