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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Un gioielliere uccide a pistolettate i due rapinatori che volevano derubarlo e ora è indagato per eccesso di legittima difesa. È successo a Ercolano. Ieri, verso mezzogiorno Giuseppe Castaldo è andato in banca per prelevare cinquemila euro quando due malviventi lo hanno minacciato con una pistola caricata a salve. Ma Castaldo non poteva saperlo e ha fatto fuoco. La moglie di uno dei rapinatori: «Ha sbagliato anche lui, ha ucciso per cinquemila euro e deve pagare»

Ha sparato uccidendo i due rapinatori che l’avevano seguito e minacciato, rubandogli i soldi prelevati in banca. Cinquemila euro. Il duplice omicidio, che ha fatto indagare a piede libero il commerciante di preziosi Giuseppe Castaldo, 68 anni, per eccesso di legittima difesa, è avvenuto a due passi dagli Scavi di Ercolano, a mezzogiorno, tra i turisti e gli abitanti della popolosa città dell’hinterland vesuviano. È stato lo stesso imprenditore a chiamare le forze dell’ordine e il 118, ma per Bruno Petrone, 53 anni e Luigi Tedeschi, 51 anni entrambi dalla periferia napoletana di Secondigliano, non c’era più niente da fare. L’uomo, sotto choc, è stato interrogato per tre ore dai carabinieri con il pm della Direzione distrettuale antimafia Pierpaolo Filippelli. Ha ripetuto più volte: «Non ho sparato per i soldi, ma per difendere la mia vita: ero certo che fosse finita». La pistola impugnata da uno dei rapinatori era caricata a salve, ma il rapinato non poteva saperlo, e ha fatto fuoco – così ha raccontato al magistrato in presenza del suo difensore – quando ha sentito scarrellare l’arma per mandare il colpo in canna.
Sul congestionato corso Resina, la strada delle Ville vesuviane che congiunge Napoli a Ercolano dividendola in due, Giuseppe Castaldo ha depositato come fa almeno due volte a settimana con sistematicità l’incasso delle gioiellerie di famiglia – ne ha diverse, sparse in Italia – al Banco di Napoli di fronte agli Scavi. Ha parcheggiato come sempre la sua Renault Megane nel piazzale di un deposito di detersivi e bibite di un parente, poco più in là. Manca qualche minuto a mezzogiorno quando, sotto una pioggia battente, lascia lo sportello bancario, accompagnato da un conoscente fidato, con i soldi in tasca. Dal ‘75 ha il porto d’armi, usa la pistola per tiro sportivo, ma la porta nella cintola dei pantaloni, a destra. Nella tasca sinistra della giacca invece ha riposto i 5000 euro. Non sa che due rapinatori su uno scooter lo stanno seguendo. Arriva in via Plinio, a poche centinaia di metri dalla banca. Entra dal cancello e si trova addosso i rapinatori: uno è a piedi e impugna la pistola senza tappo rosso: «Dammi i soldi e stai fermo se no ti ammazziamo». Gli prende le banconote dalla tasca. Poi Castaldo racconta di aver tremato: «Ho sentito che scarrellava la pistola per mettere il colpo in canna. Ho udito anche il clic: ho pensato che avesse tentato di sparare e senza riuscirci. Frugandomi nella tasca doveva aver visto la mia pistola e si era allarmato». È stato allora che il gioielliere ha fatto fuoco. Sei colpi. I primi raggiungono il rapinatore appiedato. Questo si accascia in un lago di sangue, i cinquemila euro gli cadono addosso. Poi tocca all’altro: cadrà riverso, ancora in sella alla moto, con il casco in testa.
La gente accorre e vede la scena di orrore. In pochi minuti la strada principale della città candidata con altre nove a diventare Capitale della cultura italiana, si paralizza. I due rapinatori di Secondigliano hanno un curriculum delinquenziale di un certo livello: rapine a gioiellieri e a banche anche nel Lazio e in Emilia Romagna.
Le polemiche però non tardano a farsi sentire. Anche se hanno del paradossale. Due ore dopo ecco arrivare la moglie e il figlio di uno dei rapinatori uccisi: lei inveisce contro la folla urlando. «Ha sbagliato anche lui, ha ucciso per 5000 euro e deve pagare». E aggiunge, in presenza del figlio quindicenne: «So’ tutti marioli, non si deve votare più, l’Italia addà brucià, ci vergognamo di essere italiani». Poi ancora, rivolta direttamente al commerciante, che però i carabinieri hanno accompagnato in caserma con i testimoni per chiarire la dinamica, strilla ancora: «Hai ucciso due persone. Non hai rovinato solo noi, tu non dormirai mai più, con la coscienza sporca che ti ritrovi».
Al termine del lungo interrogatorio Giuseppe Castaldo – che non ha precedenti penali – è stato indagato in stato di libertà per eccesso colposo di legittima difesa nel duplice omicidio dei rapinatori. La voce che sarebbe stato vittima di rapine come questa in altre occasioni e anche di un furto in casa, è stata smentita. Gli investigatori stanno visionando ora i filmati della banca per accertare se all’interno vi fosse un terzo complice, il cosiddetto “specchiettista”, che avrebbe segnalato ai rapinatori le mosse dell’imprenditore.