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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Americanate. Tutte le declinazioni della cannabis ai tempi delle Disruptive innovation. Riccardo Ruggeri parla di una Washington che si avvia a diventare come la Roma di Marino

In California dicono che la cannabis migliore abbia aroma dolce, con retrogusto speziato, due Stati (Washington e Colorado) l’hanno legalizzata, il Distretto Federale di Columbia (Washington), il cuore dell’Impero americano, l’ha fatto pure lui come «coltivazione» e «possesso», ma non ha ancora emesso i decreti attuativi, che ne permettono la commercializzazione e la vendita, e quindi non ne riscuotono ancora le relative tasse. Quella delle tasse era stata la motivazione addotta dai promotori democrat per la sua legalizzazione.
Sono già passati nove mesi e i decreti latitano. La mia (mitica) America degli anni di Reagan è irriconoscibile, sembra l’Italia degli ultimi governi, ognuno fa i decreti attuativi delle leggi emanate dal precedente governo, e Washington si avvia a diventare come la Roma di Marino.
In pratica, i giovani americani hanno inventato tutte le App possibili, latita il lavoro non totalmente idiota, crescono solo i driver di Uber, molti (nero per nero) si sono buttati nel business della canapa, trasformandosi in coltivatori diretti.
Ha avuto così successo la App «Giardinieri in erba», tecnicamente «Parrot Flower Power» (come suona bene!).
Si tratta di un sensore, si mette nel vaso o in piena terra, si collega allo smartphone, che così monitora i quattro criteri della coltivazione: umidità del terreno; fertilizzante (tasso); temperatura dell’ambiente; intensità della luce.
Grande successo dell’iniziativa, il raccolto è stato abbondante, ma ora migliaia di giovani pollici verdi si trovano i garage traboccanti marijuana, che però non possono smerciare legalmente, causa mancanza dei decreti attuativi. Fumarsela? Non ci si fuma il proprio business.
Allora che fare? Alcuni hanno tentato soluzioni alternative:
1 Un istruttore di fitness ha aumentato i prezzi delle sue prestazioni ma dà a ciascun cliente che si fa «trattare-massaggiare» da lui, un sacchetto di canapa (omaggio).
2 Lo stesso fa il titolare di un negozio di magliette di Columbia Heights che regala il mitico sacchetto a chi gli dà una mancia per il servizio di portare i pacchi fino al parcheggio (questo mi pare al limite della legalità, o oltre)
3 Un altro giovanissimo, ha creato «CCC», «Corso di Cucina con la Canapa», 125 dollari a lezione, ma è ammesso il take away e il solito sacchetto gratis di rispetto
4 Andrew Paul House invece, ha creato una Fondazione, Clinton style (è fondamentale per gabbare il fisco americano che vuole farsi gabbare), e lui in persona, attraverso il porta a porta, raccoglie le «donazioni» (ovvio, ai saluti lascia il solito sacchettino).
Vedo per costui un luminoso futuro, sarà il Buffet-Soros del XXI secolo.
Che dire? In termini di marketing i giovani americani mi paiono scarsamente fantasiosi, immaginate un’opportunità simile come l’avrebbero sfruttata i giovani di Napoli e Campania ai tempi in cui c’era ancora la camorra (a detta di De Magistris e De Luca ora scomparsa).
Un tempo quando eravamo meno colti, non conoscevamo il politicamente corretto, ignoravamo la filosofia del disruptive innovation, queste le chiamavamo «americanate».