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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

La riforma dei contratti si farà ma senza un accordo tra sindacati e Confindustria. Squinzi: «La Camusso? È un po’ come se uno volesse giocare e gli altri no. Allora uno si stufa e se ne va»

Dopo la rottura, la metafora calcistica. Sulla riforma dei contratti – che dovrebbe dare maggiore spazio agli accordi aziendali e territoriali rispetto al contratto nazionale – il segretario della Cgil attacca il presidente di Confindustria, che aveva parlato di capitolo chiuso: «Una dichiarazione straniante – dice Susanna Camusso – siccome il pallone non è quello con cui gioco io, non voglio più giocare». Giorgio Squinzi, intervistato da Virus di Raidue, ribatte: «È un po’ come se uno volesse giocare e gli altri no. Allora uno si stufa e se ne va». Dietro il botta e risposta ci sono due novità. 
La prima è che Cgil, Cisl e Uil ieri si sono dette pronte a sedersi di nuovo al tavolo, per discutere sia la riforma generale dei contratti sia i rinnovi dei contratti delle singole categorie. Una posizione condivisa ma sulla quale ha spinto soprattutto il segretario della Cisl, Annamaria Furlan. L’apertura, però, è stata accolta dal silenzio di Confindustria. E dalle parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha confermato la linea del governo: «Aspettiamo, ma non potremo aspettare in eterno». Cioè, senza un accordo tra sindacati e Confindustria il governo interverrà con un disegno di legge che potrebbe riguardare tutto, non solo il potenziamento dei contratti aziendali ma anche la rappresentanza, forse pure gli scioperi e il salario minimo, la misura che i sindacati criticano con più energia. Un segnale, però, potrebbe arrivare molto prima, ed è questa la seconda novità. 
Nel disegno di legge di Stabilità, che il governo presenterà la prossima settimana, si studia il potenziamento degli incentivi fiscali proprio per gli accordi aziendali. Finora gli incentivi hanno riguardato chi guadagna fino a 30 mila euro lordi l’anno con un tetto ai benefit defiscalizzati di 2 mila euro l’anno e una spesa per lo Stato di 300 milioni di euro. La soglia di reddito potrebbe essere portata a 40 mila euro, allargando il numero dei lavoratori coinvolti. Sarebbe un potenziamento «di fatto» dei contratti aziendali. Ma la misura costa. E tutto dipende dalle altre infinite voci della Legge di Stabilità.