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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Uomini che ammazzano donne. Sono 56 le mogli, madri e fidanzate morte negli ultimi sei mesi. Un numero sempre alto, ma che le statistiche del Viminale indicano in leggero calo rispetto allo scorso anno, del 3,5 per cento

Mogli, fidanzate, madri: sono 56 le donne uccise in ambito affettivo o familiare nei primi sei mesi di quest’anno. Un numero sempre alto, ma che le statistiche del Viminale indicano in leggero calo rispetto allo scorso anno, del 3,5% (il totale degli omicidi con vittime donne è calato del 6,33%). Nel frattempo è andato a regime il decreto sulla violenza di genere, che nell’estate di due anni ha aggiornato il codice penale con nuove aggravanti e previsto forme di tutela per le vittime. 
«MENO VIOLENZE»
«Abbiamo avuto ottimi risultati dalla legge sul femminicidio: sono calati sia gli omicidi che le lesioni», afferma il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Aggiungendo: «Ha funzionato la prevenzione, con l’ammonimento e l’allontanamento del coniuge violento. Impossibile stabilire quanti delitti si sarebbero verificati senza queste misure, ma sappiamo che i reati sono in calo, la norma è uno dei nostri migliori risultati». 
«POSSIBILI NUOVI INTERVENTI»
In particolare, nel primo semestre sono stati inflitti 207 ammonimenti per violenze domestiche, nell’intero 2013 erano stati solo 111; i partner allontanati da casa sono stati 144, il doppio che in tutto il 2013. Provvedimenti che – a giudizio del titolare del Viminale – hanno evitato reati più gravi: nei primi sei mesi del 2015, rispetto al primo semestre del 2014 i maltrattamenti in famiglia sono diminuiti del 16,4%, le percosse del 6,75%, le violenze sessuali del 18,44%. Soprattutto sono calati gli atti persecutori (lo stalking), del 21,3%. 
In questo caso la legge era intervenuta con l’irrevocabilità della querela nel caso di gravi minacce, per evitare le pressioni volte a far retrocedere la vittima dal proposito di ottenere giustizia. «Lo stalking – rileva il ministro Alfano – è un reato da punire, ma occorre anche prevenire e proteggere: sono questi i tre pilastri della nostra strategia». Alfano rinnova l’appello a chi assiste ai reati: la legge garantisce a chi collabora e aiuta a denunciare «protezione e anonimato sia nella fase delle indagini che durante il processo». 
Una forma di tutela che dovrebbe spingere a far emergere le violenze. «Con la legge abbiamo fatto un buon lavoro ma come sempre è perfettibile e non escludo altri interventi. Credo che il Parlamento potrà fare ancora molto», conclude Alfano. «Per mia insistenza fu introdotta questa legge, all’interno di un decreto affinché potesse colmare un vuoto normativo», ha detto Mara Carfagna, ex ministro per le Pari opportunità. «È un sistema perfettibile -aggiunge – ma che sta a buon punto. Ci sono ancora delle zone d’ombra, come internet che è un mondo difficile da gestire, perchè non si sa ancora come bloccare le cyber-violenze. Le leggi devono essere applicate in maniera severa. Nonostante sia contraria all’abuso della carcerazione preventiva, in questo caso è meglio abusarne se questo può salvare la vita di una donna».