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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Cene e viaggi, dalla Procura un’ipotesi di peculato per Marino. Sull’orlo delle dimissioni, il sindaco di Roma tenta l’ultima mossa: «Restituisco 20 mila euro spesi con la carta di credito, che da oggi non avrò più». Lo sfogo col presidente del Pd Orfini: «Mi avete lasciato solo. Se mi cacciate, ve ne pentirete»

Alla fine di una giornata lunghissima, durante la quale Ignazio Marino è arrivato (mai come questa volta) a un passo dalle dimissioni, dopo che dalla Procura filtra che l’ipotesi di reato per le «cene istituzionali» sarebbe il peculato (i magistrati acquisiranno tutti gli atti, ascolteranno testimonianze, verificheranno perché il plafond della carta di credito del sindaco è stato portato da 10 mila a 50 mila euro), dopo l’affondo dei Cinque Stelle (che, sia in conferenza stampa che sul blog di Beppe Grillo, chiedono «le dimissioni») e una serie di colloqui con Matteo Orfini del Pd che cerca di arginare lo scandalo, il sindaco spiazza tutti: «Basta polemiche, restituisco 20 mila euro spesi con la carta di credito, che da oggi non avrò più».
Un tentativo di salvarsi in extremis, per evitare l’accusa di peculato da parte dei magistrati, deciso quando ormai Marino era all’angolo, chiuso nel vicolo cieco nel quale si era infilato, a un passo dall’addio.
Quella di Marino, così, diventa al tempo stesso un’implicita ammissione (dall’iniziale «querelo tutti, se questa campagna continua» al «ridò i soldi») e un modo per «mettere a tacere le polemiche». Ma anche per evitare che quello delle «cene istituzionali» diventi un vaso di Pandora dal quale può saltar fuori di tutto. Perché Marino, in fondo, non spiega nulla. Non dice con chi era a cena e reagisce come fece in passato. Sia a Pittsburgh (gli contestarono 8 mila dollari di rimborsi e quando Marino si dimise gli trattennero alcune indennità di fine rapporto), sia per le multe della Panda rossa. Marino dice che restituirà «anche i 3.540 euro investiti nella cena col mecenate Usmanov» e dice di voler guardare avanti «all’anno giubilare che si chiude a novembre 2016». Sembra una deadline. Anche se, già ieri sera, pare che il sindaco sia stato sull’orlo di mollare, salvo essere «trattenuto» da un paio di assessori a lui vicini (Alessandra Cattoi e Alfonso Sabella). E che con Orfini si sia sfogato: «Mi avete lasciato solo. Se mi cacciate, ve ne pentirete». Vicenda chiusa? Non proprio. Dopo l’ennesima smentita di Sant’Egidio, ne arriva una nuova: l’Ambasciata del Vietnam nega la cena del 6 settembre 2013 con Marino. «Ci fu un incontro in Campidoglio e basta», dicono in ambasciata. E i casi «sospetti», così, salgono a sette.