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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Gerd Muller, il maestro del gol che non può più ricordare quanti ne ha fatti. A rincorrere la memoria ci pensa Burgnich, che fa un salto indietro nel tempo per raccontarlo in Italia-Germania 4-3: «I nostri duelli non furono particolarmente cattivi, proprio perché lui rifiutava il contatto fisico, sfruttava il tempismo, la furbizia. Così, pur non essendo altissimo, è riuscito a fare anche tanti gol di testa. I due che segnò quel giorno lo rappresentano al meglio: sul primo sfruttò un’incomprensione fra Cera e Albertosi, sul secondo ci arrivò in tuffo. Uno così, oggi, farebbe il doppio dei gol che ha fatto»

«Povero Gerd, mi spiace moltissimo. Non sapevo stesse male, me lo sta dicendo lei adesso». Al telefono della sua casa di Viareggio, Tarcisio Burgnich resta sorpreso, per qualche secondo. Poi con la memoria rincorre, per una volta ancora, l’attaccante che invece nulla ricorda più:a Gerd Müller, 70 anni fra poco, l’avversario della Partita del Secolo, da mesi malato di Alzheimer e ricoverato in clinica, in gravi condizioni, come ha comunicato il Bayern due giorni fa. A Città del Messico, in quell’Italia- Germania 4-3, toccò (anche) a Burgnich marcarlo. «Ce lo dividevamo io e Rosato, a volte prendevo Müller, a volte Held che entrò dopo. Ma marcare Müller non era mica una cosa semplice: lui era un maestro nello sguasciare via, sapeva assentarsi, arretrare il raggio d’azione. Spariva. Non giocava proprio punta, non accettava la marcatura, anzi, si disinteressava dell’attacco e tornava indietro, per essere libero di girare. Mandava in avanscoperta Seeler, per creare spazio. Poi piombava lui all’improvviso in area e faceva sempre gol. Oggi si direbbe un falso nueve, lui già giocava in questo modo qui, senza dare punti di riferimento. Non sapevi mai da dove sbucasse fuori, ma sulla palla buona c’era sempre lui, prima degli altri».
Burgnich poi aggiunge: «Tecnicamente era comunque molto valido, vedeva la porta come pochi. Ma soprattutto è stato un giocatore leale, elegante. I nostri duelli non furono particolarmente cattivi, proprio perché lui rifiutava il contatto fisico, sfruttava il tempismo, la furbizia. Così, pur non essendo altissimo, è riuscito a fare anche tanti gol di testa. I due che segnò quel giorno lo rappresentano al meglio: sul primo sfruttò un’incomprensione fra Cera e Albertosi, sul secondo ci arrivò in tuffo. Uno così, oggi, farebbe il doppio dei gol che ha fatto: i difensori non marcano più l’uomo in area piccola, pensano al pallone e alla zona di competenza. Vale anche per Pascutti, Riva, Boninsegna». Pure Burgnich quel giorno segnò un gol, il provvisorio 2-2, d’opportunismo come Müller. A tempo scaduto, sull’ultimo attacco tedesco, fu Tarcisio a fermare Gerd. «Saluto e rendo omaggio a uno dei più grandi giocatori di sempre».