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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

L’esordio mondiale del Sud Sudan, partita interrotta dopo 10 minuti a causa della pioggia (oggi la ripresa). Nella più giovane e disastrata nazione della terra, dal 2013 è in atto una guerra civile che ha già causato migliaia di morti e milioni tra sfollati e indigenti. «Mentre tutto va a rotoli, mentre le donne vengono violentate e bruciate e i bambini muoiono di malaria e i leader giocano ancora a fare la guerra, solo il pallone sembra rotolare nella direzione giusta. "La Nazionale è un grande esempio di unità", ripete il capitano Richard Justin Lado, ispirato centrocampista di 35 anni. "Prima la gente parlava solo di guerra, ora parla anche di calcio"»

In una nazione dove si combatte da mezzo secolo, una partita della Nazionale può ben durare due giorni. Anche se poi è stata la pioggia, non una scarica di mitraglia, a interrompere ieri pomeriggio l’esordio Mondiale del Sud Sudan. La prima partita di qualificazione per Russia 2018, la prima in casa. Un sogno nell’inferno. Nello stadio gremito della capitale Juba la sfida tra le Bright Stars e la Mauritania si è fermata sull’1-1 dopo 10 minuti. Riprenderà questa mattina alle 11. Strano orario, strano Paese per giocare al calcio.
Il Sud Sudan è la più giovane (e disastrata) nazione della Terra. Nata nel 2011, dopo un conflitto decennale con il Sudan. Nel 2013 la guerra era già ripresa. Questa volta una guerra civile, provocata da uno scontro di potere tra il presidente Salva Kiir e il suo vice Riek Machar, che hanno soffiato sulle differenze etniche per scatenare una carneficina. A pagare, soprattutto la popolazione. Migliaia di morti, almeno due milioni di sfollati, 4 milioni di persone che non hanno da mangiare. In questa situazione può sembrare una bestemmia parlare del gol realizzato al 5’ da Dominic Pretino, dopo il vantaggio fulmineo degli ospiti. Come soffermarsi sui giocatori più forti, il difensore Fiday Zico e il centrocampista Chol Ngor che giocano nella serie B australiana, quando nelle province del nord si continua a combattere?
Percorsi che si intrecciano. Ad agosto i contendenti hanno firmato l’ennesimo accordo di pace, per l’ennesima volta disatteso. Negli stessi giorni la Fifa accoglieva la richiesta di Juba di entrare nelle Nazioni Unite del calcio. Mente tutto va a rotoli, mentre le donne vengono violentate e bruciate e i bambini muoiono di malaria e i leader giocano ancora a fare la guerra, solo il pallone sembra rotolare nella direzione giusta. «La Nazionale è un grande esempio di unità», ripete il capitano Richard Justin Lado, ispirato centrocampista di 35 anni. «Prima la gente parlava solo di guerra, ora parla anche di calcio». I giocatori «vengono da luoghi ed etnie diverse, non ci sono problemi tra noi, giochiamo in armonia».
La strada per Mosca (dove arriveranno 5 Paesi africani) è impervia. Anche se dovessero passare lo spareggio con la Mauritania, che sta molto più in alto nel ranking mondiale (il ritorno è settimana prossima), le Stelle brillanti affronterebbero nel «vero» girone di qualificazione gli squadroni del continente. Ma per un Paese che sta vivendo da anni a guerra e miseria, la Nazionale è una delle poche consolazioni. E se la pioggia fa durare una partita due giorni, la benedizione è doppia.